giovedì 25 novembre 2010

La diffusione degli ECOMUSEI

In merito all'argomento ho trovato un interessante articolo di Carlo Petrini sul quotidiano la Repubblica del 24 novembre 2010, intitolato "Visita all'ecomuseo" Carlo Petrini è fondatore del movimento SlowFood, http://www.slowfood.it). Ma che cos'è un ecomuseo? Prendo la definizione che trovate sul sito http://www.ecomusei.it, secondo il quale una delle definizioni più efficaci di ecomuseo è quella originariamente proposta da Riviére e de Varine e che fa riferimento alle differenze fra musei tradizionali ed ecomusei, ovvero che il museo è caratterizzato da collezione-immobile-popolazione, mentre l'ecomuseo è caratterizzato da patrimonio-territorio-popolazione (la definizione sulla quale lavora il Laboratorio Ecomusei è quella di un patto con il quale una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio), contraddistinto da:

  • “Patto” non sono norme che obbligano o proibiscono qualcosa ma un accordo non scritto e generalmente condiviso;
  • "Comunità” sono i soggetti protagonisti e non solo le istituzioni poiché il loro ruolo propulsivo deve essere accompagnato da un coinvolgimento più largo dei cittadini;
  • “Prendersi cura” significa conservare ma anche saper utilizzare, per l’oggi e per il futuro, il proprio patrimonio culturale in modo da aumentarne il valore anziché consumarlo.;
  • “Territorio” inteso non solo in senso fisico, ma anche come storia della popolazione che ci vive e dei segni materiali e immateriali lasciati da coloro che lo hanno abitato in passato.

Georges Henry Rivière in Francia dichiarò negli anni '70: “L'ecomuseo è uno specchio dove la popolazione si guarda, per riconoscersi in esso, dove cerca spiegazioni del territorio al quale è legata, unite a quelle delle popolazioni che l’hanno preceduta, nella discontinuità o nella continuità delle generazioni”. Secondo l’articolo 1 della “Carta nazionale degli ecomusei francesi”, "l’ecomuseo è un’istituzione culturale che assicura, in modo permanente, su un dato territorio, con la partecipazione della popolazione, le funzioni di ricerca, conservazione, valorizzazione di un insieme di beni naturali e culturali rappresentativi di un ambiente e dei modi di vita che vi si manifestano”. E ancora, un altro francese, Hugues de Varine sostiene che "l’ecomuseo è una azione portata avanti da una comunità, a partire dal suo patrimonio, per il suo sviluppo. L’ecomuseo è quindi un progetto sociale, poi ha un contenuto culturale e infine s’appoggia su delle culture popolari e sulle conoscenze scientifiche. Quello che non è: una collezione, una trappola per turisti, una struttura aristocratica, un museo delle belle arti etc. Un ecomuseo che sviluppa una collezione importante e ne fa il suo obbiettivo non è più un ecomuseo, poiché diventa schiavo della sua collezione".

Gli ecomusei sono nati in Francia negli anni '70 mentre sono arrivati più tardi in Italia (sono partiti in Piemonte nel 1995), dove sono stati istituiti tramite leggi regionali. Si tratta di musei a cielo aperto, che invece di essere rappresentati da un edificio sono costituiti da un intero territorio, il cui pubblico non è il visitatore ma la popolazione stessa. Ci sono ecomusei dedicati al paesaggio, a mestieri antichi, a minoranze culturali, alla memoria, a produzioni locali, ecc...: sono tantissimi e li potete vedere nel sito che vi ho accennato prima.
Come dice Petrini nel suo articolo "l'ecomuseo è un patto con il quale la comunità si prende cura del territorio": è un modo esemplare di vivere slow la propria terra (parole dello stesso Petrini), che nell'articolo afferma che messi tutti assieme gli ecomusei sono un catalogo della ricchezza del nostro paese e una risorsa turistica non indifferente.
Si tratta quindi di un modo esemplare per proteggere il nostro territorio, per salvaguardare caratteristiche importanti del nostro habitat: certo, le sempre più scarse risorse pubbliche rappresentano un serio impedimento alla diffusione di questi progetti, tuttavia ci sono fortunatamente tanti volontari che continuano ad impegnarsi in questo (e, come detto nel precedente post, continuano a sostituirsi allo Stato...).

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