Ecco il rapporto VELE BLU 2010 di Legambiente
Con una media di 3,4 vele per località la Sardegna è in testa a questa speciale classifica, seguita dalla Puglia (con 3,2 vele per località) e dalla Toscana (3,1). 4° posto per la Campania (2,69 vele in media), 5° per la Sicilia (2,63 vele) e poi Abruzzo, Basilicata e Marche a pari merito con una media 2,5 vele per località. Come sostiene Legambiente “In queste regioni l'eccezionale e riconosciuto pregio naturalistico si sposa con l'impegno nella salvaguardia del paesaggio e del litorale e, soprattutto, con tante iniziative di sviluppo dei servizi e di valorizzazione e tutela del territorio".
Sono state comunque assegnate le Vele Blu anche alle località lacustri, considerati i molti laghi che ci sono in Italia: in questo caso è il Trentino-Alto Adige la regione al primo posto per numero di località tra le prime classificate. Sono cinque quelle che conquistano le 5 vele: Appiano sulla Strada del Vino (BZ) sul Lago di Monticolo, Fiè allo Sciliar (BZ) sul Lago di Fiè, Molveno (TN) sull'omonimo lagoo, Bellagio (CO) sul Lago di Como e Massa Marittima (GR) sul Lago dell'Accesa.
Alle buone notizie però se ne contrappone una molto negativa: ieri Legambiente ha lanciato un allarme. “Per l’ultima volta si denunciano le criticità delle acque di balneazione italiane, perché, a partire da quest’anno, il nostro mare e i laghi, seppur ancora inquinati in alcuni tratti di costa, diverranno completamente puliti “per decreto”. Con il recepimento della nuova direttiva europea che rende più permissivi i criteri per la balneabilità, molte località, infatti, diverranno balneabili, non perché saranno meno inquinate, ma solo perché è cambiata la legge”. La denuncia è stata lanciata in occasione della presentazione (per l'ultima volta appunto...) del Rapporto sulle acque di balneazione dell'European Environment Agency, che ha analizzato la qualità dell'acqua di tutti i paesi europei.
Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, afferma: “Contrariamente a quanto fatto nel 1982, quando l’Italia scelse la strada della severità e del rigore, costruendo una delle reti di monitoraggio migliori in Europa stavolta il nostro Paese ha approfittato dell’opportunità concessa dalla direttiva comunitaria per allargare le maglie sulla balneabilità, a partire dall’estate 2010. Un passo indietro normativo che ha fatto classificare come ‘eccellenti’ alcuni tratti di costa che lo scorso anno venivano dichiarati non balneabili, pur essendo tuttora inquinati. Questo fattore va ad aggravare un deficit storico dell’Italia in tema di depurazione, dal momento che, ancora oggi, il 30% degli italiani – pari a ben 18 milioni di persone - scarica in mare, nei laghi e nei fiumi le acque reflue senza alcun trattamento, causando un problema ambientale che sta costando al nostro Paese una procedura d’infrazione europea. Per risolvere definitivamente i problemi di trattamento delle acque reflue, non servono quindi ‘colpi di spugna’ normativi, ma risorse economiche e nuovi cantieri per colmare quel deficit di depurazione, imbarazzante per il settimo Paese più industrializzato al mondo”.
In fatto di furbizia l'Italia non si smentisce mai, peccato che sia spesso a discapito del nostro caro ambiente...
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