domenica 14 dicembre 2008

Pittura e... PAESAGGIO!

Sono sempre più numerose, sia in Italia che all’estero, le esposizioni di pittura che affrontano il tema del paesaggio, creando un incredibile connubio natura-architettura. Proprio per questo è in corso fino all’11 gennaio 2009 a Roma un’esposizione dedicata a Giovanni Bellini, il grande pittore veneziano conosciuto anche come Giambellino: nato a Venezia nel 1430 (e qui morto nel 1516, anche se ci sono date un po’ discordanti), subì l’influenza pittorica di Andrea Mantenga ( Giovanni era figlio naturale di Jacopo Bellini e cognato proprio del Mantenga) e dei pittori padovani prima, e di Piero della Francesca, di Antonello da Messina e di Giorgione dopo. La mostra, come detto, è aperta fino al prossimo 11 gennaio e si può ammirare presso le Scuderie del Quirinale a Roma, in via XXIV Maggio: l’ingresso costa € 10 (ridotto € 7,50) ed è aperta tutti i giorni in orario normale (il venerdì e sabato chiude più tardi, alle 22.30); per informazioni maggiori http://www.scuderiequirinale.it.
Giovanni Carlo Federico Villa, uno dei curatori di questa mostra (assieme a Mauro Lucco), ha affermato: “Bellini è stato l’inventore del paesaggio italiano. Fu lui, prima di tutti gli altri, a raccontare, con la sua pittura, le atmosfere e le luci riprese durante tutto il Rinascimento e che tuttora possiamo ammirare in Veneto o nelle Marche”.
Si tratta di un’esposizione che raccoglie 62 dipinti del pittore provenienti da tutto il mondo. In ognuno dei suoi dipinti si possono ammirare paesaggi rurali, campagne, monumenti storici e di alta architettura, fiumi, colline, boschi, cielo, nuvole, nebbia, in un mix di luce solare e ombra davvero incredibile. Ad esempio nel “Crocefisso con cimitero ebraico” (rappresentato nella foto) si possono riconoscere addirittura una trentina di specie botaniche viste da vicinissimo, tutte rappresentate con la precisione di un botanico, come fa notare l’artista americano Bill Viola; e nello stesso dipinto (dietro la croce) sono individuabili monumenti che non sono frutto di fantasia del pittore ma rappresentano monumenti storici rappresentativi dell’architettura veneta-romagnola (la torre di Piazza dei Signori di Vicenza, la Chiesa di San Ciriaco di Ancona, il campanile di Santa Fosca in Cannareggio di Venezia, il campanile di Sant’Apollinare di Ravenna e il Duomo di Vicenza), a testimonianza del forte connubio arte-natura veneta. Nella “Crocefissione” è rappresentato un angolo di campagna veneta, con le case rurali, le colline sullo sfondo, le colture e addirittura un’ansa del fiume Adige. Nella “Allegoria sacra” è riportata sullo sfondo la Rocca Gradara di Pesaro. Nella “Risurrezione di Cristo” è indicata a destra la Rocca di Monselice (vicino a Padova).
Il Bellini rappresenta nei suoi dipinti molti altri monumenti, dall’Arena di Verona alla Colonna Traiana di Roma, dalla Rocca del Castello di Soave (VR) alla torre di difesa di Campo Marzio di Vicenza: secondo il professor Villa il Bellini voleva dare l’idea di una città immaginaria e utopistica che raccoglie i monumenti più belli dell’arte italiana, anche se geograficamente e stilisticamente distanti tra loro. Abbinando a questi monumenti dei paesaggi rurali, semplici, legati all’antichità e alle tradizioni, ne esce una raccolta pittorica di immenso valore storico e naturalistico, quasi a testimoniare, a distanza di secoli, l’importanza del paesaggio rurale e dell’architettura che fanno del nostro paese un esempio unico in tutto il mondo, e che spesso purtroppo perdiamo di vista…

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