domenica 20 gennaio 2013

Gli studenti Erasmus VOGLIONO VOTARE!!!

L'art. 48 della nostra cara (e bellissima) Costituzione, relativo alla possibilità di voto, recita, tra i suoi vari punti: “...La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività... Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”. Non mi sembra che gli studenti del corso Erasmus rientrino in questa casistica, eppure... Per questo mi unisco al loro appello “25.000 volte VOGLIAMO VOTARE!” nel quale denunciano che “il 24 e 25 febbraio 25.000 studentesse e studenti Erasmus, attualmente residenti in svariate nazioni europee, rischiano di non poter votare in occasione delle elezioni politiche. Questo diritto, costituzionalmente garantito, va assicurato a tutte e tutti loro correggendo l'art. 2 del D.L. 223/12 o assicurando un ingente contributo per il ritorno in Italia! Si tratta di una questione di civiltà che non potrà essere in nessun modo ignorata!”. Questo è ciò che sta capitando agli studenti del progetto Erasmus (progetto nato nel 1987 permettendo ad uno studente universitario europeo di effettuare in un ateneo Ue un periodo di studio, http://erasmusmundus.it/). Il problema però nasce prima da una discriminazione e poi da un buco normativo causato dalla calsse politica. Come scrive oggi Chiara Saraceno sul quotidiano la Repubblica, chi risiede all'estero per più di un anno può iscriversi all'AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero, http://www.esteri.it/MAE/IT/Italiani_nel_Mondo/ServiziConsolari/AIRE.htm), ed avere così la possibilità di votare restando nel luogo dov'è. Quindi chi risiede all'estero per meno di un anno non lo può fare. Invece non è così, e qui nasce la discriminazione: perchè esistono alcune categorie di persone che, pur risiedendo all'estero per meno di un anno, possono votare per corrispondenza come ad esempio i professori universitari (e i loro familiari!) che si trovano per meno di un anno presso un centro di ricerca o un ateneo, i dipendenti (e i loro familiari!) delle amministrazioni dello Stato e delle Regioni temporaneamente distaccati all'estero, i membri dlele forze armate e di polizia in missione all'estero. E tutto questo previsto per legge (italiana) ormai da tempo e riconfermato pochi giorni fa dal Parlamento italiano col Decreto Legge n° 223 del 18 dicembre 2012. Perchè in queste categorie non sono stati inseriti gli studenti universitari? Davvero penosa la dichiarazione del ministro dell'interno Cancellieri che ha detto che ormai non c'è più tempo per intervenire: è passato solo un mese dal decerto legge, perchè non è stato fatto a dicembre? E sentire ora Antonio Di Pietro, Nichi Vendola, Giorgia Meloni e il Partito Democratico definire “burocrate” la risposta della Cancellieri mi sembra vigliacco: dov'erano loro il giorno dell'approvazione del Decreto Legge, su Marte forse? Perchè poi non si sono più fatti sentire? Ora è campagna elettorale... È davvero scandaloso.
Il sito IoVotoFuoriSede (http://www.iovotofuorisede.it) da due anni si batte per introdurre in Italia il voto per delega o per corrispondenza, che invece è già realtà in molti paesi europei: e lo stesso problema si sta verificando anche per i 310.000 studenti italiani che studiano in Regioni diverse da quella di residenza.
L'unica alternativa per questi studenti (italiani immigrati in altre Regioni o del progetto Erasmus in giro per l'Europa) è di pagarsi un bel po' di centinaia di euro di viaggio per rincasare e votare: vi sembra normale? In Italia c'è forse qualcuno che ha paura del voto degli studenti, non c'è altra spiegazione. Per fortuna che si continua a dire che bisogna puntare sui giovani...

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