martedì 14 maggio 2013

Così le tempeste fecero la storia...

Fu in seguito un evento bellico che indusse gli studiosi del tempo ad organizzarsi al più presto possibile per uno scambio dei dati a livello internazionale e per una sollecita realizzazione di mappe meteorologiche a scala europea che consentissero di analizzare l’evoluzione delle situazioni meteorologiche a scala continentale e i conseguenza di prevedere in anticipo il manifestarsi di certi eventi calamitosi. L’evento bellico in questione si verificò il 14 novembre 1854 in Crimea, allorché la flotta anglo francese in guerra contro la Russia subì l’affondamento di diverse navi causa di una violenta tempesta nel Mar Nero. Purtroppo però a quella data non esisteva ancora un servizio di analisi meteorologica a scala internazionale e si scoprì così, ma troppo tardi che la tempesta che aveva attraversato appena due giorni prima parecchie regioni europee si sarebbe potuta prevedere in tempo utile sul Mar Nero. È una parte dell'articolo “La Meteorologia dalle origini ai giorni nostri” che si può trovare per intero al link http://www.centrometeo.com/articoli-reportage-approfondimenti/tributo-baroni/4126-storia-meteorologia.html: questo articolo ci fa capire come certi eventi meteo abbiamo scritto la storia, e averli potuti prevedere magari avrebbe cambiato il corso della storia!!! 
Mi aggancio ora ad un articolo di Massimiliano Panarari pubblicato sull'inserto “Il Venerdì” del quotidiano la Repubblica del 3 maggio 2013, relativo all'uscita del libro “Storia culturale del clima” del modernista tedesco Wolfgang Behringer (edito da Bollati Boringhieri, 350 pagine, costo € 26) strutturato su come l'evoluzione delle culture sia stata determinata (anche) da repentini mutamenti climatici (di temperatura, di umidità, di venti, ecc...). Ad esempio, i nostri progenitori si diffusero sulla superficie terrestre proprio grazie ad un cambiamento climatico (da cui originò l'era glaciale) che fece incrementare le precipitazioni in Africa facendo aumentare le foreste, obbligando l'Homo erectus a diventare onnivoro e a sviluppare il pensiero astratto. Alcune civiltà antiche urbane fluviali (come quella indiana ed egizia) iniziarono il loro declino in seguito a catastrofi ambientali che ridussero drasticamente le inondazioni (che erano fonte di fertilizzazione dei terreni circostanti) arrecando di conseguenza siccità e carestie. Il riscaldamento climatico che si attuò tra il I° secolo fino al 400 d.C. Contribuì notevolmente allo sviluppo della civiltà romana. Senza dimenticare i disastri climatici che hanno interessato l'Europa durante il Medioevo, con inverni molto rigidi, che ebbero ripercussioni negative sull'alimentazione e sulla crescita demografica scatenando carestie e conflitti. 
Mi accodo alla conclusione del giornalista Panarari che termina il suo articolo così: “Finiti i secoli bui, le attività minerarie, il fabbisogno di energia per l'economia industriale e il disboscamento massiccio ci accompagnano, via via, verso i nostri tempi di global warming che qualcuno, strumentalmente, si ostina tuttora a negare”. Tra qualche secolo sarà curioso sapere cosa scriveranno su come l'uomo ha condizionato il clima tra il 2000 e il 2100...

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