giovedì 3 ottobre 2013

Ambiente e Costituzione

L'art. 9 della nostra cara bellissima Costituzione (http://www.governo.it/Governo/Costituzione/principi.html) recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Piero Calamandrei (http://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Calamandrei) 60 anni fa temeva che la nostra Costituzione rimanesse incompiuta, ed effettivamente in alcuni temi come il paesaggio, il patrimonio culturale e l'ambiente essa non è stata del tutto attuata. Ne ha parlato Francesco Erbani in un bel articolo intitolato “Quel che resta dell'ambiente” pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 17 giugno 2013, nel quale cita un libro intitolato “Costituzione incompiuta” (edito da Einaudi, 185 pagine, costo € 16,50) che raccoglie i saggi di Alice Leone (dottoressa magistrale in filologia e storia dell'antichità), Paolo Maddalena (giurista e magistrato italiano, che ha ricoperto l'incarico di giudice costituzionale), Tomaso Montanari (storico dell'arte) e Salvatore Settis (archeologo e storico dell'arte). Come scrive Erbani nel suo articolo, le riflessioni degli autori dei saggi di cui sopra convergono sulla convinzione che l'arte, il paesaggio e l'ambiente non di un paese in generale, ma dell'Italia, con la sua storia, politica e culturale, la sua struttura fisica, i rapporti di forza fra poteri pubblici e potentati privati, siano elemento costitutivo della comunità nazionale, fattore di cittadinanza e di conoscenza, fonte di benessere, bene comune di cui tutti sono custodi affinché anche le generazioni future possano goderne. Ha perfettamente ragione. 
Come sostiene Montanari, la Costituzione da una parte sviluppa una relazione antica tra arte e architettura, e dall'altra sviluppa invece un'identità nazionale italiana, sostituendo però la sovranità del principe con quella espressa da tutti i cittadini. Certo, ci sono anche zone d'ombra nella nostra Costituzione, come fa notare Settis: tra queste il mancato raccordo fra la tutela del paesaggio e le norme urbanistiche. Mancanza molto grave questa, e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Ed ha ragione lo stesso Settis quando sostiene che queste contraddizioni non vanno superate modificando la Costituzione, no, questa va bene così, basta solo considerarla non come una “litania di principi staccati l'uno dall'altro”, ma uno in conseguenza dell'altro. A suo tempo i padri fondatori fecero un ottimo lavoro, non dimentichiamolo mai! Da seguire con attenzione anche alcune sentenze della Corte Costituzionale, tra queste quella in cui afferma che la tutela del paesaggio non può essere subordinata ad altri valori, ivi compresi quelli economici e deve anzi essere capace di influire profondamente sull'ordine politico-sociale. Come dicono gli autori sopraccitati, la Costituzione non solo viene lasciata incompiuta, ma addirittura tradita: basti pensare alla quasi scomparsa dell'insegnamento dell'arte nella scuola italiana, allo smantellamento continuo delle strutture pubbliche di tutela dell'ambiente (a partire dalle Soprintendenze), e l'elenco potrebbe essere lungo. Scrive Paolo Maddalena, ad esempio, che solo un “atto sovrano” (preso da un'autorità che rappresenta gli interessi di tutti) può stabilire se un terreno può diventare suolo edificabile, e non invece come avvenuto finora (e avviene tuttora) tramite una procedura negoziabile tra pubblico e privato. 
Ha ragione Erbani quando dice, a proposito di questo esempio del terreno edificabile, che se una norma del genere trovasse spazio nell'ordinamento giuridico italiano, allora sì potremmo dire che la nostra cara Costituzione ha fatto un passo avanti per la sua compiutezza.La base della nostra democrazia sta nella Costituzione, che va bene così, non serve modificarla: non dimentichiamolo.

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