venerdì 25 ottobre 2013

BUDELLI diventi un museo marino a cielo aperto

A proposito della vendita dell'isola di Budelli avvenuta il 1° ottobre 2013, alla quale ho dedicato ieri un post, ho letto con interesse l'intervista fatta da Paolo Berizzi al banchiere neozelandese Michael Harte che l'ha acquistata, pubblicata sul quotidiano la Repubblica proprio ieri. L'ho letta con interesse perchè vi trovo alcuni punti condivisibili, certamente avendo sempre la consapevolezza che paradisi come Budelli vanno trattati con le pinze e col massimo rispetto. 
Intanto dice il banchiere di aver acquistato l'isola di Budelli perchè è uno dei posti più belli che abbia mai visto, un paradiso, “una perla rara che voglio fare conoscere al mondo”. Dice di voler trasformare Budelli in un museo a cielo aperto, ripulendo, sistemando e valorizzando l'isola, perchè deve diventare un'attrazione naturalistica aperta ai visitatori: dice che come tutti i musei deve avere un ingresso, un'area d'accesso, dei camminamenti, un approdo per i barconi (ora i barconi buttano l'ancora al largo danneggiando l'ecosistema marino, in particolare la posidonia). Dice che questa è la blue economy (http://www.ilcambiamento.it/culture_cambiamento/opportunita_blue_economy.html), un'evoluzione della green economy: bisogna rigenerare l'isola perchè “tutti possano beneficiare dell'eterno flusso di cdreatività, adattamento e abbondanza della natura. La conservazione, la ricerca scientifica, la valorizzazione del patrimonio ambientale aprono prospettive economiche. Budelli può diventare un modello di isola-museo da esportare in un contesto internazionale”. Dice inoltre di voler mettere a disposizione risorse umane e finanziarie, vuole progettare e realizzare dei pontili mobili per l'attracco dei barconi (il cosiddetto “accesso comodo” al parco), lanciando un concorso internazionale per architetti per creare dei percorsi dedicati e dei camminamenti per poter ammirare l'isola. Per fare di Budelli un museo marino a cielo aperto il banchiere ha riunito un team di docenti universitari, esperti e biologi marini, che a marzo presenteranno dei progetti e dei programmi ecosostenibili. Oltretutto l'isola potrebbe diventare una banca dati del mare, un centro di raccolta dati rivolto al mondo delle università scientifiche accessibile agli studenti di tutto il mondo. 
Lo avevo già scritto nel mio post di ieri: è davvero un peccato che un'isola così incantevole, del valore naturalistico impressionante, non sia visitabile: sono quindi d'accordo sulla possibilità di creare dei percorsi e dei camminamenti per poter consentire ai turisti di visitare questo paradiso. Naturalmente si dovrà trattare di moderare il flusso di accessi, pochi accessi al giorno, con organi di sorveglianza contro l'inquinamento e la maleducazione dei visitatori. Per il resto non credo proprio ci siano problemi: le leggi sono così vincolanti che non vi si può costruire nulla sull'isola, per fortuna (l'unico stabile esistente è la casetta del guardino dell'isola). E un discorso del egenere di potrebbe estendere ad altre isole italiane non visitabili, tipo Montecristo nell'Arcipelago Toscano.

Nessun commento: