martedì 24 novembre 2009

SCUOLA: ecco gli “ORTI IN CONDOTTA”

Ecco una nuova iniziativa per avvicinare gli studenti all’ambiente: si chiama “School garden”, in italiano “Orti in condotta”, ed è stata lanciata da SlowFood (http://www.slowfood.it) in collaborazione col Ministero dell’Istruzione (http://www.istruzione.it). Si tratta di una rete planetaria di piccole coltivazioni gestite dalle scuole che racchiude dentro di sé un progetto educativo, una lezione di agricoltura e un modello di vita per imparare a conoscere e a rispettare il nostro territorio. L’iniziativa è stata festeggiata da SlowFood lo scorso 11 novembre 2009 e ne ha dedicato un articolo sul quotidiano la Repubblica la giornalista Marina Cavallieri: la data dell’11 novembre non è casuale (si festeggia San Martino), data che infatti in molte zone rappresentava la fine dell’anno agrario e il giorno in cui scadeva l’anno lavorativo dei contadini, oltre che un periodo importante in quanto si procede con le semine invernali (tra l’altro, data che cade nella cosiddetta “estate di San Martino”, ovvero quel periodo attorno alla metà di novembre che da un punto di vista climatico si presenta nel nostro paese spesso mite e stabile, comportando pertanto una maggiore partecipazione alle iniziative).
L’iniziativa “School garden” è nata nel 2003 negli Stati Uniti e da allora si è espansa in molte parti del mondo, come in Australia (dove i bambini si scambiano le piantine che coltivano) e in Uganda (dove i bambini imparano a coltivare la terra, fonte importante di sostentamento nazionale), fino ad arrivare nel nostro paese: oggi ci sono in Italia 224 orti didattici attivi nelle scuole, che coinvolgono 16.800 bambini sparsi in 19 regioni italiane (al 1° posto la Toscana con 49 orti e al 2° posto il Piemonte con 41).
In realtà questa iniziativa è nata molto tempo fa, così come ricorda Valeria Cometti (responsabile delle attività educative dello SlowFood), visto che gli orti scolastici esistevano già ad inizio secolo a Milano, solo che dopo la tradizione è stata persa ed ora si è voluto recuperarla.
Lo scopo dell’iniziativa è innanzitutto avvicinare i bambini alla terra, dando loro una coscienza ambientale, ma anche quello di creare una comunità e di mantenerla, di formare un collegamento con i cuochi delle osterie, di creare un legame con i produttori che si mantenga nel tempo (a proposito di osterie: è uscita la guida SlowFood intitolata "Osterie d'Italia", che quest'anno compie 20 anni e che per il 2010 racconta 1.696 locali di tutta Italia). Ma la cosa va anche più in là: ovvero creare con questi orti un incontro generazionale tra bambini ed anziani che potranno partecipare a questi orti, ed inoltre coinvolgere gli istituti alberghieri per far capire loro l’importanza dei prodotti provenienti direttamente dal nostro terreno.
D’accordo con l’iniziativa è Carlo Petrini, che sullo stesso quotidiano ha espresso le sue idee in merito, che condivido pienamente. Se è vero che un tempo la coltivazione dell’orto era abituale per le famiglie per fornire un sostentamento alimentare durante tutto l’anno, negli ultimi anni questa usanza si è persa sempre di più perché considerata una cosa retrograda riservata a chi non poteva permettersi di comprare il cibo. Ora però sta tornando in auge e sta addirittura diventando un movimento globale molto serio: si usa l’orto come risposta intelligente ad alcuni mali della nostra società. Si può infatti, in questo modo, avere a disposizione verdure fresche in ogni stagione, avere soprattutto a disposizione prodotti genuini coltivati senza veleni, se ne ha la certezza della provenienza evitando di comperare al supermercato prodotti che hanno percorso migliaia di km quando avremo potuto averli dietro casa.
Per questo, come dice Petrini, con gli orti si consolida il legame col territorio e si sperimenta una forma di educazione per le nuove generazioni, si contribuisce a diffondere attenzione e rispetto verso il nostro ambiente. Insegniamo ai bambini cos’è il rispetto dell’ambiente e del territorio: solo insegnandolo a loro mentre sono piccoli si potrà pensare di avere un domani fatto di uomini diversi, responsabili, attenti al territorio dove abitano. E così lo si dovrebbe fare col diritto civile, con l’educazione civica, con l’ecologia: insegnando ai bambini questi temi forse un domani si potrà sperare in qualcosa di diverso…

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