mercoledì 24 febbraio 2010

ITALIA: IL RITORNO DELLA NAVIGAZIONE FLUVIALE

Stiamo parlando da molti anni del problema del traffico che intasa strade ed autostrade italiane, creando problemi sempre maggiori di intasamento delle strade e, soprattutto, di inquinamento atmosferico. Purtroppo per anni, anche in questi ultimi anni, lo Stato ha continuato a costruire strade su strade, autostrade su autostrade, contribuendo tra l’altro a deturpare i bellissimi paesaggi del nostro paese, con seri problemi alla fauna, e causando un forte peggioramento all’acustica di molte zone.
Quale l’alternativa? In questi stessi anni si è parlato del trasporto fluviale, almeno dove è possibile: e questo sarebbe possibile, nel nostro paese, in Valpadana visto che è attraversata da ovest ad est dal Po, ovvero il più lungo, largo e profondo fiume italiano, che per un buon tratto permetterebbe la navigazione. Ebbene, ora è possibile, finalmente!
È possibile grazie ad una rete di fiumi – canali che attraversa la parte centro – orientale della Pianura Padana, partendo dal Delta del fiume Po (precisamente da alcuni importanti centri come Porto di Levante, Goro, Porto Garibaldi e Chioggia) e, risalendo verso ovest, si usufruirebbe del Canalbianco (che attraversa il Polesine), si arriverebbe quasi a Mantova e, risalendo il fiume Mincio, si arriverebbe al Lago di Garda, ma proseguendo ancora verso ovest si potrebbe oltrepassare Cremona e raggiungere addirittura Milano.
Alcuni dati rendono bene l’idea del risparmio economico e di inquinamento che si ottiene col trasporto fluviale: una chiatta da 1.350 tonnellate equivale a ben 50 Tir o 67 carri ferroviari. Questa chiatta con 5 litri di gasolio percorre ben 500 km, mentre un solo Tir con 5 litri di gasolio percorre appena 100 km (e se una chiatta equivale a 50 Tir…): in sintesi, una chiatta da 1350 tonnellate per ogni giorno di funzionamento evita 1,8 kg di polveri sottili, 10,8 kg di idrocarburi incombusti e 8 tonnellate di anidride carbonica!!!
Finalmente il trasporto fluviale comincia a crescere in Italia, e molto: dai 100 milioni di tonnellate di merci nel 2005 si è passati a ben 350 milioni di tonnellate nel 2008 (dati riferiti al censimento del Comune di Mantova), transitati nei 300 km di vie navigabili che ci sono tra Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Certo, l’Europa in questo è molto più avanti di noi, ormai da molti anni, visto che ha la rete di navigazione fluviale più estesa del mondo (soprattutto nell’Europa centrale): tra l’altro l’Unione Europea ha emanato un anno fa la direttiva con i nuovi requisiti tecnici per i natanti fluviali, dopo aver già lanciato alcuni anni fa il progetto “Autostrade del mare” (ovvero un sistema di interporti per portare la maggior parte delle merci europee dai grandi mercantili oceanici sino ai moli fluviali che servono le città e i terminal ferroviari/stradali e gli aeroporti).
Al nuovo sistema ha dedicato un articolo Arnaldo D’Amico sull’inserto “Affari & Finanza” del quotidiano la Repubblica di lunedì 22 febbraio 2010: da questo articolo apprendo che ora il Polesine (Rovigo) vuole inserirsi in questo progetto “Autostrade del mare” attraverso il Consvipo (il suo consorzio di sviluppo) e un gruppo di imprese che fa capo alla “Ing. E. Mantovani” di Venezia. Lo scopo che si prefigge il consorzio è la costruzione di un attracco per le grandi navi del mare: ma c’è un problema, ovvero i fondali bassi che caratterizzano tutta la costa del Nord Adriatico. E quindi? Quindi si è pensato alla realizzazione di una banchina off-shore in mezzo al mare, dove i fondali hanno una profondità di almeno 25 metri, pertanto si è scelto un luogo posto al largo di Porto Levante (a 5 km da questo e a 7 km da Venezia). Proprio recentemente è stato fatto un convegno organizzato da UNII (Unione Navigazione Interna Italiana, http://www.unii.org), dalla Provincia di Rovigo, da varie autorità regionali e dal Dipartimento Trasporti della Commissione Europea: in questo convegno si è parlato di questo progetto, che ora sta per essere verificato definitivamente dalla Regione Veneto. Si tratterà di una banchina costituita da cassoni di cemento armato riempiti di sabbia e pietrame, che poggerà sul fondale, affiorerà dall’acqua per 3,5 metri e avrà dimensioni di ml 396x156: quindi un isolotto artificiale che sarà protetto dalle onde marine da un muraglione di cemento alto 10 metri che sarà posto a debita distanza. Su di esso saranno posizionate le attrezzature per il trasbordo di container e merci sfuse dalle navi più grandi, dopo di che saranno caricate sui natanti più piccoli per raggiungere i centri della costa adriatica e per risalire la rete fluviale della Valpadana fino a Cremona e, appena possibile, fino a Milano! Il progetto comporterà anche il consolidamento delle banchine di Porto Viro: il costo intero dell’opera sarà di 722 milioni di euro, mentre ci vorranno circa 4 anni per completare i lavori. Tra l’altro questo porterà anche ad un notevole impiego di forza lavoro: durante la costruzione impiegherà 200 persone per 4 anni ma, quel che più conta, la sua gestione impiegherà 145 persone e ben 400 nell’intero indotto! Un solo esempio: come afferma Mario Borgatti, presidente dell’Unione Navigazione Interna Italiana, smistando nei porti fluviali interni 150.000 tonnellate l’anno di soia si sono tolti dalla strada ben 70.000 Tir in 4 anni! Sperando che, almeno ove è possibile, non si costruiscano più strade ed autostrade!

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