domenica 29 settembre 2013

“Niente comunione a chi inquina”

La mia è una provocazione, non per la frase (che non ho detto io) ma per il fatto di essere riportata da chi, come il sottoscritto, risulta molto lontano dalla fede... Tuttavia mi trovo in sintonia col cardinale di Napoli Crescenzio Sepe che ha lanciato ieri questa provocazione: "Niente comunione a chi inquina", rivolto a chi ha inquinato con rifiuti tossici le zone a nord di Napoli, tristemente famose col nome di "Terre dei fuochi", a causa dei moltissimi roghi dove vengono inceneriti illegalmente rifiuti tossici, e qui non c'entra solo la camorra ma anche i moltissimi industriali del Nord Italia che portano qui i loro rifiuti tossici, i camorristi glieli bruciano dietro lauto compenso e i politici continuano a chiudere gli occhi probabilmente dietro altrettanti lauti compensi (l'homepage del sito http://www.laterradeifuochi.it/ recita: "La vera emergenza rifiuti ancora in corso in Campania: il più grande avvelenamento di massa in un paese occidentale, la più grande catastrofe ambientale a "partecipazione pubblica"). 
Sepe lo ha detto in occasione della celebrazione del 70° anniversario delle "Quattro giornate di Napoli" (http://it.wikipedia.org/wiki/Quattro_giornate_di_Napoli) alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Era presente anche don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano (uno dei Comuni al centro di questa emergenza), che al Presidente Napolitano ha consegnato le cartoline di undici mamme della zona i cui lori bambini sono stati colpiti da leucemia e altri tumori fetali a causa del gravissimo inquinamento dell'aera. Ha detto Sepe: "Chi attenta alla vita degli altri inquinando non può fare la comunione se non si converte e ripara al danno commesso. Bisogna dare una scossa, chi attenta alla vita degli altri non solo danneggia la società, ma commette peccato contro Dio, un peccato grave". Certo, qui ci si addentra nel campo della fede, dove io non voglio entrare: tuttavia ritengo un passo importante che la Chiesa denunci un problema così grave. 
Purtroppo di tutto ciò non se parla sui mass media, soprattutto in TV. E qui mi ha colpito la lettera-verità (!) di un lettore pubblicata sul quotidiano la Repubblica di domenica 29 settembre 2013, il quale scrive: "Mentre sappiamo tutto sulla signora Belen, sulle opinioni del signor Barilla o su quante volte ha sbadigliato il nostro ex premier, per la cosiddetta privacy non sapremo mai i nomi nè dei prodotti nè delle aziende incriminate" (riferendosi ai controlli effettuati dai NAS nel Sud Italia durante i quali sono state riscontrate irregolarità igienico-sanitarie su oltre il 30% dei casi, bloccando tonnellate di alimenti). Questo ahimè succede con molte verità scomode: perchè non dovremmo saperle?

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