domenica 14 dicembre 2008

GROENLANDIA: sì all’addio alla Danimarca!

Alcuni mesi fa dedicai un post al referendum che si sarebbe tenuto in Groenlandia per decidere se staccarsi o meno dalla terra madre, la Danimarca. Il referendum si è svolto martedì 25 novembre 2008: hanno votato il 72% degli aventi diritto al voto (39.000 circa) e, di questi, il 75.5% ha detto sì al distacco dalla Danimarca!!
L’idea del referendum era partita un po’ di tempo fa dal premier regionale (di destra conservatrice) Hans Senoksen, il quale dopo l’esito vittorioso ha affermato: “Sono commosso, particolarmente commosso, e in questo momento penso ai nostri umili avi. Decenni, secoli dopo, ci viene riconosciuta la dignità di nazione. Con la scelta del sì ci siamo però presi una grande responsabilità”.
Ripercorriamo velocemente la geografia e la storia della Groenlandia: è l’isola più grande del pianeta con i suoi 2.160.000 kmq di superficie, l’80% del suo territorio è ricoperto di ghiacci ed è popolata da soli 57.000 abitanti, quasi tutti concentrati nella capitale Nuuk (la città più settentrionale al mondo, posta lungo la costa sud-occidentale dell’isola), vi si parla il groenlandese (lingua vicina all’Inuit), fu scoperta circa 300 anni fa da alcuni esploratori della reale marina di Copenaghen e da allora è sotto l’autorità della Danimarca. Ricordiamo che attualmente la Danimarca versa delle sovvenzioni alla Groenlandia per il suo sostentamento, per un ammontare di 3,2 milioni di corone all’anno (circa 588 milioni di dollari).
Il nuovo accordo di autodeterminazione groenlandese entrerà in vigore il 21 giugno 2009 e prevede quanto segue:
1) cade lo status di amministrazione autonoma sotto l’egida danese ed entra in vigore un vero e proprio autogoverno groenlandese, pur rimanendo sotto il controllo della Danimarca;
2) viene riconosciuto ai groenlandesi il diritto all’autodeterminazione e la loro dignità nazionale;
3) i proventi dell’estrazione del petrolio andranno per i primi 12 milioni di dollari ogni anno alla Groenlandia e per ogni cent successivo andranno divisi a metà tra Groenlandia e Danimarca;
4) piena autonomia dalla Danimarca, poteri sovrani in polizia e giustizia, groenlandese lingua ufficiale, mentre la Danimarca conserverà la sovranità in politica estera e difesa;
5) si apre un periodo che porterà all’indipendenza totale, per la quale sarà necessario un secondo referendum: la Groenlandia punta pertanto a diventare nel 2016 il primo Stato eschimese nel mondo.
Naturalmente i democratici dell’isola si sono schierati per il no al referendum, e non gli si possono dare tutti i torti. Jens Fredreiksen dei democratici ha affermato: “Senza un’economia sana è illusorio pensare all’indipendenza dell’isola”. Infatti nell’isola non ci sono ferrovie, non ci sono strade, l’80% del territorio è ricoperto di ghiacci e quindi (anche per il clima) non si può attuare alcuna forma di agricoltura, quando il clima lo permette si può viaggiare solo in nave e in aereo, diffusa povertà, alto tasso di alcolismo, sviluppo praticamente zero dell’istruzione superiore, pochissime industrie. Purtroppo sono tutte mancanze che non possono permettere ad uno Stato di sopravvivere: certo, la Groenlandia punta tutto sulle sue immense risorse naturali nascoste sotto i ghiacci nel suo sottosuolo (petrolio, gas naturale, diamanti e minerali preziosi) e, proprio per il fatto di non avere soldi per difendere con sue forze armate queste risorse, al momento gli sta bene che la Danimarca mantenga la sovranità in materia di difesa nazionale.
Diciamo quindi che la Groenlandia, una volta diventata Stato, non potrà più contare solo su pesca, caccia e turismo, e se a questo aggiungiamo tutte le mancanze sopraccitate diventa davvero difficile la sopravvivenza dello Stato stesso: ma come dicevamo, la Groenlandia punta tutto sulle sue risorse minerarie, ma credo che questa potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Se da un lato ci sarebbero sicuramente per essa dei forti introiti economici, dall’altro questo non gioverebbe certo al nostro pianeta in fatto di inquinamento, distruzione del territorio e cambiamento climatico (quest’ultimo mai così veloce proprio in questo angolo di pianeta). Ma ho paura che, alla fine, saranno solamente gli interessi economici a prevalere…

1 commento:

Anonimo ha detto...

..credo profondamente che gli inuit sopravviveranno, anche questa volta.
Raccontando le loro "storie", noi europei potremo contribuire alla sopravvivenza culturale del Popolo del "Sorriso".Bravi. Un saluto ,
Davide Peluzzi