mercoledì 24 dicembre 2008

Il futuro della RICERCA in Italia...

Annoso problema quello dei tagli alla ricerca da parte della classe politica, problema che attanaglia l’Italia e che, soprattutto quest’anno, è particolarmente grave stante i grossi tagli inflitti dal governo Berlusconi III°. Mercoledì 24 dicembre 2008 è apparso sul quotidiano La Repubblica un articolo di Ignazio Marino (presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul SSN del Senato della Repubblica), rivolto al direttore del quotidiano, Ezio Mauro.
Ignazio Marino (a ragione) sostiene come in questi ultimi mesi siano apparse quasi quotidianamente sui giornali nazionali svariate ricette per risolvere la grave crisi economica, ma pochissimi di questi giornali hanno proposto soluzioni che considerino la ricerca scientifica (insieme al merito, alla trasparenza e alla competenza) la chiave di volta del futuro dell’Italia. Nel suo articolo punta il dito sui disastrosi tagli apportati alla ricerca dal governo, contrariamente a quanto succede in altri paesi europei: la Francia ha deciso di investire il 2% del proprio Pil in ricerca scientifica, la Svezia addirittura oltre il 4%, mentre l’Italia già con la precedente Finanziaria 2007 aveva ridotto questa percentuale all’1.1%, ora con la nuova Finanziaria 2008 è stata ulteriormente ridotta allo 0.9% (nell’Europa comunitaria solo Portogallo e Grecia hanno fatto peggio di noi…)!
Come possono i giovani ricercatori italiani promuovere le loro iniziative se ne vengono continuamente tagliati i fondi? E come possono imporsi se purtroppo le cattedre universitarie vengono spesso assegnate con criteri di clientelismo? Questo è il problema. Certo, per cambiare direzione si deve ripensare l’intero sistema e questo richiede molto tempo, ma si può cominciare (perché si deve cominciare!!!) con piccoli e decisivi segnali. Ad esempio, come ricorda lo stesso Marino, con gli emendamenti alla Finanziaria 2007 sono stati assegnati 15 milioni di euro ai progetti di 26 giovani ricercatori, per metà stranieri, scelti tra oltre 1.700 candidati da un gruppo di scienziati under 40 con il criterio del “peer review” (ovvero la valutazione tra pari). Successivamente, nella Finanziaria 2008 lo stesso Marino era riuscito ad inserire finanziamenti per 81 milioni di euro: dunque soldi già stanziati, pronti da assegnare, ma che sono in forte pericolo in quanto il relativo bando di concorso dovrebbe essere pubblicato entro il prossimo 31 dicembre 2008 dal Ministero della Salute e da quello dell’Università e della Ricerca, purtroppo mancano solo pochi giorni… A tal proposito, il ministro Sacconi lo scorso 7 novembre aveva promesso (che parola inflazionata!!) al Quirinale, di fronte al Presidente della Repubblica, che avrebbe fatto quanto di sua competenza per consentire ai nostri giovani ricercatori di avere un bando tutto per loro… Ha ragione Marino quando dice che: “Questo mero passaggio formale, in cui non v’è da investire nuovi denari, permetterebbe tra l’altro al Governo Berlusconi una straordinaria operazione di marketing politico. Ma allora perché ci vuole tanto a mettere una firma? Ormai al 31 dicembre mancano pochi giorni. Un assurdo conto alla rovescia che forse vedrà i corrotti, padri e figli delle clientele accademiche, festeggiare il Capodanno due volte e i nostri migliori cervelli, caparbiamente al lavoro negli scantinati delle facoltà per due lire, due volte sentirsi sconfitti, magari ripensando alla generosa offerta di un ateneo americano, rifiutata con la speranza di un futuro in Italia”.
E poi ci domandiamo perché i nostri migliori cervelli in questi anni sono emigrati all’estero (e continuano a farlo): se c’è da tagliare, non si esita a farlo in ricerca, scuola, cultura e ambiente, proprio in quei settori che sono alla base della vita culturale, sociale e civile di un intero Paese. Non si pensa minimamente, invece, a tagliare in spese parlamentari (stipendi, auto blu, privilegi di ogni tipo), per enti vari (in primis, le inutili Province, che anzi prolificano!), per finanziamenti ai partiti (che si vinca o si perda!). Il nostro paese ha un gap enorme da un punto di vista culturale rispetto agli altri paesi europei: d’altronde, cosa possiamo aspettarci da uno Stato che da 20 anni è abituato a seguire le programmazioni televisive di Mediaset (poi trasportate, purtroppo, in RAI!) e che da 14 anni è lo specchio di Silvio Berlusconi (a fasi alterne, al governo per tre volte e all’opposizione), proprio colui che è controllore di Mediaset? Non possiamo purtroppo aspettarci proprio niente, questo è il problema, visto che nessun altro paese europeo (ma potremmo superare anche i confini continentali) è nella nostra situazione!!!

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