lunedì 27 gennaio 2014

Salviamo gli ARCHIVI DI STATO

L'Archivio Centrale dello Stato, gli Archivi di Stato e le Sezioni di Archivio di Stato provvedono alla conservazione di documenti. Gli Archivi, oltre alla documentazione statale, unitaria e preunitaria risalente all'Alto Medioevo, conservano gli archivi notarili anteriori agli ultimi cento anni e gli archivi degli enti ecclesiastici e delle corporazioni religiose soppresse, i cui beni vennero confiscati dallo Stato. Possono ricevere in deposito archivi degli enti pubblici (regioni, province, comuni, enti pubblici non territoriali) e archivi privati (di famiglie, personali, di impresa, di istituzioni). La documentazione conservata negli istituti archivistici consta di circa un milione di pergamene sciolte (oltre a quelle frammiste ad altra documentazione in varie serie archivistiche) e di circa otto milioni di unità tra buste, filze, mazzi, fasci, volumi e registri, per un totale non calcolabile di singoli documenti cartacei e pergamenacei. L'insieme del materiale occupa oltre 1.200.000 metri lineari di scaffalature. Vari compiti specifici si collegano alla funzione della conservazione propria degli Archivi di Stato: l'ordinamento degli archivi e la compilazione dei relativi inventari, indici, elenchi di consistenza, guide particolari e tematiche (i vari tipi di strumenti di ricerca, cioé che rendono possibile la consultazione dei documenti); l'assistenza ai ricercatori in sala di studio e le ricerche per corrispondenza; l'acquisizione della documentazione storica degli uffici statali; le edizioni di fonti; l'attività promozionale e didattica; le iniziative di ricerca scientifica e di valorizzazione dei documenti anche in collaborazione con altri istituti culturali. I documenti conservati negli Archivi di Stato sono liberamente consultabili con eccezione di quelli riservati per motivi di politica interna e estera, che diventano consultabili 50 anni dopo la loro data, e dei documenti riservati relativi a situazioni puramente private delle persone e di quelli dei processi penali che lo divengono dopo 70 anni. Questo si legge al sito http://archivi.beniculturali.it/UCBAWEB/indice.html
Scrivo degli Archivi di Stato perché si sta riproponendo il problema della mancanza di spazio al loro interno: questo perché la mole di documenti, durante il Novecento, è cresciuta di pari passo con l'espandersi della burocrazia statale. Altro problema serio è rappresentato dal personale: l'età media degli archivisti è ormai pari a circa 58 anni, dunque elevata, e mancano le risorse economiche per assumere giovani e trasmettere loro le conoscenze sul campo. E c'è, infine, disperatamente bisogno di intraprendere l'archiviazione digitale. Questo lo ha scritto anche Benedetta Tobagi in un suo articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 23 gennaio 2014. Dice la giornalista: “Che fare dunque per uscire da un perenne stato d'emergenza e scongiurare danni irrimediabili? Serve una strategia di tutela dei beni culturali – beni comuni, ricordiamolo – che, accanto al taglio dei costi, si preoccupi del costo dei tagli, ed elabori piani per garantire non solo la sopravvivenza, ma anche la valorizzazione degli archivi”. Condivido pienamente. Per la verità qualcosa si sta muovendo: al ministro dei Beni Culturali Bray è stata consegnata ieri una proposta chiamata “Rete degli archivi per non dimenticare” che comprende 60 soggetti, tra archivi di Stato e centri di documentazioni privati, per creare una mappatura dei fondi documentali rilevanti per la ricostruzione della storia dei terrorismi e della criminalità organizzata. Il problema dei costi è serio: ad oggi, ben 19 milioni di euro (pari a 4/5 del budget a disposizione della Direzione Archivi) servono solo a pagare gli affitti delle sedi storiche: ma perchè allora non trasferirli nelle sedi demaniali, che sono già dello Stato? Basta pensare alle ex caserme militari, per la maggior parte dismesse ed abbandonate al degrado: certo, servono risorse per ristrutturarle e per effettuare il trasloco degli archivi, ma si tratterebbe di una spesa iniziale e poi non ci sarebbero più gli affitti milionari da pagare. E le risorse risparmiare si potrebbero utilizzare per l'assunzione di nuovo personale e per la tutela e valorizzazione delle carte degli archivi, oltre che per l'archiviazione digitale. 
Basta spendere denaro solo per tamponare le emergenze: nel nostro Paese si sta facendo solo questo, da decenni, e in ogni settore. C'è bisogno di una strategia, spendere subito per non spendere più dopo. E nel presente caso, stiamo parlando della nostra memoria storica: un Paese non può vivere dimenticando il suo passato.

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