domenica 29 novembre 2009

E’ nata la “SCIENZA PER LA PACE”

Sul quotidiano la Repubblica di mercoledì 18 novembre 2009 ho trovato un interessante articolo di Umberto Veronesi intitolato “Dai nobel ai giovani, ecco la scienza per la pace”, il quale esordisce facendo due conti davvero sconcertanti: il Parlamento italiano nel 2009 ha stanziato 15 miliardi (ripeto, 15 miliardi) di euro per investirli tutti in armi, ovvero carri armati, missili, portaerei e aerei supersonici, che sappiamo poi non verranno mai utilizzati. Ebbene, sapete quanti soldi servirebbero per rifare tutto il sistema ospedaliero italiano? 4 miliardi di euro, ma questi non vengono stanziati. E sapete quanti soldi vengo stanziati dallo Stato italiano per la ricerca contro il cancro (che uccide almeno 250.000 italiani all’anno)? Appena 200 milioni di euro all’anno, ma con soli 5 miliardi ci si potrebbe avvicinare tantissimo alla soluzione definitiva di questa terrificante epidemia di cancro. Naturalmente, per il 2010 questi stanziamenti alla Sanità sono previsti in ulteriore calo, per il taglio delle spese... Quindi, le armi sono più importanti della nostra salute? Per il nostro Stato, sì!
Ecco perché venerdì 20 novembre 2009 Umberto Veronesi ha dato il via a “Science for Peace” (http://www.fondazioneveronesi.it) tramite la prima Conferenza Mondiale in materia che si è tenuta a Milano e alla quale hanno aderito 20 premi Nobel e moltissime donne ed uomini di scienza e cultura che si sono promessi due obiettivi importanti: creare e diffondere una cultura di non violenza e di soluzione pacifica dei conflitti, e trovare strumenti più adatti per ridurre la spesa degli armamenti a favore delle emergenze sociali, degli ospedali, della povertà e della ricerca scientifica. Quindi, con questo movimento gli scienziati si mobilitano per un obiettivo unico che è la pace, un ideale che nella storia è sempre stato portato avanti da altri ma che ora se lo prende in mano la scienza: è per questo motivo che spesso gli scienziati non piacciono molto ai potenti, perché quasi sempre agiscono liberamente senza dover rispondere ad alcuno. Mai come ora, in questa nostra epoca così funestata da conflitti di ogni tipo, c’è un immenso bisogno che gli scienziati si mobilitino per risolvere le necessità più importanti, in modo da rendere accessibile al maggior numero di persone il più alto livello possibile di benessere, soprattutto in quelle aree del terzo mondo che sono praticamente rimaste ferme nel loro sviluppo ad alcuni secoli fa. Pensate a quei paesi africani ricchi di materie prime (petrolio, oro, diamanti) che proprio per queste materie prime potrebbero essere già tra i paesi più sviluppati, ed invece per la sete di potere e di soldi dei potenti sono rimasti praticamente arretrati nei secoli così si presentano oggi.Secondo Umberto Veronesi per fare ciò ci sono tre cose importanti da fare:
  1. creare conoscenza e diffondere cultura e sapere, perché sono il miglior antidoto sia contro quei pregiudizi che sbarrano la strada al libero pensiero e alla libera opinione, sia contro le paure e le ossessioni che rendono le persone fragili e ricattabili;
  2. creare le condizioni per la pace ovunque, migliorando l’uso delle risorse, dell’acqua, del cibo e la salute, cose che la scienza in questi ultimi decenni ha già fatto ma che si è verificata solo in una parte del pianeta. È ora quindi di esportare questi insegnamenti in quelle aree povere del pianeta che a fatica continuano a sopravvivere e non a vivere. Per questo si potrebbero creare dei ponti di collaborazione scientifica tra i Paesi;
  3. gli scienziati devono diventare un interlocutore riconoscibile per i governi. La politica (anche se non vuole ammetterlo) ha bisogno della scienza ed ora qualcosa si sta muovendo (vedi Obama), quindi gli scienziati devono mettere in campo il loro ruolo sociale.
Riporto integralmente la conclusione dell’articolo di Umberto Veronesi, perché illustra al meglio la situazione attuale e in che modo si potrebbe risolverla: “La guerra è impopolare, perché è uno strumento irrazionale, obsoleto e doloroso per risolvere i conflitti, e oggi abbiamo strumenti e idee nuove per evitarla, se si agisce in tempo. Per far questo abbiamo una enorme risorsa nelle nostre mani: i giovani. Le nuove generazioni sono molto migliori delle nostre, hanno una gran voglia di fare ed una straordinaria facilità di comunicare. Internet ha dato ai nostri ragazzi una cultura senza confini e il Paese globale, dal punto di vista dei giovani, già esiste. Senza frontiere e senza barriere ideologiche, i giovani sono il nostro più potente strumento di pace”. Mi unisco all’appello.

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