E’ nata la “SCIENZA PER LA PACE”
Ecco perché venerdì 20 novembre 2009 Umberto Veronesi ha dato il via a “Science for Peace” (http://www.fondazioneveronesi.it) tramite la prima Conferenza Mondiale in materia che si è tenuta a Milano e alla quale hanno aderito 20 premi Nobel e moltissime donne ed uomini di scienza e cultura che si sono promessi due obiettivi importanti: creare e diffondere una cultura di non violenza e di soluzione pacifica dei conflitti, e trovare strumenti più adatti per ridurre la spesa degli armamenti a favore delle emergenze sociali, degli ospedali, della povertà e della ricerca scientifica. Quindi, con questo movimento gli scienziati si mobilitano per un obiettivo unico che è la pace, un ideale che nella storia è sempre stato portato avanti da altri ma che ora se lo prende in mano la scienza: è per questo motivo che spesso gli scienziati non piacciono molto ai potenti, perché quasi sempre agiscono liberamente senza dover rispondere ad alcuno. Mai come ora, in questa nostra epoca così funestata da conflitti di ogni tipo, c’è un immenso bisogno che gli scienziati si mobilitino per risolvere le necessità più importanti, in modo da rendere accessibile al maggior numero di persone il più alto livello possibile di benessere, soprattutto in quelle aree del terzo mondo che sono praticamente rimaste ferme nel loro sviluppo ad alcuni secoli fa. Pensate a quei paesi africani ricchi di materie prime (petrolio, oro, diamanti) che proprio per queste materie prime potrebbero essere già tra i paesi più sviluppati, ed invece per la sete di potere e di soldi dei potenti sono rimasti praticamente arretrati nei secoli così si presentano oggi.Secondo Umberto Veronesi per fare ciò ci sono tre cose importanti da fare:
- creare conoscenza e diffondere cultura e sapere, perché sono il miglior antidoto sia contro quei pregiudizi che sbarrano la strada al libero pensiero e alla libera opinione, sia contro le paure e le ossessioni che rendono le persone fragili e ricattabili;
- creare le condizioni per la pace ovunque, migliorando l’uso delle risorse, dell’acqua, del cibo e la salute, cose che la scienza in questi ultimi decenni ha già fatto ma che si è verificata solo in una parte del pianeta. È ora quindi di esportare questi insegnamenti in quelle aree povere del pianeta che a fatica continuano a sopravvivere e non a vivere. Per questo si potrebbero creare dei ponti di collaborazione scientifica tra i Paesi;
- gli scienziati devono diventare un interlocutore riconoscibile per i governi. La politica (anche se non vuole ammetterlo) ha bisogno della scienza ed ora qualcosa si sta muovendo (vedi Obama), quindi gli scienziati devono mettere in campo il loro ruolo sociale.
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