lunedì 24 dicembre 2012

La condanna dell'ONU contro l'INFIBULAZIONE

Stiamo parlando di una pratica oscena e crudele che purtroppo è ancora molto diffusa in diverse parti del mondo: la MGF (mutilazione genitale femminile) che viene purtroppo ancora praticata su ben 140 milioni di donne nel mondo (3 milioni ogni anno in Africa)! Questa orrenda pratica è diffusa in 28 paesi africani (tra cui Egitto, Sudan, Somalia, Sierra Leone, Mali e Guinea), su parte del Medio Oriente e in Indonesia: è praticata da musulmani, cristiani e comunità indigene senza però essere menzionata in nessun testo sacro! Si tratta di una credenza popolare, che vuole purificare le bambine per prepararle al matrimonio e migliorarne la fertilità... Nella forma più grave, l'infibulazione comporta l'asportazione del clitoride, delle piccole labbra e di parte delle grandi labbra vaginali, cui segue la cucitura della vagina lasciando un piccolo foro. Altre pratiche prevedono la cauterizzazione dei genitali o innaturali perforazioni e perfino raschiamenti. Tale pratica viene inflitta alle bambine tra la loro prima infanzia e i 15 anni di età, e praticata con metodi crudeli (si usano lame di rasoi, forbici, vetri rotti e coperchi di lattine), causando oltre al forte dolore anche infezioni, shock, cistiti, ritenzione urinaria e addirittura ecessi. Con gravi problemi anche durante il parto in quanto il bambino deve attraversare un tessuto cicatrizzato e poco elastico. Davvero da inorridire.
Ora comunque in Africa l'infibulazione è stata ufficialmente vietata in 20 paesi su 28, ma clandestinamente è ancora troppo diffusa. Traggo spunto da un articolo di Pietro Del Re pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 21 dicembre 2012. La notizia è che l'assemblea generale dell'ONU ha adottato la risoluzione di messa al bando universale di questa pratica orrenda. Un passo avanti nella lotta contro la diseguaglianza tra uomo e donna, sia nei paesi d'origine sia in quelli oggetto di immigrazione (in Italia sono a rischio 8.000 bambine all'anno...). In base a questa risoluzione gli Stati membri dell'ONU dovranno adottare tutte le misure necessarie e a varare leggi che proteggano le donne e le ragazze da questa forma di violenza. La risoluzione prevede inoltre misure punitive contro coloro che violano le leggi, oltre che assistenza sanitaria e psicologica alle donne vittime. Molto soddisfatta della risoluzione ONU è Assetou Billa Nonkane, nativa del Burkina Faso e attivista in Italia tra le immigrate contro la Mgf. Come molto soddisfatta è anche Emma Bonino, Vicepresidente del Senato italiano, che da anni si batte in prima persona contro le mutilazioni. E lo è anche Josè Luis Diaz, rappresentante di Amnesty International presso l'ONU.
Davvero un passo importante per l'emancipazione femminile e per la parificazione tra i sessi, ma prima ancora per combattere la sofferenza e il dolore fisico e psicologico di queste donne. Concludo nella maniera con cui Pietro Del Re ha concluso il suo articolo: "Resta solo una domanda. Quanto tempo ci vorrà affinchè il bando venga rispettato anche nelle campagne o nelle savane più remote del pianeta?". Anche l'informazione può fare la sua parte.

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