sabato 20 aprile 2013

Arriva lo switch off dei PICCOLI CINEMA

L'ora X scatterà il 31 dicembre 2013: sarà la data in cui finirà l'epoca dei cinema in pellicola, entrando definitivamente nell'era digitale, e sarà così in tutto il mondo. Lo ha imposto Hollywood, l'industria cinematografica americana che naturalmente detta legge su tutti i mercati mondiali e che dal 2014 smetterà di distribuire i suoi prodotti sul nastro di celluloide (Kodac e Fujifilm, le più grandi aziende mondiali produttrici della pellicola, si stanno già adeguando chiudendo alcuni stabilimenti). Il problema ora è soprattutto dei piccoli cinema, che già non stanno vivendo un gran momento (hanno perso in Italia 20 milioni di spettatori in appena due anni, tra il 2011 e il 2012 gli spettatori italiani sono crollati da 101 a 91 milioni...), e che ora sono ancora più preoccupati in quanto dovranno sborsare molti soldi per potersi adeguare: l'obbligo di adeguare macchine e proiettori ai nuovi standard digitali comporta investimenti tra 40 mila e 70 mila euro, con serio pericolo di chiusura soprattutto delle piccole sale (ad uno o due schermi) che non hanno risorse economiche necessarie per affrontare tale problema.
C'è da dire che anche in questo settore, come in molti altri, l'Italia risulta più arretrata rispetto ad altri paesi...: ci sono in Italia 1.872 cinema con un totale di 3.936 schermi, di questi solo il 58% è digitalizzato contro una media UE del 70% (ma è al 95% in Francia, addirittura del 100% in Norvegia e nei Paesi Bassi, e al 90% negli USA). Dei 1.872 cinema italiani ben 1.342 sono ad uno o due schermi (1.178 ad una sala e 164 a due sale), mentre se ne sono chiusi già 800 nel periodo 2001-2012! Come ricorda Aldo Lastella nel suo articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 19 febbraio 2013, non tutte le colpe sono del mercato: l'Italia, come in molti altri settori, sconta ritardi e incapacità di programmazione. Vero che contributi alle sale sono arrivati per l'adeguamento dei macchinari dai distributori dei film (la copia di un film in pellicola costa infatti fino a 1.500 euro, mentre digitale costa solo fino a 400 euro), dall'Unione Europea (400 milioni di euro in 6 anni) e dalle Regioni (anche se in ordine sparso e con meccanismi farraginosi): il problema è che manca la parte del governo centrale, il quale ha solo concesso il tax credit, ovvero il credito d'imposta da reinvestire che alle piccole sale serve a poco. Come dice Lionello Cerri, presidente dell'associazione degli esercenti cinematografici (http://www.anecweb.it): “La Francia ha investito 120 milioni di euro. La politica italiana dovrebbe valorizzare il cinema come momento di aggregazione sociale, aiutando i piccoli imprenditori con sovvenzioni mirate”. Ah, la politica italiana...

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