giovedì 3 ottobre 2013

Quanti MURI ci dividono

Il Muro di Berlino (in tedesco: Berliner Mauer, nella propaganda della DDR chiamato antifaschistischer Schutzwall, "Barriera di protezione antifascista") era un sistema di fortificazioni fatto costruire dal governo della Germania est per impedire la libera circolazione delle persone tra Berlino Ovest e il territorio della Germania est. Tra Berlino Ovest e Berlino Est la frontiera era fortificata da due muri paralleli di cemento armato, separati da una cosiddetta "striscia della morte" larga alcune decine di metri. Il muro divise in due la città di Berlino per 28 anni, dal 13 agosto del 1961 fino al 9 novembre 1989, giorno in cui il governo tedesco-orientale decretò l'apertura delle frontiere con la repubblica federale. Durante questi anni, in accordo con i dati ufficiali, furono uccise dalla polizia di frontiera della DDR almeno 133 persone mentre cercavano di superare il muro verso Berlino Ovest. Maggiori informazioni presso http://it.wikipedia.org/wiki/Muro_di_Berlino
Scrivo questo facendo riferimento ad un articolo di Marco Belpoliti, pubblicato sul settimanale L'Espresso del 3 ottobre 2013, intitolato “Quanti Muri ci dividono”, che inizia così: “Con la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, sembrava che l'epoca dei muri fosse finita. E invece no. Ne sono sorti altri: in Israele, in Messico, a Gaza, tra le sabbie del Sahara Occidentale”. La realtà, amara, è proprio questa. Ora Claude Quétel, uno storico francese, ha scritto un libro intitolato semplicemente “Muri” (tradotto in italiano da Margherita Botto, edito da Bollati Boringheri, 260 pagine, costo € 16,00), nel quale parla di tutti i muri che nella storia dell'umanità hanno (o lo fanno tuttora!) separato, diviso, difeso, contenuto. Si parte dalla Grande Muraglia cinese (http://it.wikipedia.org/wiki/Grande_muraglia_cinese) che fu costruita dall'imperatore Qin Shi Huang con lo scopo di confine fortificato di controllo; si passa ai famosi “limes romani” (l'equivalente della Grande Muraglia cinese, http://it.wikipedia.org/wiki/Limes_romano), tra i quali il più famoso fu quello di Adriano (in Britannia) che impedì l'espansione dell'impero romano verso nord (http://it.wikipedia.org/wiki/Vallo_di_Adriano); altri muri romani presenti in varie aree d'Europa ed anche in Africa, oltre che fossati e linee fortificate di confine, entrambi con lo stesso scopo; e si scopre pure che a New York inizialmente Wall Street era un muro di costruzione olandese! Naturalmente nel libro si parla del celeberrimo Muro di Berlino, nonché della costruzione della “cortina di ferro”, in seguito al famoso discorso di Churchill nel marzo 1946 (http://it.wikipedia.org/wiki/Cortina_di_ferro); e poi i muri militari, il Vallo Atlantico di Hitler (http://it.wikipedia.org/wiki/Vallo_Atlantico), la Linea Maginot (http://it.wikipedia.org/wiki/Linea_Maginot); ci sono inoltre i muri sorti dove la diplomazia ha fallito, come quello tra le due Coree (http://it.wikipedia.org/wiki/38%C2%BA_parallelo), quello dei Territori Palestinesi (http://it.wikipedia.org/wiki/Barriera_di_separazione_israeliana), quello tra Messico ed USA (http://it.wikipedia.org/wiki/Muro_della_vergogna) o ancora quello nel Sahara Occidentale (http://it.wikipedia.org/wiki/Muro_marocchino). Senza dimenticare l'orrendo muro (per il suo significato) di Padova, contro immigrati e tossici (http://it.wikipedia.org/wiki/Muro_di_Padova). 
Una società così aperta, così globalizzata, così sviluppata, dovrebbe aver bisogno di tutto fuorché di muri che dividano: dividendo si continueranno ad aggravare i problemi esistenti, non a risolverli, perchè dividendo non ci sarà integrazione ma solo razzismo e disparità sociale. I problemi vanno affrrontati, non raggirati: questa è la grave colpa della politica di molti Stati...

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