lunedì 22 dicembre 2008

Il PAESAGGIO è un bene comune

Abbiamo più volte trattato di protezione del paesaggio, intendendolo come protezione dell’ambiente in generale, e quindi paesaggio, territorio, aria, fiumi, coste, città, opere d’arte, salute umana, ecc…: purtroppo molti vogliono far finta di niente e far credere che questi problemi ambientali siano problemi che vedono solo gli “specialisti” del settore. Purtroppo non è così, il discorso è molto più ampio e riguarda tutti. Eugenio Scalfari, uno dei fondatori del quotidiano La Repubblica, ha ragione quando in merito all’ambiente italiano dice che: “La situazione non è peggiore di quel che si dice: è puramente e semplicemente pessima”… Il giornalista Alberto Asor Rosa ha dedicato un articolo all’argomento, pubblicato sul quotidiano La Repubblica di sabato 20 dicembre 2008, intitolato appunto “Il paesaggio è un bene comune”, nel quale sostiene (a ragione) che la situazione ambientale in Italia è pessima per due motivi principali:
• prevale purtroppo l’ideologia del “profitto economico”: se un bene (naturale, paesaggistico, artistico, storico, ecc…) non produce, allora vada in malora; se invece può produrre, deve produrre al massimo, sfruttandolo oltre ogni limite;
• in fatto di protezione ambientale c’è sempre meno differenza tra “politiche e comportamenti di destra” e “politiche e comportamenti di sinistra”, il che non è per niente una buona cosa.
In merito al primo punto, è in atto da parte dell’attuale governo di centro-destra uno “smantellamento del settore pubblico”, che si sta tramutando in scellerati tagli ai bilanci dei beni culturali, dell’Università, della ricerca, della scuola, proprio a quei campi che sono alla base della coscienza culturale di un paese: non si ha il coraggio di tagliare in altri campi, ad esempio Province, spese parlamentari, spese militari, ecc…
In merito al secondo punto, dobbiamo dire che il tema ambientale è sempre stato uno dei cavalli di battaglia della sinistra, le politiche di destra non hanno mai puntato sulla difesa del nostro caro ambiente facendo sempre prevalere gli interessi economici. In questo la sinistra aveva ragione: trovare il giusto connubio tra sviluppo economico e protezione dell’ambiente. Ho detto “aveva” perché oggi, purtroppo, quell’ideale si è un po’ perso per strada nella sinistra italiana: già il Partito Democratico è nato senza un’anima verde, visto che i Verdi italiani hanno scelto (forse giustamente) di fondersi con una forza politica più di sinistra (pur con risultati politici disastrosi). E così oggi non abbiamo una sinistra ambientalista in Parlamento: forse i Verdi fusi nel PD avrebbero un po’ salvato il salvabile, ma ho dei dubbi… Ecco perché si riduce sempre di più la distanza tra “politiche e comportamenti di destra” e “politiche e comportamenti di sinistra”: i programmi elettorali del PDL e del PD per le elezioni politiche 2008 non si discostavano molto l’uno dall’altro…
Ha ragione Asor Rosa quando dice che la colpa di questa situazione è imputabile alla sinistra storica. Nel suo articolo riporta infatti: “Ognuno difende da sé il proprio bene, purché sia in vista di un interesse generale, quello della conservazione delle forme e delle eredità. Alcuni si chiedono: questa impostazione è di destra o di sinistra? La questione è complessa. Mi limito ad osservare: sono stato abituato fin da bambino a considerare di sinistra quanto metteva in discussione lo stato di cose esistente in direzione di un più umana e ragionata dislocazione dei doveri e dei benefici. Se oggi non lo si riconosce come si dovrebbe, mi pare che le responsabilità siano della sinistra storica, ossia la sinistra com’è oggi. Per affermare i diritti della cultura, del paesaggio, dell’ambiente ad esser considerati beni comuni, bisogna dunque cambiare la politica, la quale non risponde più alle esigenze della cittadinanza, quand’anche siano assai diffuse. Un altro motivo per considerare la battaglia ambientalista non circoscritta e parziale ma generale: riguarda tutto e tutti, ma in primo luogo il modo di governare”.

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