L'Italia e le navi dei veleni...
“Navi a perdere” parla della nave chiamata "Rosso", una motonave da carico che il 14 dicembre 1990 si era arenata su una spiaggia calabrese e poi affondò. Nel dicembre 1995 Natale De Grazia (capitano di corvetta), che stava indagando sulla Rosso e sulla scomparsa di altre navi per conto della Procura di Reggio Calabria, si ferma in un autogrill (stava andando a La Spezia), prende un caffé, risale in macchina (era assieme a due carabinieri), impallidisce, fa fatica a respirare e muore poco dopo per arresto cardiocircolatorio: aveva solo 38 anni, è una strana coincidenza…
Da qui parte il racconto di Carlo Lucarelli, da questa strana vicenda, dalle indagini compiute da De Grazia sulla nave Rosso e sulle navi cariche di veleni scomparse nei mari italiani (50 secondo Legambiente). Il libro parte dal 1988 e dai rifiuti speciali (diossina proveniente da Seveso…) trasportati appunti dalla nave Jolly Rosso (nome che poi diventerà solo Rosso). Un anno dopo affonda: non si trova la falla che avrebbe fatto imbarcare acqua, bensì un buco nello scafo netto e squadrato come se fosse stato fatto da una fiamma ossidrica… Ci sono molti lati oscuri: come il marinaio che nella tappa di Napoli scende dalla nave (ufficialmente per malattia) dicendo ai compagni di scendere perché quella nave non avrebbe fatto ritorno..; o come i container della nave (ne vengono recuperati 20 su 25, e gli altri 5? Eppure c’era il tempo…); o come i camion, quelli che di notte arrivano ad una discarica sparendo poi nel nulla.
Loredana Lipperini, che ha scritto un articolo in merito al libro sul quotidiano La Repubblica di martedì 9 dicembre 2008, parlando del libro punta sul fatto che la parola “dietrologia” viene spesso usata nel racconto: Lucarelli la usa richiamando molti misteri italiani, come la morte di Enrico Mattei ad Ustica o l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin che stavano indagando proprio sull’ipotesi di traffico di armi e di rifiuti tossici in Somalia (armi arrivate mia mare e rifiuti tossici sotterrati sotto una strada costruita dalla cooperazione italiana)!
Il racconto di questo libro è purtroppo lo specchio di un’Italia in cui molto funziona in maniera losca, in cui molto è dettato dall’interesse economico a scapito, purtroppo e come sempre, del nostro caro ambiente e territorio.
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