domenica 17 febbraio 2013

Dr. LIVINGSTONE, l'uomo che scoprì l'Africa

David Livingstone (nato a Blantyre il 19 marzo 1813 e morto sul Lago Bangweulu il 1º maggio 1873) è stato un missionario, esploratore e medico britannico dell'era vittoriana. Nel periodo 1852-56, esplorò l'entroterra africano, scoprendo le cascate Vittoria, a cui diede il nome dell'allora Regina d'Inghilterra. Livingstone fu uno dei primi europei a fare un viaggio transcontinentale attraverso l'Africa. Lo scopo del suo viaggio era di aprire nuove vie commerciali, e di accumulare informazioni utili sul continente africano. In particolare, Livingstone era un sostenitore delle missioni e del commercio nell'Africa centrale... Livingstone ritornò in Africa nel 1856 a capo di una spedizione con lo scopo di esplorare il fiume Zambesi. Mentre esplorava lo Zambesi, le missioni da lui volute in Africa centrale e orientale finirono in modo disastroso, con quasi tutti i missionari morti di malaria o di altre malattie. Il fiume Zambesi si rivelò essere completamente non navigabile a causa di una serie di cateratte e rapide che Livingstone non riuscì a esplorare nei suoi viaggi precedenti. Ad eccezione di un ingegnere di nome George Rae, gli altri occidentali o morirono o rinunciarono. Sua moglie Mary morì il 27 aprile 1862 di malaria cerebrale, ma Livingstone continuò le sue esplorazioni, ed infine tornò in Inghilterra nel 1864. La spedizione fu considerata un fallimento da molti giornali britannici del tempo, e Livingstone ebbe grosse difficoltà a raccogliere fondi per esplorare ulteriormente l'Africa... Nel marzo 1866, Livingstone tornò in Africa, a Zanzibar, da dove cominciò a cercare la sorgente del Nilo. Richard Francis Burton, John Hanning Speke e Samuel Baker avevano in precedenza, e quasi correttamente, identificato sia il lago Alberto che il lago Vittoria come sorgenti, ma la questione era ancora dibattuta. Livingstone, nel cercare la sorgente del Nilo si spinse in realtà troppo ad ovest, fino a raggiungere il fiume Lualaba che altro non è che la parte iniziale del fiume Congo, ma che Livingstone erroneamente considerò essere il Nilo. Si ammalò e per tre anni perse completamente il contatto con il mondo esterno. Solo uno dei suoi 44 dispacci arrivò fino a Zanzibar. Henry Morton Stanley, il giornalista inviato alla sua ricerca nel 1869, lo trovò nella città di Ujiji, sulle sponde del lago Tanganica, il 10 novembre 1871. Questo episodio è rimasto famoso per le parole con le quali si dice che Stanley abbia la prima volta salutato Livingstone: "Dr. Livingstone, I presume" (in italiano: "Il dottor Livingstone, suppongo."). Erano gli unici due europei in Africa nel raggio di centinaia di chilometri e si salutarono come se si vedessero ad un ricevimento. Un episodio riportato in seguito più volte come esempio di quanto la formale ma seria morale vittoriana fosse compenetrata e assimilata nel popolo inglese. Stanley si unì a Livingstone, e per un anno continuarono insieme ad esplorare il nord del Tanganica, poi Stanley partì. A dispetto delle sollecitazioni di Stanley, Livingstone era determinato a non lasciare l'Africa fino a quando la sua missione non fosse stata completata, ma nel 1873 morì in Zambia di malaria e per una emorragia interna. Il suo corpo, portato per oltre mille miglia dai suoi leali assistenti Chumah e Susi fino a Zanzibar, ritornò in Inghilterra per essere sepolto nell'Abbazia di Westminster; il suo cuore venne invece sepolto nel luogo dov'era morto, sul Lago Bangweulu, a Chitomba. Fonte wikipedia.it.
Questa la vita del Dr. Livingstone, l'uomo che scoprì l'Africa nonché il più grande esploratore del mondo, di qui proprio quest'anno ricorre il 200° anniversario della sua nascita. Ed è proprio per questa ricorrenza che quest'anno la figura del grande esploratore verrò celebrata con una serie di iniziative: convegni alla Royal Geographical Society e alla London School of Economics di Edimburgo, dove tra l'altro si terrà un festival in suo onore (sono inoltre previsti viaggi in Zambia nei luoghi da lui esplorati).
Stefano Malatesta ne ha dedicato un bel articolo sul quotidiano la Repubblica di ieri, nel quale parla dell'incontro tra Livingstone e il giornalista Stanley, dicendo di quest'incontro che era stato il passaggio da un'era in cui gli occidentali fingevano di interessarsi all'Africa per ragioni geografiche all'era coloniale durante la quale cominciarono a mettere le mani su immensi territori con la scusa di portare la civiltà. Ha proprio ragione: la differenza tra i due personaggi fu che Livingstone era stato protagonista della prima era, Stanley invece della seconda. Onore al grande Livingstone.

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