sabato 6 febbraio 2010

NEANDERTHAL anche in Pianura Padana!

È stata fatta una scoperta sensazionale in Pianura Padana: lungo il Po, in provincia di Cremona, è stato ritrovato un esemplare di uomo di Neanderthal vissuto nel Pleistocene, tra 250.000 e 28.000 anni fa. La scoperta è sensazionale perché fino ad ora si pensava che tali esemplari fossero vissuti solo sulle montagne e non in pianura.
Il ritrovamento è stato casuale: il ritiro delle acque del fiume, dopo una piena, ha fatto riaffiorare un’osso su una scarpata argillosa. Quest’osso è stato recuperato e portato al Museo Naturalistico di San Daniele Po (vicino a Cremona): è stato analizzato e da qui ci si è resi conto della scoperta sensazionale. Si trattava di un osso frontale (probabilmente di un adulto) appartenente appunto ad un esemplare di Neanderthal.
Ricordiamo che l’uomo di Neanderthal visse tra 200.000 e 40.000 anni fa e scomparve definitivamente dall’Europa circa 25.000 anni: era un individuo completamente eretto e molto robusto, con un’altezza di circa ml 1.60, ed aveva come caratteristica particolare la testa allungata antero-posteriormente (con un volume cerebrale in media di 1.500 cm cubici, ovvero il 10% in più di quello attuale dell’uomo). È probabile che vivesse in insediamenti temporanei (in quanto si spostava frequentemente) e nel suo habitat vissero mammuth, cervi giganti, orsi delle caverne, alci e bisonti, che probabilmente cacciava e mangiava: si pensava vivesse solo sulle montagne, ma ora si è capito che popolava anche la Pianura Padana. Sono varie le ipotesi che spiegano perché è scomparso: c’è chi sostiene che sia scomparso per l’avvento dell’Homus sapiens (molto più avanzato culturalmente), chi sostiene invece per mancanza di cibo (che si accaparrava più facilmente l’Homo sapiens), chi per altre cause che restano comunque sconosciute. Per informazioni http://www.neanderthal.de.
Comunque il reperto trovato è il primo reperto Neanderthal in Pianura Padana (finora gli altri ritrovamenti erano stati fatti nell’Italia centro-meridionale, soprattutto in Lazio, Campania e Puglia, e sporadicamente al Nord come in Liguria e sui Monti Lessini): l’ominide è stato chiamato Pàus, ovvero la contrazione di Padus (nella derivazione del sostantivo Po).
Il paleontologo Davide Persico dell’Università degli Studi di Parma, che è stato tra i primi a studiare il reperto, a proposito del ritrovamento e del suo affrettato trasporto al museo ha anche affermato che “purtroppo però qualche informazione è andata persa a causa della raccolta affrettata. Questo fossile avrebbe potuto raccontare molto di più in quanto era stato osservato in una rara posizione stratigrafica all’interno di una parete argillosa, una condizione straordinaria, non utile per definire la sua età, ma comunque capace di garantire l’individuazione di tempi e modalità di deposito, nonché la possibile provenienza del reperto”.
L’importanza del ritrovamento è stata sottolineata anche da Giorgio Manzi, che insegna nel Dipartimento di Biologia animale e dell’Uomo dell’Università La Sapienza di Roma e che recentemente è stato intervistato da Luigi Bignami per il quotidiano la Repubblica (articolo del 27 gennaio scorso). Manzi afferma con certezza che il reperto trovato è del luogo e non proviene da lontano (si potrebbe pensare che fosse stato portato lì dal fiume), ma è del luogo perché è ben conservato e quindi non può avere fatto molta strada altrimenti si sarebbe notevolmente rovinato. Dice inoltre che è difficile trovare altri reperti di Neanderthal in Pianura Padana, anche se non impossibile: è difficile trovarne altri perché l’uomo di Neanderthal non viveva in villaggi (come l’Homo sapiens) ma si muoveva frequentemente e abitava quindi in insediamenti temporanei.
Resta comunque una scoperta unica e davvero sensazionale, che riscrive una pagina importante della preistoria italiana.

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