martedì 13 ottobre 2015

La situazione della FONDAZIONE EINAUDI

Come ha scritto Vera Schiavazzi in un articolo pubblicato dal quotidiano la Repubblica del 9 ottobre 2015 e come si scrive nel suo sito, la Fondazione Luigi Einaudi di Roma per studi di politica ed economia è stata costituita il 10 dicembre del 1962, a poco più di un anno dalla scomparsa di Luigi Einaudi (https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Einaudi) per iniziativa del Partito Liberale Italiano del quale era allora Segretario Giovanni Malagodi. Ne furono soci fondatori società, associazioni ed enti che erano il Gotha dell'economia e della finanza italiane: da Banca d'Italia a IRI e Fiat, da Comit a Credito Italiano e Mediobanca, dalle Assicurazioni Generali alla Olivetti e Techint. Per approfondimenti http://www.fondazione-einaudi.it/benvenuti/. Dopo lo scioglimento del partito nel 1994, l'istituto è sopravvissuto in vari modi, fin o ad oggi che i soldi sono praticamente finiti. 
L'Archivio storico della Fondazione è importantissimo, specializzato nel recupero e nella valorizzazione, attraverso ricerche, studi e pubblicazioni, delle fonti alla storia del Partito liberale italiano negli anni della Repubblica (1943-1993), possiede un notevole patrimonio documentario costituito in primo luogo dalle carte di Giovanni Malagodi e della sua famiglia e altri fondi di politici liberali che hanno svolto un’attività di determinante importanza all'interno del Partito liberale italiano. I Fondi storici, tutti dichiarati di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio, si distinguono in fondi privati di persone e fondi privati di sezione di partito. 
Ora è spuntato l'interessamento di tale Silvio Berlusconi, che ha fatto un'offerta di 200.000 euro per comprare la Fondazione (gli interessa il nome di Einaudi, Presidente della Repubblica Italiana scomparso nel 1961, con la prospettiva di farne la scuola di politica del suo partito...). L'offerta però divide i vertici dell'istituto culturale. I Presidenti onorari (Valerio Zanone e Roberto Einaudi) sono contrari: “Morire per morire, meglio farlo liberamente. Sono finiti i soldi, si conclude un'esperienza, ma non è un buon motivo per farsi invadere da un partito e dai suoi interessi. Il partito liberale non esiste piu, ma chi ne faceva parte ha fatto scelte diverse. Non si può vendere un nome come quello di Einaudi, che non appartiene a noi ma alla storia d'Italia”
Come dar loro torto. Se ne discuterà in una infuocata riunione del Consiglio d'Amministrazione il prossimo 28 ottobre: staremo a vedere...

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