giovedì 19 maggio 2011

SORPRESA: gli italiani non hanno più la “sindrome di Nimby”!

Che cos'è la “Sindrome di Nimby”? Con NIMBY (che è l'acronimo inglese per Not In My Back Yard, letteralmente "Non nel mio cortile") si indica un atteggiamento che si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui verranno costruite, come ad esempio grandi vie di comunicazione, cave, sviluppi insediativi o industriali, termovalorizzatori, discariche, centrali nucleari, depositi di sostanze pericolose, ecc...
Gli italiani hanno spesso sofferto di questa sindrome: credo però siano giustificati in questa loro preoccupazione, visto come nei decenni si sono comportate le istituzioni e i vari organi competenti nello scegliere i siti per la costruzione di particolari impianti e vista la furbizia con cui sono stati costruiti (vedi storie di appalti truccati, tangenti, materiali da costruzione scadenti, mancato rispetto delle regole ambientali, ecc....).
Ora però una ricerca fa affiorare qualcosa di diverso: la terza indagine sulla cultura dell'innovazione, ideata dal mensile Wired (http://www.wired.it) assieme alla Cotec (ovvero la Fondazione per l'innovazione tecnologica presieduta dal Capo dello Stato, http://www.cotec.it/it), e realizzata dall'Irpps-Cnr su un campione di 2.000 persone, ci dice che:
  • una larga maggioranza degli intervistati vuole sistemi di trattamento di rifiuti più efficienti e a minor costo ambientale;
  • il 55% è addirittura a favore di un termovalorizzatore nel proprio Comune (ma non di un inceneritore);
  • il 70% è comunque contrario alle centrali nucleari;
  • il 90% è decisamente favorevole all'uso delle cellule staminali;
  • il 75% spera di poter utilizzare in futuro l'auto elettrica;
  • il 47% è contrario alle coltivazioni OGM (anche se questa percentuale si abbassa al 40% se queste colture dovessero servire per combattere la fame nel mondo).
Il direttore di Wired, Riccardo Luna, commenta: “Da questa ricerca emerge un paese molto più evoluto e maturo del dibattito che lo rappresenta. Si è fatto un gran battage sul proliferare della sindrome Nimby, ma la maggior parte degli italiani è pronta a scommettere sull'innovazione tecnologica, sulla ricerca, sulla difesa dell'ambiente. C'è una domanda di futuro a cui francamente vedo offrire poche risposte da parte della politica e del mondo industriale”.
Alla domanda su quali fonti energetiche dovrebbe investire il nostro paese, gli italiani hanno risposto per il 40% il solare, il 25% l'eolico, il 12% il recupero energetico da trasformazione di rifiuti, l'11% l'idroelettrico, solo l'8% il nucleare e addirittura solo l'1% i combustibili fossili! Sul nucleare e sugli inceneritori c'è inoltre da sottolineare che comunque le persone critiche non limitano il loro giudizio negativo all'area in cui vivono, ma sono contrari in linea di principio e ovunque. Sempre sul nucleare, è inoltre da notare come gli italiani fossero già decisi sulla contrarietà al nucleare già prima dell'incidente giapponese: certo, le opinioni sono cambiate dopo il disastro di Fukushima ma senza modificare in maniera sostanziale un atteggiamento che era già nettamente contrario (le preoccupazioni a tal proposito riguardano le scorie radioattive, la sicurezza dei reattori e l'errore umano).
Bene, anzi male, perchè esiste solo un problema: che, purtroppo, non siamo noi a decidere le sorti del paese (come dovrebbe essere), ma lo fa la dannata politica, soprattutto questi politici attuali che fanno tutto fuorchè il nostro bene (vedasi le scelte sul nucleare, sugli inceneritori, sul fotovoltaico, ecc...). Forse soffriamo di una "Sindrome da politica"...

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