venerdì 19 febbraio 2010

ITALIA CHIUSA PER FRANE!!!

Sembra una battuta ma in realtà è proprio quello che sta accadendo. Abbiamo tutti negli occhi le terribili immagini delle frane che a più riprese hanno colpito in questi ultimi giorni alcune località della Sicilia e della Calabria: immagini davvero incredibili, che mostrano (come nel caso calabrese) la frana che letteralmente scende giù a valle! Terrificante!
La cronaca dei fatti ormai la conosciamo. Snoccioliamo ora alcuni dati relativi al terribile dissesto idrogeologico italiano. Negli ultimi 50 si sono verificate ben 470.000 frane (più o meno gravi), di cui 11.000 molto gravi: assieme ad alluvioni e terremoti, hanno causato ben 3.500 morti (ovvero 6 morti al mese!). Tra le frane più gravi ricordiamo quella che nel Salernitano causò 297 morti nel 1954, quella del Vajont (con conseguente crollo della diga) che nel 1963 causò 1.817 morti, quella della Val di Stana del 1985 che causò 269 morti, fino a quella di Sarno (e dei comuni limitrofi) del 1998 che causò 153 morti. E i danni? Incalcolabili! Dal 1994 al 2004 sono stati ben 21 i miliardi spesi dallo Stato per riparare i danni più gravi provocati da frane, alluvioni e terremoti, mentre per i danni più lievi lo Stato ha speso 1,5 miliardi di euro all’anno!!! Buona parte del paese poi è a rischio idrogeologico: ben 5.596 comuni su un totale di 8.101 (pari al 70%)!!! Tutti questi dati sconcertanti sono stati rilevati dall’ultimo “Rapporto sulle frane in Italia” realizzato dall’ex Apat, Regioni e Province autonome, nonché in base ai dati dell’Associazione Nazionale delle Bonifiche.
Il clima (nel senso di tempo meteorologico) ci sta probabilmente mettendo del suo: fenomeni localizzati molto intensi (come piogge monsoniche dell’ordine di 300-400 mm d’acqua in pochissime ore) stanno mettendo a dura prova un territorio di per sé già molto instabile. Tuttavia, la maggior responsabilità è dell’uomo e, soprattutto, dello Stato. Le cause di questo dissesto idrogeologico? Eccole:
  • disboscamento: negli anni sono stati divelti boschi interi per lasciare spazio a pascoli o ad aree urbanizzate, ma sono le radici degli alberi che tengono unito il terreno. Se mancano gli alberi il terreno è molto più instabile;
  • urbanizzazione sfrenata: si è costruito (legalmente) su terreni che poi nel tempo non si sono rivelati idonei a sostenere edifici. Perché non si è verificato prima? Perchè continuare a costruire quando la richiesta non c'é? Mistero italiano: beh, mica tanto mistero, solo soldi, soldi, soldi!
  • abusivismo: si è costruito illegalmente su aree dove era vietata l’edificazione. In questo hanno colpa le autorità, che non hanno impedito queste edificazioni (e poi non hanno fatto niente per rimediare), e gli stessi residenti, che hanno costruito ben sapendo che lo stavano facendo su terreni non idonei e a rischio;
  • incuria istituzioni: negli anni lo Stato è sempre intervenuto per riparare i danni e quasi mai per fare opere che evitino il rischio.
È proprio su quest’ultimo punto che mi vorrei soffermare: dai dati che ho citato prima, nel solo decennio 1994-2004 lo Stato ha speso ben 21 miliardi di euro per riparare i danni più gravi causati da frane, alluvioni e terremoti. Ribadisco: per riparare, non per prevenire. Ad ogni frana ci si chiede come mai non siano state fatte le dovute opere di prevenzione (consolidamento dei pendii, terrazzamenti, rimboschimento, pulizia degli alvei dei fiumi, abbattimento degli edifici abusivi, controllo dell’edificazione sul territorio): però dopo non se ne parla più e lo Stato non fa niente altro, in attesa dei morti della tragedia successiva. Perché non si investe sul territorio? In occasione dell’alluvione del Messinese di ottobre 2009, la Protezione Civile aveva calcolato in circa 25 miliardi di euro la somma necessaria per sistemare l’intero territorio italiano e preservarlo dal dissesto idrogeologico. Sono tanti? Certo, sono tanti: però vedo che il governo Berlusconi per le centrali nucleari alcune decine di miliardi di euro li trova fuori (quando se ne potrebbero investire molti meno sul fotovoltaico, avendo gli stessi risultati), vedo che il governo Berlusconi per il Ponte di Messina alcuni miliardi di euro li trova fuori, vedo che il governo Berlusconi per la Protezione Civile (e l’organizzazione di un’infinità di eventi) centinaia di milioni di euro li trova fuori. E la vita umana? La vita umana vale meno del Ponte di Messina? La vita umana vale meno del nucleare? Una sola cosa posso pensare: che le vite umane valgono meno della campagna elettorale, e quindi della sete del potere che attanaglia il Sultano (come lo chiama il caro Giorgio Bocca). Con che coraggio si continua a parlare del Ponte di Messina quando alle sue spalle ci sono due regioni che stanno franando? Il fatto è che il Ponte di Messina alle elezioni (ora le Regionali) paga…

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