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giovedì 22 ottobre 2015
Non sarebbe necessario approfondire l'argomento, visto che stiamo parlando della peggiore fase della storia recente del Pianeta. Ma tant'è, qualcuno ancora risulta ignorante... Con il termine Olocausto (con l'adozione della maiuscola), a partire dalla seconda metà del XX secolo, si indica il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti degli ebrei d'Europa e, per estensione, lo sterminio nazista verso tutte le categorie ritenute "indesiderabili", che causò circa 15 milioni di morti in pochi anni, tra cui 5-6 milioni di ebrei, di ogni sesso ed età. Un po' di storia al link https://it.wikipedia.org/wiki/Olocausto.
Ebbene Bibi Netanyahu, Primo Ministro dello Stato d'Israele, davanti al Congresso sionistico mondiale ha detto recentemente che Hitler non voleva massacrare gli ebrei, ma voleva solo espellerli, e che fu Haj Amin al-Husseini (l'allora Gran Muftì di Gerusalemme) a convincerlo della necessità di massacrarli, provocando l'Olocausto... Certo, questo Gran Muftì fu un personaggio davvero malvagio (https://it.wikipedia.org/wiki/Amin_al-Husseini) ma, come scrive Ugo Tramballi nel suo articolo dedicato all'argomento pubblicato sul quotidiano Il Sole 24 Ore del 22 ottobre 2015, "che un'insignificante personalità religiosa e politica di un'insignificante regione nel quadrante strategico della seconda guerra mondiale potesse far cambiare idea a Hitler è ridicolo”. Beh, ha perfettamente ragione...
Condivido molti pensieri dell'articolo, che potete leggere al link http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-10-21/netanyahu-riscrive-storia-dell-olocausto-143409.shtml?uuid=ACEJ7gKB. Negare la Shoah è veramente da vigliacchi.
lunedì 14 giugno 2010
Le acque del Mar Rosso per salvare il MAR MORTO...

Purtroppo il Mar Morto sta lentamente morendo in quanto il suo unico grande immissario, il Giordano, viene ormai in gran parte deviato lungo il suo corso per utilizzare le sue acque in agricoltura: pensate che dal 1900 ad oggi il suo livello è sceso di ben 35 metri e la quantità di acqua che arriva ora dal fiume nel mare è di 100 milioni di mc all'anno quando tale quantità era di ben 1,3 miliardi un secolo fa. Per salvare il Mar Morto è stata ora pensata un'opera faraonica, il cosiddetto “Condotto della Pace”: si tratta di una condotta d'acqua lunga 180 km che partirebbe dal golfo di Aqaba (sul Mar Rosso) e porterebbe l'acqua marina (essendo la costa più alta) fino al Mar Morto (si tratterebbe di circa 2 miliardi di mc di acqua all'anno). Questo porterebbe ad un aumento di livello del mare: inoltre, il notevole dislivello tra costa del Mar Rosso e livello del Mar Morto (oltre 400 metri) consentirebbe di utilizzare l'acqua anche per la produzione di energia elettrica da utilizzare negli impianti di desalinizzazione dell'acqua fornendo quindi anche 850 milioni di mc d'acqua dolce ai paesi limitrofi (Israele, Palestina e Giordania), visto il notevole e continuo aumento demografico della zona. Il progetto dell'opera è ora al vaglio della Banca Mondiale che ha stanziato 15 milioni di dollari americani per lo studio di fattibilità...
Tuttavia gli ambientalisti sono già insorti, e a ragione, per alcune semplici ragioni: introdurre tanta acqua salata nel Mar Morto ne cambierebbe gli equilibri, ma soprattutto prelevarla dal Mar Rosso danneggerebbe la barriera corallina, senza dimenticare che la condotta sarebbe realizzata in una zona sismica (il che potrebbe comportare, in caso di terremoto, ad un vero e proprio disastro ecologico). Gli ambientalisti hanno pertanto proposto in alternativa di modernizzare l'agricoltura, puntardo su colture che non richiedono molta acqua in modo da rinvigorire la portata del fiume Giordano e contrastare quindi il continuo calo del livello del Mar Morto: i 5 miliardi di costi preventivati per l'intera opera potrebbero essere quindi spesi diversamente...
scritto da
Unknown
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5:16 PM
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Etichette: ambiente, autostrade del mare, Giordania, Israele, Mar Morto, Mar Rosso, salinità
sabato 1 novembre 2008
Regno di Davide: vera potenza o piccola tribù?
È stata pubblicata una notizia dal The New York Times, scritta da Ethan Bronner, che è stata tradotta dalla giornalista Emilia Benghi e pubblicata sul quotidiano La Repubblica di venerdì 31 ottobre 2008: si tratta di una scoperta archeologica che potrebbe far luce sull’antico Regno di Davide, in Israele.
Il sapiente lavoro degli archeologi sta portando alla luce qualcosa di sensazionale sopra la Valle di Elah, dove avvenne la biblica lotta tra Davide e Golia: ovvero una cittadina di circa 3.000 anni fa, e questo potrebbe portare a riscrivere la storia del Regno di Davide, della sua capitale Gerusalemme e del popolo di Israele. Infatti la domanda che gli storici si sono sempre posti è: Davide era a capo di un regno importante o si trattava soltanto di una tribù minore?
Si tratta di un sito archeologico di circa 2 ettari ove sono state rinvenute fortificazioni, abitazioni, una porta nonché alcune frasi incise sulla terracotta che potrebbero rappresentare il più antico testo ebraico al mondo: gli scavi sono guidati da Yosef Garfinkel della Hebrew University di Gerusalemme.
Perché tanto curiosità e tanta diatriba attorno alla storia del Regno di Davide? Secondo il Vecchio Testamento nel X° secolo a.C. Davide unificò i regni di Giuda e Israele, preparando il terreno al figlio Salomone che eresse poi il Grande Tempio e regnò su una vasta area compresa tra i fiumi Nilo ed Eufrate, creando una grande potenza: la scoperta archeologica viene considerata da Israele come una grande testimonianza di veridicità di quanto affermato dalla Bibbia, in funzione del fatto che Israele si è sempre considerata una nuova versione dello Stato fondato da Davide (già il sito web del ministero degli esteri israeliano presenta il Regno di Davide e di Salomone come un dato di fatto, con tanto di mappa). E qui si apre il dibattito, perché molti studiosi affermano che le testimonianze archeologiche sono molto poche in merito, indicando il Regno di Davide come un mito creato secoli dopo: secondo loro, se il Regno di Davide fosse stato così potente avrebbe lasciato molti più segni della sua storia (come tracce di insediamenti urbani e attività), invece in quest’area è finora affiorato molto poco.
Nello scavo sono stati trovati due noccioli d’oliva bruciati: sottoposti al test del carbonio 14, sono risultati risalenti al periodo tra il 1050 ed il 970 a.C., proprio in perfetta coincidenza con il Regno di Davide. Ora però si rifarà il test su altri noccioli d’oliva: infatti, secondo Ilan Sharon (esperto della Hebrew University nella datazione con il metodo del radiocarbonio), datare noccioli d’oliva così vecchi è rischioso perché si è al limite nella precisione delle misurazioni, si rischierebbe quindi di compiere errori grossolani. Servono infatti centinaia di campioni e non due o quattro noccioli d’oliva per risalire esattamente all’epoca di un sito.
La scoperta archeologica sta già scatenando reazioni politiche che rischiano di far fuorviare il compito (storico) degli scavi: infatti, David Willner (che guida la Foundation Stone, finanziatrice degli scavi, israeliano-americano che vive nella colonia di Efrat in Cisgiordania) afferma che bisogna “Rafforzare il legame del popolo ebreo con il territorio”, mentre (al contrario) Israel Finkelstein (archeologo all’Università di Tel Aviv) afferma che “C’è chi guarda al passato in maniera etnocentrica: tutto è israelita o giudeo. La storia non è così. Esistevano altre entità con un ruolo importante nella parte meridionale del paese”.
Servirà molto tempo (circa 10 anni) per portare alla luce quello che (presumibilmente) è ancora sotto il terreno, che servirà probabilmente a far luce (dopo millenni) sulla storia così ingarbugliata e combattuta di questo angolo di pianeta.
Il sapiente lavoro degli archeologi sta portando alla luce qualcosa di sensazionale sopra la Valle di Elah, dove avvenne la biblica lotta tra Davide e Golia: ovvero una cittadina di circa 3.000 anni fa, e questo potrebbe portare a riscrivere la storia del Regno di Davide, della sua capitale Gerusalemme e del popolo di Israele. Infatti la domanda che gli storici si sono sempre posti è: Davide era a capo di un regno importante o si trattava soltanto di una tribù minore?
Si tratta di un sito archeologico di circa 2 ettari ove sono state rinvenute fortificazioni, abitazioni, una porta nonché alcune frasi incise sulla terracotta che potrebbero rappresentare il più antico testo ebraico al mondo: gli scavi sono guidati da Yosef Garfinkel della Hebrew University di Gerusalemme.
Perché tanto curiosità e tanta diatriba attorno alla storia del Regno di Davide? Secondo il Vecchio Testamento nel X° secolo a.C. Davide unificò i regni di Giuda e Israele, preparando il terreno al figlio Salomone che eresse poi il Grande Tempio e regnò su una vasta area compresa tra i fiumi Nilo ed Eufrate, creando una grande potenza: la scoperta archeologica viene considerata da Israele come una grande testimonianza di veridicità di quanto affermato dalla Bibbia, in funzione del fatto che Israele si è sempre considerata una nuova versione dello Stato fondato da Davide (già il sito web del ministero degli esteri israeliano presenta il Regno di Davide e di Salomone come un dato di fatto, con tanto di mappa). E qui si apre il dibattito, perché molti studiosi affermano che le testimonianze archeologiche sono molto poche in merito, indicando il Regno di Davide come un mito creato secoli dopo: secondo loro, se il Regno di Davide fosse stato così potente avrebbe lasciato molti più segni della sua storia (come tracce di insediamenti urbani e attività), invece in quest’area è finora affiorato molto poco.
Nello scavo sono stati trovati due noccioli d’oliva bruciati: sottoposti al test del carbonio 14, sono risultati risalenti al periodo tra il 1050 ed il 970 a.C., proprio in perfetta coincidenza con il Regno di Davide. Ora però si rifarà il test su altri noccioli d’oliva: infatti, secondo Ilan Sharon (esperto della Hebrew University nella datazione con il metodo del radiocarbonio), datare noccioli d’oliva così vecchi è rischioso perché si è al limite nella precisione delle misurazioni, si rischierebbe quindi di compiere errori grossolani. Servono infatti centinaia di campioni e non due o quattro noccioli d’oliva per risalire esattamente all’epoca di un sito.
La scoperta archeologica sta già scatenando reazioni politiche che rischiano di far fuorviare il compito (storico) degli scavi: infatti, David Willner (che guida la Foundation Stone, finanziatrice degli scavi, israeliano-americano che vive nella colonia di Efrat in Cisgiordania) afferma che bisogna “Rafforzare il legame del popolo ebreo con il territorio”, mentre (al contrario) Israel Finkelstein (archeologo all’Università di Tel Aviv) afferma che “C’è chi guarda al passato in maniera etnocentrica: tutto è israelita o giudeo. La storia non è così. Esistevano altre entità con un ruolo importante nella parte meridionale del paese”.
Servirà molto tempo (circa 10 anni) per portare alla luce quello che (presumibilmente) è ancora sotto il terreno, che servirà probabilmente a far luce (dopo millenni) sulla storia così ingarbugliata e combattuta di questo angolo di pianeta.
scritto da
Unknown
alle
5:15 PM
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Etichette: archeologia, Bibbia, Davide, Golia, Israele, Vecchio Testamento
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