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giovedì 17 marzo 2011

150° dell'UNITA' d'ITALIA

Sono in conrso molte manifestazioni in tutta Italia per ricordare il 150° dell'Unità d'Italia (http://www.italiaunita150.it) che si festeggia proprio oggi 17 marzo 2011. Molto bella la prima pagina del quotidiano "Il Corriere della Sera" che ha pubblicato la poesa "Marzo 1821" di Alessandro Manzoni: un'ode patriottica scritta quando sembrava probabile che l'esercito di Carlo Alberto di Savoia avrebbe passato il fiume Ticino per liberare la Lombardia (Manzoni nell'ode immagina che l'esercito liberatore abbia già varcato il confine e quindi rappresenta lo stato d'animo dei piemontesi e la volontà di liberare, non solo la Lombardia, ma anche tutta l'Italia oppressa). Cosa che sarebbe successo 40 anni più tardi.
Io invece voglio oggi pubblicare il testo dell'INNO DI GARIBALDI, scritto dal poeta Luigi Mercantini: esso fu eseguito per la prima volta il 31 dicembre 1858 in presenza di Garibaldi e di Nino Bixio, e risale quindi agli anni decisivi del processo che portò all'Unità d'Italia. Ecco il testo:

Si scopron le tombe, si levano i morti
i martiri nostri son tutti risorti!
Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
la fiamma ed il nome d'Italia nel cor:
corriamo, corriamo! Sù, giovani schiere,
sù al vento per tutto le nostre bandiere
Sù tutti col ferro, sù tutti col foco,
sù tutti col nome d'Italia nel cor.
Va' fuori d'Italia,
va' fuori ch'è l'ora!
Va' fuori d'Italia,
va' fuori o stranier!
La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi
ritorni qual'era la terra dell'armi!
Di cento catene le avvinser la mano,
ma ancor di Legnano sa i ferri brandir.
Bastone tedesco l'Italia non doma,
non crescono al giogo le stirpi di Roma:
più Italia non vuole stranieri e tiranni,
già troppi son gli anni che dura il servir.
Le case d'Italia son fatte per noi,
è là sul Danubio la casa de' tuoi;
tu i campi ci guasti, tu il pane c'involi,
i nostri figlioli per noi li vogliam.
Son l'Alpi e tre mari d'Italia i confini,
col carro di fuoco rompiam gli Appennini:
distrutto ogni segno di vecchia frontiera,
la nostra bandiera per tutto innalziam.
Se ancora dell'Alpi tentasser gli spaldi,
il grido d'allarmi darà Garibaldi,
e s'arma -allo squillo che vien da Caprera-
dei Mille la schiera che l'Etna assaltò.
E dietro alla rossa avanguardia dei bravi
si muovon d'Italia le tende e le navi:
già ratto sull'arma del fido guerriero,
l'ardito destriero Vittorio spronò.
Per sempre è caduto degli empi l'orgoglio
a dir: Viva l'Italia, va il Re in Campidoglio!
La Senna e il Tamigi saluta ed onora
l'antica signora che torna a regnar.
Contenta del regno, fra l'isole e i monti,
soltanto ai tiranni minaccia le fronti:
dovunque le genti percota un tiranno,
suoi figli usciranno per terra e per mar!

Inutile ricordare l'importanza anche dell'INNO DI MAMELI, l'inno nazionale, dal testo molto profondo: al sito http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/inno/inno.htm trovate il testo dell'inno e la sua storia.
Vorrei concludere invece col testo della canzone "Chiamami ancora amore" di Roberto Vecchioni, vincitrice dell'ultimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Una canzone dal testo bellissimo che vorrei dedicare a tutti gli italiani che si sentono liberi e che hanno a cuore il proprio paese. Oltre che ascoltarla, è importante leggerne il testo. Eccolo.

E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare;
per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero;
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso,
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché noi siamo amore.

QUESTA CANZONE DEVE ESSERE DI BUON AUSPICIO PER IL FUTURO. AUGURI A TUTTI NOI, AUGURI A TE ITALIA.

mercoledì 16 marzo 2011

Festeggiamenti dell'UNITA' d'ITALIA

Domani ricade l'anniversario del 150° dell'UNITA' d'ITALIA (17 marzo 1861): in occasione di questo importante anniversario domani è stata proclamata festa nazionale.
Ognuno di noi dovrebbe ricordare questa data fonfamentale per la nostra storia e per il nostro paese: vi allego la foto del municipio del paese in cui abito (Bevilacqua, nella Bassa Veronese) che in queste sere è splendidamente illuminato con le luci del tricolore (oltre che avere appeso bandiere su molti lampioni del centro del paese).


Spero che iniziative simili siano state prese in molti altri Comuni italiani. Un motivo in più per ricordare a tutti che siamo (e dobbiamo) essere un POPOLO UNITO.

domenica 21 novembre 2010

QUALE STORIA SIAMO NOI

Ieri sabato 20 novembre 2010 ho trovato un articolo molto interessante sul quotidiano la Repubblica, scritto da Simonetta Fiori nello spazio "R2 Cult", intitolato "Quale storia siamo noi". Tutto è partito da uno studioso inglese, Simon Schama, che sul giornale Guardian ha stilato una classifica delle dieci date che hanno segnato la storia della Gran Bretagna. Alla vigilia dei 150 anni dell'anniversario della proclamazione dell'unità d'Italia, è stata chiesta la stessa cosa a tre storici italiani, stilando una classifica delle 10 date che, secondo loro, hanno segnato la storia del Paese. Prima vediamo le loro risposte e poi commentiamo.
Massimo L. Salvadori: 1) 17 marzo 1861, viene conferito il titolo di Re d'Italia a Vittorio Emanuele II; 2) 8 ottobre 1876, avviene il discorso di Depretis a Stradella chiedendo una "feconda trasformazione dei partiti"; 3) 3 novembre 1903, Giolitti che, dopo aver chiuso la "crisi di fine secolo", diventa Primo Ministro dando il via a grandi riforme politiche e sociali; 4) 30 ottobre 1922, Mussolini arriva al potere portando il paese alla catastrofe nel 1943; 5) 25 aprile 1945, avviene l'atto conclusivo della lotta di Resistenza al nazifascismo; 6) 22 dicembre 1947, con 453 voti favorevoli e 62 contrari viene approvato il testo della Costituzione (che entrerà in vigore il 1° gennaio 1948); 7) 18 aprile 1948, la Democrazia Cristiana vince le elezioni politiche come primo partito moderato dopo la coalizione governativa anti-fascista; 8) 9 maggio 1978, viene ritrovato, senza vita, il corpo del rapito Aldo Moro che segna il culmine dell'attacco delle forze eversive terroristiche allo Stato; 9) 17 febbraio 1992, segna l'inizio di Tangentopoli con l'arresto del socialista Mario Chiesa; 10) 11 maggio 1994, si apre il primo governo Berlusconi e con sè l'era berlusconiana.
Guido Crainz. 1) Il racconto della nuova nazione nell'800, che avviene tramite la letteratura grazie alle "Confessioni di un italiano" di Ippolito Nievo, a "I Malavoglia" di Giovanni Verga e a "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa; 2) la grande emigrazione di fine '800; 3) la prima guerra mondiale, che coinvolge l'Italia quando è ancora un paese fragile e contadino; 4) la nascita della radio, grazie a Guglielmo Marconi, e l'inizio delle trasmissioni nel 1924; 5) la seconda guerra mondiale, che porta il nostro paese alla distruzione, e la Resistenza, che porta la liberazione del paese dal nazifascismo; 6) la ricostruzione post-guerra, che si identifica nel referendum del 2 giugno 1947 con la scelta della Repubblica, nel voto dato alle donne e nella Costituzione; 7) il miracolo italiano tra gli anni '50 e '60, che porta alla rinascita e alla modernizzazione della società italiana; 8) i movimenti collettivi degli anni '60 e '70 (dai sessantottini al femminismo) e il rinnovamento civile del paese; 9) la testimonianza di Pier Paolo Pasolini che testimonia il declino del modo contadino e la mutazione antropologica del paese; 10) la nascita dell'euro.
Adriano Prosperi. 1) Il periodo 1796-1814, vede la Rivoluzione francese e l'età napoleonica che segnano l'inizio, indiretto, della Nazione italiana; 2) 17 marzo 1861, con l'elezione del re d'Italia Vittorio Emanuele II; 3) 1863, viene fatta la Legge Pica per combattere il brigantaggio al Sud d'Italia (rimasta in vigore fino al 1865); 4) 20 settembre 1870, presa di Roma che porta alla separazione della Chiesa dallo Stato italiano; 5) 1892, a Genova nasce il primo partito politico di massa, ovvero il Partito Socialista; 6) luglio 1900, a Monza Gaetano Bresci uccide re Umberto I; 7) 1912, il suffragio universale maschile che vede ancora le donne escluse dal voto; 8) la prima guerra mondiale; 9) il periodo 1919-1938, che vede la salita al potere del fascismo per arrivare alle famigerate leggi razziali; 10) il periodo 8 settembre 1943 - 1° gennaio 1948 durante il quale succede di tutto (fuga del re, decapitazione dello Stato, occupazione tedesca, Repubblica di Salò, deportazione degli ebrei, la Resistenza armata, la Liberazione, la fine della Monarchia, il voto alle donne e la nascita della Costituzione).
Anche voi potete scegliere le vostre 10 date: basta andare al link del quotidiano la Repubblica http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/11/20/news/storia-9305319/ e votare sullo speciale dedicato all'argomento. Sembra una banalità questa lista, invece descrive un popolo e la sua storia, e soprattutto porta a porsi molte domande che, si spera, possano portare ad un cambiamento del paese. Personalmente mi ha colpito molto l'ultima data indicata dallo storico Massimo L. Salvadori: ovvero l'era berlusconiana come ultimo evento che ha cambiato la storia del Paese. Ahimè, ha perfettamente ragione. A quando la prossima data di cambiamento? La vedo molto lontana, purtroppo...