martedì 8 dicembre 2009

IN DIFESA DELLO ZUCCHERO ITALIANO

Venerdì 4 dicembre 2009 mi sono imbattuto nel quotidiano la Repubblica su un messaggio a pagamento, esteso a tutta pagina, scritto delle più importanti aziende produttrici di zucchero italiano e aziende correlate (ovvero Eridania, Zucchero del Molise S.p.A., Coprob, Italia Zuccheri, ANB, CGIL FLAI, FAI CISL, CNB, UILA e Unionzucchero): un messaggio che non è altro che una appello intitolato “In difesa dello zucchero e delle barbabietole italiane” rivolto al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per denunciare la scomparsa degli investimenti statali che sta portando molte preoccupazioni in uno dei più importanti settori agricoli ed industriali del nostro paese. Ho trovato l’appello molto interessante (oltre che preoccupante), tanto che mi è sembrato giusto diffonderlo anche attraverso questo mio blog. Riporto integralmente l’appello.
“Dopo la riforma OCM Zucchero decisa dalla UE nel 2006, il settore bieticolo-saccarifero italiano ha dovuto affrontare una profondissima ristrutturazione, che se da un lato ha comportato la chiusura di 15 zuccherifici, dall’altro ha portato a concentrare sui 4 zuccherifici rimasti in attività investimenti per oltre 130 milioni di euro, per adeguarne la competitività ai nuovi parametri europei.
Questi quattro zuccherifici, che occupano circa 2.000 dipendenti, sono distribuiti a Minerbio (BO), Pontelongo (PD), S. Quirico (PR) e Termoli (CB). Producono 508.000 tonnellate di zucchero (il 30% del fabbisogno italiano) da circa 4 milioni di tonnellate di barbabietole, coltivate in oltre 10.000 aziende agricole italiane su più di 60.000 ettari, distribuiti in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Marche, Molise, Puglia, Abruzzo, Lazio e Basilicata: le aree più vocate del paese, dove la coltivazione della barbabietola e la produzione di zucchero hanno una tradizione secolare.
È proprio per garantire al Paese questa quota di produzione di zucchero italiano che, nel 2006, il nostro Governo, allora rappresentato dal Ministro Alemanno, vincolò il proprio assenso a quella dolorosa riforma a due condizioni: che lo Stato italiano fosse autorizzato ad erogare aiuti nazionali alla produzione e che la UE concedesse a sua volta propri aiuti accoppiati.
Così avvenne, e aiuti nazionali e comunitari furono autorizzati per un periodo di cinque anni, dal 2006 al 2010, al fine di consentire al settore il graduale adattamento alle nuove condizioni imposte dalla riforma.
Mentre per il 2006, il 2007 e il 2008 questi aiuti – autorizzati dall’UE con Reg. CE n° 318 del 20 febbraio 2006 e sanciti nel “Piano per la ristrutturazione per il settore bieticolo-saccarifero” adottato il 31 gennaio 2007 dal Comitato Interministeriale ad hoc costituito ai sensi della Legge n° 81/2006 – sono stati regolarmente erogati, a tutt’oggi, nonostante le rassicurazioni ricevute, non sono state ancora stanziate le risorse per gli aiuti nazionali per il 2009 (pari ad € 43.000.000), e anche per il 2010 la finanziaria attualmente in discussione non prevede i 43 milioni di euro di competenza.
Ciò che chiediamo è solo il rispetto degli impegni assunti dallo Stato italiano in sede comunitaria, sulla base dei quali le nostre imprese agricole e industriali hanno elaborato i loro programmi ed effettuato gli investimenti, anche a sostegno dell’occupazione.
È superfluo sottolineare che la mancata erogazione di questi importi metterebbe in ginocchio il settore nazionale con un impatto drammatico sul futuro occupazionale dei lavoratori attualmente occupati e determinando la totale dipendenza dei consumatori e delle industrie italiane dalle disponibilità di approvvigionamento da parte dei produttori e dei consumatori esteri.
Sarebbe veramente paradossale che ciò avvenisse per un’inadempienza dello Stato italiano, mentre la UE ha già garantito gli aiuti di propria competenza per tutto il quinquennio.
Chiediamo quindi il Suo autorevole intervento per arrivare ad una soluzione che superi questa incredibile situazione. CONFIDIAMO NEL RISPETTO DEGLI IMPEGNI”.
Questa è la lettera – appello dei produttori italiani di zucchero, che fotografa una situazione allarmante e che mostra ancora una volta il disinteresse dello Stato italiano verso alcuni rami agricoli – industriali della propria economia. D’altronde, uno Stato che ha appena stanziato 15 miliardi (ripeto, miliardi) di euro (così come denunciato da Umberto Veronesi) in spese militari (carri armati, aerei, armi, ecc…) che non si sa per che cosa e non elargisce fondi per la propria economia, che Stato volete che sia? E che dire delle centinaia di milioni di euro di fondi elargiti ogni anno dallo Stato ad enti assolutamente inutili, come ad esempio il CNEL? Il CNEL è il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, con sede a Roma, che da quasi 50 anni sforma pareri completamente inutili che non si sa per cosa e che solo per il 2010 ha ricevuto uno stanziamento di ben 18 milioni di euro (di cui l’80% serve a pagare stipendi e indennità)!!! Ed intanto la nostra economia muore…

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