martedì 29 settembre 2009

BIBLIOTECHE E DINTORNI

Si è tenuto a Milano dal 23 al 27 agosto scorsi il 75° congresso mondiale dell’IFLA (International Federation of Library Associations and institutions, http://www.ifla.org), ovvero la principale associazione internazionale dei bibliotecari: durante il convegno si è discusso degli stanziamenti statali sempre più modesti che vengono riservati alle biblioteche, e dunque alla cultura in generale (per fare un esempio: la Nazionale di Roma, la più grande biblioteca del nostro paese, ha avuto nel 2001 uno stanziamento di 3 milioni di euro, nell’ultimo bilancio solo un milione e mezzo…).
Già la situazione culturale in Italia è pessima, in più vi si abbatte la scure dei tagli agli stanziamenti statali: il che vuol dire meno servizi offerti dalle biblioteche, minore interesse da parte della gente a frequentarle e diminuzione ulteriore del già basso livello culturale italiano. È inutile negare che le biblioteche sono uno dei principali indicatori della cultura diffusa di un paese; il loro numero, il loro stato, la loro dislocazione dicono moltissimo sul benessere complessivo di una collettività, così come ha giustamente scritto Francesco Erbani sul quotidiano La Repubblica a fine agosto: è già qualcosa di scandaloso che solo il 10% degli italiani legga un quotidiano ogni giorno e che il quotidiano più letto sia una testata sportiva… Tullio De Mauro, linguista e studioso della cultura diffusa, afferma: “Tre quarti e più dei comuni italiani sono privi di biblioteche. Se riusciamo a trasformare la spesa per aprire biblioteche in spesa obbligatoria, otterremo ottimi risultati: per metà i libri letti nei paesi a più alto sviluppo della lettura, da New York alla Spagna, sono proprio quelli consultati o presi in prestito dalle biblioteche”.
Secondo l’ICCU (Istituto Centrale Catalogo Unico, http://www.iccu.sbn.it), ci sono in Italia 12.400 biblioteche (ma secondo altre fonti sono almeno 15.000), distribuite secondo un sistema molto complesso: ci sono le grandi biblioteche nazionali (Roma, Firenze, Napoli e Venezia), le biblioteche di conservazione (come la Casanatense, la Vallicelliana e l’Angelica a Roma; l’Ariostea a Ferrara; la Braidense, l’Ambrosiana e la Trivulziana a Milano) che conservano un patrimonio libraio antichissimo e perciò molto prezioso, ed infine una lunga serie di biblioteche comunali, provinciali, universitarie, scolastiche. Ebbene, secondo l’ISTAT solo l’11.7% degli italiani (6.100.000 circa) è entrato in una biblioteca almeno una volta nel 2006, quando invece in Europa (cifre da brivido…) ben il 58% dei tedeschi ha una tessera di biblioteca, il 23% degli spagnoli è iscritto in una biblioteca, il 35% dei francesi è entrato almeno una volta in biblioteca!! C’è inoltre da considerare che di questo 11.7% di italiani, la maggior parte vi si è recata per studio o per lavoro e non per passatempo, e quasi tutta di giovane età (il 38% ha tra 11 e 14 anni e il 34% tra 15 e 17, mentre solo il 10% ha oltre i 34 anni...). Non sono per niente cifre entusiasmanti… Notevole scompenso nella distribuzione delle biblioteche nel nostro paese: il 51.4% è al Nord, il 20.6% al Centro ed il 28.6% al Sud. Sempre De Mauro sottolinea che solo il 3% degli italiani ha detto di non leggere perché non ci sono biblioteche nella sua zona, il che vuol dire che non esiste neppure la consapevolezza dell’esistenza di luoghi pubblici dove si possono avere in prestito o leggere libri.
De Mauro afferma una cosa che spiega appieno la disastrosa situazione culturale italiana: “Sono in pochi a sapere che prima dei bombardamenti americani Baghdad offriva più luoghi di lettura pubblica che non a Roma”. Vero, però la televisione irachena non offriva (e non offre!) culi, tette e veline a qualsiasi ora. Poveri ignoranti italiani…

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