domenica 19 maggio 2013

ITALIA: purtroppo si legge ancora poco

Si sta svolgendo in questi giorni il “Salone del libro” a Torino (http://www.salonelibro.it), al quale ha partecipato in videomessaggio il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che lancia un appello: “Leggiamo poco”. Ha ragione: infatti in Italia purtroppo si continua a leggere poco e (anche in questo...) siamo molto indietro rispetto a molti paesi europei. Ha ragione il nostro Presidente quando dice che leggendo poco si crea uno svantaggio oggettivo nella vita individuale e collettiva anche sotto il profilo economico: i dati ci dicono che meno della metà degli italiani legge almeno un libro all'anno (all'anno!!!) e a livello nazionale si legge ancora meno nelle regioni meridionali. L'abitudine a leggere poco riflette purtroppo una debolezza di fondo della nostra realtà culturale. Quando il Presidente dice che ciò si riflette anche sullo sviluppo economico del Paese, ha ragione: infatti la creatività nel mondo del lavoro e dell'economia se vuole generare qualcosa di valido deve poter contare su una adeguata base di conoscenza, e questo è possibile solo se il popolo attraverso la lettura acquisisce le nozioni fondamentali del sapere. Napolitano riconosce inoltre il lavoro importante che stanno svolgendo gli editori, che stanno lavorando con la professionalità di chi opera attraverso strumenti scientifici e culturali senza limitarsi alla semplice funzione di stampatore, permettendo loro di competere (testuali parole del Presidente) “con la nuda e cruda immissione in rete di qualsiasi testo da parte di qualunque soggetto”. Questo passaggio è stato molto apprezzato da Marco Polillo, Presidente dell'AIE (Associazione Italiana Editori, http://www.aie.it).
Come ha ricordato Rolando Picchioni, patron del "Salone del Libro" di Torino, non bisogna dimenticarsi della difesa della competenza dei librai, che purtroppo rischiano di scomparire per la concorrenza dei grandi distributori: anche questo è un grosso problema da affrontare. È intervenuto anche Massimo Bray, neoministro per i Beni, le attività culturali e il turismo, il quale ha ammesso che oggi nella casse del Ministero ci sono pochissimi soldi ma contestualmente si impegna (sue testuali parole) “a tutelare l'editoria come un bene comune che va valorizzato al pari degli altri beni culturali, anche in chiave occupazionale. Questo è un compito al quale sento, come ministro, di impegnarmi personalmente”. Lo stesso ministro annuncia anche che il suo progetto è quello di rilanciare la cultura come motore del cambiamento politico e volano per la ripresa economica: parole sante!!!
Quindi il fatto che in futuro almeno non ci saranno tagli al settore, è già una notizia positiva!! Come scrive però, a ragione, Paolo Griseri sul quotidiano la Repubblica del 17 maggio 2013, in un suo articolo dedicato all'intervento di Napolitano al "Salone del Libro", non si sa come riuscirà il nuovo ministro in questo suo progetto, e soprattutto dove riuscirà a trovare i soldi: alla domanda il ministro non ha saputo rispondere, o meglio ha risposto che prima deve verificare il vero stato delle cose. Come Griseri, anch'io ne apprezzo almeno la sincerità...

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