giovedì 3 giugno 2010

Riscaldamento globale e (alcuni) suoi effetti...

E' ormai inconfutabile il cambiamento climatico in atto sul nostro pianeta, con un inesorabile e continuo aumento della temperatura media terrestre: gli europei stentano a credere ai dati diffusi dai vari enti meteorologici mondiali dopo un inverno ed una primavera piuttosto freddi, ma questi dati a livello globale parlano chiaro. Ogni mese di questo 2010 si è rivelato termicamente superiore alla media, e non di poco (secondo la NOAA i primi mesi dell'anno sono stati i più caldi dal 1880, con +0.69°C a livello generale e ben +1.29°C sulle terre emerse): addirittura l'appena terminato mese di maggio potrebbe classificarsi ai primissimi posti tra i mesi di maggio più caldi di sempre, tanto che secondo il Remote Sensing System è stato sopra media a livello globale di +0.588°C, il secondo più alto dal 1979 (con anomalie notevoli nella zona sub-artica, nella fascia tropicale in generale e nella fascia temperata dell'emisfero nord).
Purtroppo sono notizie che non trovano spazio nei sistemi di informazione (soprattutto in Italia...), un pò per decadenza dell'informazione in generale un pò per negazionismo... Fatto sta che il riscaldamento globale esiste ed anzi continua imperterrito. Se al 30 maggio la banchisa antartica ha raggiunto un'estensione quasi da record per la stagione (1.000.000 di kmq oltre la media), al contrario al Polo Nord il deficit è di 750.000 kmq (e la rapidità di fusione nel mese di maggio è stata record: in termini ddi volume, si sono persi ben 1.000 km cubici di ghiaccio in un solo mese!!).
Tra i vari effetti del cambiamento climatico, me ne hanno colpiti quattro in particolare, sconosciuti ai più. Eccoli:

  • la riduzione tardo-estiva ed autunnale del pack ha favorito un incremento delle perturbazioni e quindi delle piogge lungo le coste bagnate dal Mar Glaciale Artico: secondo uno studio dell'Università di Melbourne, durante gli anni con forte calo del ghiaccio ci sono stati fortissimi aumenti pluviometrici (negli anni dal 2004 al 2008, tra i mesi di settembre e novembre, le precipitazioni sono aumentate di ben 350-420 mm sull'Artic Wide, 50-200 mm sull'Artico canadese e 100-200 mm sull'Artico europeo). Al contrario, durante gli anni con minimi stagionali di scioglimento del ghiaccio (1980-1983-1986-1992-1996) le tempeste sono state notevolmente meno frequenti e le precipitazioni molto scarse. Un aumento autunnale delle piogge può avere importanti ripercussioni sul permafrost (negative se le precipitazioni sono liquide);
  • secondo le rilevazioni delle sonde Argo dei ricercatori dell'Università delle Hawaii la parte superiore degli oceani ha subito un riscaldamento negli ultimi 10 anni, e hanno notato che tra il 1993 e il 2008 gli stessi hanno assorbito circa 0,6 watt/mq di energia (potenza energetica ben superiore alle bombe atomiche della seconda guerra mondiale). Questo riscaldamento potrebbe avere ripercussioni sulla formazioni di perturbazioni, con aumento delle precipitazioni ed intensificazione degli uragani;
  • secondo un recente studio pubblicato dal magazine "New Scientist" diverse isole dell'Oceano Pacifico starebbero aumentando le loro dimensioni, a dispetto dell'aumento del livello degli oceani dovuto allo scioglimento dei ghiacci!! Come è possibile? L'erosione dei coralli (dovuta all'aumento del moto ondoso e all'intensità dei cicloni) costituisce la dispersione di materiale utile alla crescita delle isole: su 27 isole analizzate dall'University di Auckland, negli ultimi 60 anni solo 4 di esse si sono ristrette, nonostante nello stesso periodo l'Oceano Pacifico sia aumentato di 120 mm. E così 7 isole dell'arcipelago Tuvalu sono cresciute mediamente del 3% dal 1950, mentre 3 delle isole Kiribati sono cresciute addirittura del 10-30%!!
  • i fiumi di tutto il mondo si stanno inaridendo a cuasa dei cambiamenti climatici (come il Niger, il Gange, il Nilo) e questo comporta un calo dell'acqua dolce che viene portata negli oceani (calo del 6% nell'Oceano Pacifico), con conseguente aumento della salinità dei mari e stravolgimento degli ecosistemi (al contrario, nell'Oceano Artico la portata di acqua dolce è aumentata del 10% complice lo scioglimento dei ghiacci...). Ad oggi il rapporto tra i fiumi che si inaridiscono e quelli che invece aumentano la loro portata è di 2.5 a 1.

Bastano questi dati, o dobbiamo ancora essere negazionisti nei confronti del cambiamento climatico?

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