mercoledì 24 febbraio 2010

ITALIA, PAESE DI PORTI TURISTICI E POSTI BARCA…

Lungo i circa 8.000 km di coste italiane ci sono ben 147.000 posti barca, anche se comunque la Francia ci supera con 233.000… In questi ultimi anni si sta espandendo senza freno il numero di nuovi porti e di nuovi posti barca: nel 2008-2009 sono entrati in servizio un nuovo porto turistico in Lazio, Abruzzo, Basilicata e Calabria, 3 in Puglia, Sardegna, Veneto e Toscana, 4 in Liguria e 6 in Sicilia (per un totale di circa 1.400 nuovi posti barca solo in Liguria e circa 1.000 sia in Toscana sia in Sicilia)!!!
L’ultimo progetto è quello di Fiumicino, vicino a Roma: il suo nuovo porto turistico sta diventando la più grande realtà turistica di tutta Europa in quanto, oltre ai nuovi posti barca, c’è un indotto fatto di banchine, darsene, porticcioli, negozi, ecc… Di fronte a questi investimenti economici e finanziari, sembra però che si stia esagerando: nel solo Lazio si vogliono costruire ben 9.000 nuovi posti barca, creando un insieme di 13 strutture turistiche come quella che si farà a Fiumicino per un investimento di 1,3 miliardi di euro!!!
Come è giusto che sia, stanno insorgendo in più parti d’Italia le associazioni ambientaliste, di fronte a questa cementificazione sfrenata delle coste: per questo motivo, l’Ucina (ovvero la Confindustria della Nautica, http://www.ucina.net) ha già attivato un tavolo di lavoro con Legambiente in seguito al quale si è arrivati alla firma di un accordo per stabilire alcuni severi paletti, solo che c’è un problema (come afferma Anton Francesco Albertoni, presidente dell’Ucina), ovvero non si riesce ad arrivare all’emanazione dei decreti attuativi da parte del ministero delle Infrastrutture. Il problema è poi quello delle lungaggini burocratiche: possono passare anche dieci anni (sì, anni!) dalla conferenza dei servizi alla concessione demaniale. Albertoni vede naturalmente in questi porti turistici un investimento per il futuro, vede un vantaggio per le comunità interessate: i nuovi porti turistici porterebbero ad un notevole sviluppo economico delle zone interessate, con realizzazione di nuovi complessi residenziali, attività economiche, negozi e turismo. Certo, lo steso Albertoni afferma che i nuovi complessi residenziali verrebbero costruiti con tecnologie a basso impatto ambientale, con materiali rinnovabili e con sistemi impiantistici a risparmio energetico, e che le residenze dei porti verrebbero dotate di sistemi informatizzati per gestire i programmi di impiego energetico, per diminuire gli sprechi e per sfruttare al massimo le risorse offerte dall’ambiente.
Certo, siamo in un periodo di crisi economica e sono le nuove attività collegate alle energie rinnovabili e all’uso intelligente dell’ambiente a poter dare un rilancio all’economia, ma qui credo che si stia un pò esagerando: si cercherà di costruire nuovi porti in posti che attualmente sono delle vere e proprie perle dei nostri mari, non vorrei che il governo Berlusconi concedesse di poter costruire ovunque. Si potrebbero utilizzare tutti gli accorgimenti possibili immaginabili per proteggere l’ambiente, ma si tratterebbe pur sempre di nuovi porti che andrebbero ad intaccare e deturpare un paesaggio rimasto finora intatto, senza considerare tutte le aggravanti che ne deriverebbero come traffico veicolare dovuto al flusso turistico, peggioramento della qualità dell’aria delle zone interessate, aumento di rifiuti, scarichi fognari, peggioramento dell’acustica, cementificazione di terreno, disboscamento. Basta? Perché piuttosto, visto che sembra così necessario avere nuovi posti barca (mah…), non recuperare le strutture portuali abbandonate, che sono molte lungo le coste italiane? Non si toglierebbe terreno intatto al nostro paesaggio, non si altererebbero i luoghi, si riutilizzerebbero edifici già esistenti con miglioramento anche estetico delle aree interessate. Ma conoscendo la scarsa propensione al riutilizzo dell’esistente che è tipica della nostra società, non sono così positivo in merito…

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