giovedì 7 febbraio 2013

Il Vangelo dei PITTORI

Pietro (nato a Betsaida tra il 2 e il 4 d.C. E morto a Roma circa nel 67 d.C.) fu uno dei dodici apostoli di Gesù: è considerato il primo papa della Chiesa cattolica. Nato in Galilea, fu un pescatore ebreo di Cafarnao. Il suo nome originario era Šim’ôn, letteralmente "colui che ascolta". Divenuto apostolo di Gesù dopo che questi lo chiamò presso il lago di Galilea, fece parte di una cerchia ristretta (insieme a Giovanni e Giacomo) dei tre che assistettero alla resurrezione della figlia di Giairo, alla trasfigurazione e all'agonia di Gesù nell'orto degli ulivi. Tentò di difendere il Maestro dall'arresto, riuscendo soltanto a ferire uno degli assalitori. Unico, insieme al cosiddetto "discepolo prediletto", a seguire Gesù presso la casa del sommo sacerdote Caifa, fu costretto anch'egli alla fuga dopo aver rinnegato tre volte il maestro, come questi aveva già predetto. Dopo la crocifissione e la successiva resurrezione di Gesù, Pietro venne nominato dallo stesso maestro capo dei dodici apostoli e promotore dunque di quel movimento che sarebbe poi divenuto la prima Chiesa cristiana. Instancabile predicatore, fu il primo a battezzare un pagano, il centurione Cornelio. Entrò in disaccordo con Paolo di Tarso riguardo ad alcune questioni riguardanti giudei e pagani, risolte comunque durante il primo concilio di Gerusalemme. Secondo la tradizione, divenne primo vescovo di Antiochia di Siria per circa 30 anni, dal 34 al 64 d.C., continuò la sua predicazione fino a Roma dove morì fra il 64 e il 67, durante le persecuzioni anti-cristiane ordinate da Nerone. A Roma Pietro e Paolo sono venerati insieme come colonne fondanti della Chiesa. Pietro è considerato santo da tutte le confessioni cristiane, sebbene alcune neghino il primato petrino ed altre il primato papale che ne consegue. Tutta la storia al link http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_apostolo.
Perchè parlo di Pietro? Perchè oggi 7 febbraio è stata inaugurata a Roma la mostra “Il cammino di Pietro”: la mostra, che chiuderà il 1° maggio, si terrà a Castel Sant'Angelo ed è promossa dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione (http://www.castelsantangelo.com). La mostra si tiene in occasione dell'Anno della fede (si tratta di un anno di meditazione indetto dalla Chiesa cattolica dall'11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013, dedicato ad intensificare «la riflessione sulla fede per aiutare tutti i credenti in Cristo a rendere più consapevole ed a rinvigorire la loro adesione al Vangelo, soprattutto in un momento di profondo cambiamento come quello che l'umanità sta vivendo; un altro Anno della fede era stato indetto nel 1967 da papa Paolo VI, nel XIX centenario del martirio dei santi Pietro e Paolo; fonte wikipedia.it). Dice il curatore della mostra don Alessio geretti: “L'obiettivo dell'esposizione è quello di dar voce alla missione per cui le opere qui raccolte furono pensate e volute: cancellare la distanza di tempo e di spazio che separa noi dagli eventi documentati nei Vangeli, per farcene diventare contemporanei”. La mostra è coprodotta dal Comitato di San Floriano di Illegio (http://www.illegio.it/download_testi/comitato_san_floriano.pdf) e della Soprintendenza speciale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Roma (http://poloromano.beniculturali.it/).
In questo post non voglio parlare di fede o religione, ma di arte e infatti in questa mostra ci sono dipinti, oggetti e sculture realizzati da grandi artisti attivi sia in Occidente che in Oriente dal medio Evo all'Ottocento: le opere più recenti sono del russo Vasily Polenov (che in un dipinto racconta come Cristo resuscita la figlia di Giario) e dello svizzero Burnand (che in un dipinto raffigura Pietro e Giovanni che, investiti dal vento, raggiungono il sepolcro). Ma ci sono tantissime opere: “L'angelo libera Pietro” di Van Honthorst, “Cristo nell'orto” di Venusti, “Vocazione di Pietro” di Garofalo, “Liberazione di Pietro” di Von Kulmbach, “San Pietro in cattedra” di Marco Basaiti, “Liberazione di San Pietro” di Luca Giordano, “Lavanda dei piedi” di Giovanni Baglione, e tanti altri. La mostra è comunque articolata in otto sezioni che ripercorrono la vita dell'apostolo: l'Incontro, lo Stupore, la Resistenza, la Crisi e la rinascita, l'Abbandono in Dio, la Fraternità, la Missione e la Somiglianza. Quindi una grande mostra: senza dimenticare che siamo a due passi dalle celeberrima Basilica di San Pietro (in Vaticano) costruita proprio sulla sua tomba, dalla Cappella Sistina ove è conservata la famosissima “Consegna delle chiavi” del Perugino (capolavoro dedicato all'iconografia del santo), e dalla Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo (nell'omonima piazza) ove è conservata la “Crocifissione di Pietro” del Caravaggio.
Una mostra incentrata e intrecciata tra fede ed arte: oggi Vito Mancuso ha dedicato un'analisi alla storia dell'apostolo Pietro sul quotidiano la Repubblica (a fianco dell'articolo di Lea Mattarella intitolato come il titolo di questo mio post), nel quale afferma che il paradosso di Pietro in quanto figura teologica consiste nel fatto che egli venne prescelto da Gesù quale fondamento su cui costruire la Chiesa, ma poi nel corso della storia le più acute divisioni della Chiesa si ebbero proprio in ordine a Pietro e al suo potere. Davvero curioso. Mostra da non perdere.

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