mercoledì 7 novembre 2007
Avevo già dedicato un post in passato a tale argomento ed ogi, come allora, mi trovo abbastanza perplesso di fronte a questa strategia per il taglio alle emissioni di gas serra. La "Borsa delle emissioni" è uno strumento nato in seguito agli accordi del Protocollo di Kyoto: si tratta di un mercato in cui si scambia il diritto di inquinare tra paesi (l'80% all'interno dell'Unione Europea) che ha raggiunto oggi un valore di 22,5 miliardi di euro! Tale mercato si basa sull'European emission-trading sheme, entrato in vigore nel gennaio del 2005 (ma solo nell'aprile 2007 in Italia), ovvero la possibilità di scambiarsi con altri paesi diritti ad emettere determinate quantità di CO2: quindi un paese che, scaricando molta CO2 ha già esaurito la quota che gli è stata assegnata, può emettere una ulteriore quantità di gas serra acquistandola da un altro paese che ha ancora a disposizione una parte di quota per poter scaricare!!! No comment! In Europa sono stati catalogati oltre 12.000 impianti per essere soggetti a questa normativa: centrali per la produzione di energia, raffinerie, cementifici, industrie per la trasformazione di materiali ferrosi, fabbriche di vetro, ceramica e carta ed altre ancora. Quindi, il titolare di uno di questi impianti può acquistare un "diritto ad inquinare"! A monte di questo sistema c'è un'allocazione (ovvero un'assegnazione) di quote per emettere CO2 ai singoli paesi e all'interno di ogni paese c'è un'allocazione pr ogni impianto. Andrà così in "Borsa delle emissioni" chi troverà più conveniente comprare un diritto piuttosto che spendere per rendere i propri impianti meno inquinanti: naturalmente, sono la quasi totalità... Finora è stato tuttavia commesso un grave errore: sono state assegnate agli impianti delle quote troppo alte ad inquinare. La conseguenza è stata che il costo dei certificati è crollato dal 2006, ovvero quando ci si è resi conto che i certificati disponibili sul mercato per emettere CO2 erano troppi: infatti, l'eccessiva offerta di certificati ne ha fatto crollare il prezzo e il risultato ambientale è stato praticamente nullo!!! Infatti, i certificati più costano e più è conveniente ridurre le emissioni. Ora la Commissione Europea non solo deve correggere l'errore ma ha introdotto un altro sistema per corre un pò ai ripari: si tratta del C.D.M., ovvero il Clean Development Mechanism: in pratica, le industrie europee potranno acquistare diritti ad inquinare da paesi in via di sviluppo, anche costruendo in loco impianti che comportano vantaggi ambientali nei paesi in via di sviluppo. Resto sempre dell'idea che non è questo il sistema per risolvere il problema delle emissioni di gas serra in atmosfera: il solo fatto che la quasi totalità delle industrie interessate prefersice acquistare diritti ad inquinare piuttosto che modernizzare i propri impianti, la dice lunga sulla politica di lotta all'inquinamento atmosferico intrapresa in Europa! Perchè l'Unione Europea, anzichè agevolare questi scambi di diritti ad emettere CO2 non eroga incentivi od agevolazioni alle industrie interessate per modernizzare i propri impianti inquinanti al fine di combattere alla fonte l'emissione di gas serra? Eh già, perchè?
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