mercoledì 30 ottobre 2013

Il MUSEO DEL P.C.I. sarebbe pronto, ma...

Si, sto parlando del Partito Comunista Italiano: no, non è propaganda politica quella che voglio fare, anzi. Lo sapere bene che su questo blog non sono mai stati fatti post di sponsorizzazione politica: sono stati fatti post di critica verso varie parti politiche in occasione di temi ambientali e/o culturali. Vi parlo del P.C.I. perché, nel bene e nel male, fa parte della storia del nostro paese. 
Nel 2011, in occasione del 70° anniversario della nascita del partito a Livorno (vedi la sua storia al link http://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Comunista_Italiano), si fece la mostra itinerante “Avanti Popolo” (si tenne a Roma, Livorno e infine a Bologna, qui con ben 30.000 visitatori): la mostra conteneva tantissimo materiale scovato nelle cantine dalla "Fondazione Gramsci" (http://www.fondazionegramsci.org/) e da "Cespe" (Centro Studi di Politica Economica, http://www.cespe.it/). Finita la mostra, tutto ritornò negli scatoloni e tale vi è ancora. Ora Mauro Roda (Presidente di “Fondazione 2000”, ovvero un Centro di studi e ricerca sulla cultura, la formazione, l’innovazione politica ed amministrativa, http://fondazioneduemila.org/home/) dichiara a Michele Smargiassi (in un articolo sul quotidiano la Repubblica del 28 ottobre 2013) di essere in possesso di una chiavetta Usb (rigorosamente di color rosso!!) in cui è contenuto tantissimo materiale del PCI: centinaia di ore di filmati, audio, documenti, foto di oggetti risalenti all'epoca, recuperati durante lo svuotamento delle sezioni del P.C.I. in giro per l'Italia dopo la disgregazione del partito. Ci sono oggetti di notevole valore storico: una “Centuria italiana Gastone Sozzi” (una bandiera della guerra di Spagna), il torchio che stampava il quotidiano l'Unità in forma clandestina durante il fascismo, le lettere di Palmiro Togliatti in inchiostro verde, il messaggio che don Dossetti scrisse a Togliatti morente a Yalta, una bobina di rame con un discorso di Togliatti dei primi anni '50, e ancora: fotografie, volantini, giornali, poster, filmati dei congressi, filmati delle parate delle prime feste dell'Unità, dischi in vinile con i discorsi dei leader da amplificare nelle piazze, fotoromanzi. Di tutto questo se ne potrebbe fare un vero e proprio museo: ma al momento tutto è rinchiuso in un luogo segreto di Bologna, mentre tutto il materiale è stato duplicato in formato elettronico (contenuto nella famosa chiavetta USB del sig. Roda). Ma il Museo del P.C.I. non lo vuole nessuno: dice Roda di avere chiesto a molte grandi cooperative e associazioni di sinistra ma di non aver ottenuto altro che sorrisi, imbarazzi e cortesi dinieghi, perchè “non è ancora il momento...”. A questa obiezione Roda risponde, non senza ragione, che il P.C.I. è sparito ormai da un quarto di secolo, chiedendo quanto tempo dovrebbe passare ancora. Ormai è storia: hanno aperto musei sul comunismo persino sui paesi dell'Est europeo, dove il comunismo ha inciso molto più pesantemente che in Italia... 
Mi unisco alle parole di Roda quando dice: “Imbarazzo? Dovremmo essere imbarazzati per il degrado della politica. Il P.C.I. non tornerà più. Ma qui c'è il racconto di una politica fatta per passione. Dov'è oggi?”. E infatti, non comprendo l'imbarazzo di chi oggi non vorrebbe un museo sul P.C.I., che ripeto è storia del paese e della nostra democrazia (la memoria storica è sempre un antidoto contro l'ignoranza). Dovremmo essere noi ad essere imbarazzati dell'attuale classe dirigente dei partiti italiani...

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