sabato 1 novembre 2008

Regno di Davide: vera potenza o piccola tribù?

È stata pubblicata una notizia dal The New York Times, scritta da Ethan Bronner, che è stata tradotta dalla giornalista Emilia Benghi e pubblicata sul quotidiano La Repubblica di venerdì 31 ottobre 2008: si tratta di una scoperta archeologica che potrebbe far luce sull’antico Regno di Davide, in Israele.
Il sapiente lavoro degli archeologi sta portando alla luce qualcosa di sensazionale sopra la Valle di Elah, dove avvenne la biblica lotta tra Davide e Golia: ovvero una cittadina di circa 3.000 anni fa, e questo potrebbe portare a riscrivere la storia del Regno di Davide, della sua capitale Gerusalemme e del popolo di Israele. Infatti la domanda che gli storici si sono sempre posti è: Davide era a capo di un regno importante o si trattava soltanto di una tribù minore?
Si tratta di un sito archeologico di circa 2 ettari ove sono state rinvenute fortificazioni, abitazioni, una porta nonché alcune frasi incise sulla terracotta che potrebbero rappresentare il più antico testo ebraico al mondo: gli scavi sono guidati da Yosef Garfinkel della Hebrew University di Gerusalemme.
Perché tanto curiosità e tanta diatriba attorno alla storia del Regno di Davide? Secondo il Vecchio Testamento nel X° secolo a.C. Davide unificò i regni di Giuda e Israele, preparando il terreno al figlio Salomone che eresse poi il Grande Tempio e regnò su una vasta area compresa tra i fiumi Nilo ed Eufrate, creando una grande potenza: la scoperta archeologica viene considerata da Israele come una grande testimonianza di veridicità di quanto affermato dalla Bibbia, in funzione del fatto che Israele si è sempre considerata una nuova versione dello Stato fondato da Davide (già il sito web del ministero degli esteri israeliano presenta il Regno di Davide e di Salomone come un dato di fatto, con tanto di mappa). E qui si apre il dibattito, perché molti studiosi affermano che le testimonianze archeologiche sono molto poche in merito, indicando il Regno di Davide come un mito creato secoli dopo: secondo loro, se il Regno di Davide fosse stato così potente avrebbe lasciato molti più segni della sua storia (come tracce di insediamenti urbani e attività), invece in quest’area è finora affiorato molto poco.
Nello scavo sono stati trovati due noccioli d’oliva bruciati: sottoposti al test del carbonio 14, sono risultati risalenti al periodo tra il 1050 ed il 970 a.C., proprio in perfetta coincidenza con il Regno di Davide. Ora però si rifarà il test su altri noccioli d’oliva: infatti, secondo Ilan Sharon (esperto della Hebrew University nella datazione con il metodo del radiocarbonio), datare noccioli d’oliva così vecchi è rischioso perché si è al limite nella precisione delle misurazioni, si rischierebbe quindi di compiere errori grossolani. Servono infatti centinaia di campioni e non due o quattro noccioli d’oliva per risalire esattamente all’epoca di un sito.
La scoperta archeologica sta già scatenando reazioni politiche che rischiano di far fuorviare il compito (storico) degli scavi: infatti, David Willner (che guida la Foundation Stone, finanziatrice degli scavi, israeliano-americano che vive nella colonia di Efrat in Cisgiordania) afferma che bisogna “Rafforzare il legame del popolo ebreo con il territorio”, mentre (al contrario) Israel Finkelstein (archeologo all’Università di Tel Aviv) afferma che “C’è chi guarda al passato in maniera etnocentrica: tutto è israelita o giudeo. La storia non è così. Esistevano altre entità con un ruolo importante nella parte meridionale del paese”.
Servirà molto tempo (circa 10 anni) per portare alla luce quello che (presumibilmente) è ancora sotto il terreno, che servirà probabilmente a far luce (dopo millenni) sulla storia così ingarbugliata e combattuta di questo angolo di pianeta.

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