giovedì 24 gennaio 2008

MAL'ARIA di Legambiente: l'iniziativa a sostegno della qualità dell'aria

MAL’ARIA è l’iniziativa annuale di Legambiente (che quest’anno si terrà dal 1° al 15 febbraio, sempre in tutta Italia), per sensibilizzare la popolazione sulla scadente qualità dell’aria che respiriamo nelle nostre città. Prendendo spunto dal dossier di Legambiente “Mal’aria di città 2008” (che potete trovare su http://www.legambiente.eu), voglio esporre in questo post lo stato di salute dell’aria delle nostre città e le soluzioni da attuare per risolvere il problema.
L’aria delle nostre città è avvelenata da sostanze inquinanti provenienti principalmente dal traffico cittadino, dai riscaldamenti delle abitazioni e dalle industrie: si tratta in particolare delle famigerate PM10, ovvero quelle polveri sottilissime che rimangono sospese nell’aria per molto più tempo delle altre sostanze inquinanti e che, inevitabilmente respirate, comportano gravi complicazioni alla nostra salute. Il problema si presenta particolarmente grave nelle città della Pianura Padana e soprattutto durante il periodo invernale: la Pianura Padana ha infatti una conformazione geografica che le è ostile per il ricambio d’aria, in quanto è contornata su tre lati da alte montagne (Alpi a nord e ad ovest ed Appennini a sud) ed è aperta sul mare solo ad est (da cui peraltro non provengono venti sufficienti a ripulire l’aria con costanza, come potrebbero essere invece quelli atlantici bloccati dalle nostre montagne). Capita invece soprattutto d’inverno in quanto la calma eolica e l’inversione termica (innescate dai frequenti anticicloni) causano una stagnazione al suolo delle sostanze inquinanti. Tutto ciò lo confermano i dati sui rilevamenti di PM10 nelle città italiane: la legge impone un limite massimo giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo di PM10 nonché un numero massimo di 35 giornate annuali in cui poter superare tale limite, prevedendo (in caso di oltrepassamento dei limiti) delle sanzioni per le amministrazioni comunali le quali dovrebbero prendere provvedimenti seri ed adeguati per rispettare i limiti di legge. Ebbene, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2007 su 63 città italiane prese in esame da Legambiente ben 51 sono risultate fuori legge (si è considerata la centralina “peggiore” di ogni città), e queste sono le prime 10 posizioni:

1) TORINO, 190 giorni di superamento del limite di legge;

2) CAGLIARI, 162 giorni di superamento del limite di legge;

3) VICENZA, 140 giorni di superamento del limite di legge;

4) REGGIO EMILIA, 139 giorni di superamento del limite di legge;

5) FROSINONE, 137 giorni di superamento del limite di legge;

6) LODI, 134 giorni di superamento del limite di legge;

7) MILANO, 132 giorni di superamento del limite di legge;

8) VERONA, 131 giorni di superamento del limite di legge;

9) PESARO, 128 giorni di superamento del limite di legge;

10) ALESSANDRIA, 124 giorni di superamento del limite di legge;

alle quali seguono Piacenza, Modena, Padova, Roma, Cremona, Novara, Pavia, Rieti, Bergamo, Mantova, Ancona, Cesena, Palermo e Bologna con giorni di superamento del limite tra 122 e 104. Tra le più virtuose figurano Caserta e Belluno (12 giorni di superamento) e Viterbo (appena 4). I dati sono assolutamente veritieri e consultabili sui siti internet di molti Comuni, Province ed Arpa di quasi tutte le Regioni italiane. QUINDI PROPRIO NON CI SIAMO!!!
Alle PM10 sono poi da aggiungersi varie sostanze inquinanti provenienti dagli stabilimenti industriali, come ossidi di zolfo, benzene, monossido di carbonio, ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici, ecc… Anche le concentrazioni di ossido di azoto sono preoccupanti: considerando l’obiettivo di 40 microgrammi/metro cubo fissato per il 2010, oggi solo il 29% degli 82 capoluoghi di provincia che lo misurano risulterebbero in regola!!!
Sono principalmente tre i responsabili di queste sostanze inquinanti: il trasporto urbano, le attività industriali e la produzione energetica. E vero che negli ultimi 10 anni sono sensibilmente diminuite le sostanze inquinanti “pesanti” come l’ossido di zolfo (-68.4% nel 2005 rispetto al 1995), l’ossido di azoto (-38.3%), i composti organici volatili non metanici (-36.7%) e il monossido di carbonio (-46.5%). Tuttavia il livello delle PM10 (seppur diminuito del 26%) rimane tra le sostanze maggiormente presenti, complice soprattutto il trasporto urbano veicolare. Si parla molto in questi ultimi anni di vetture Euro 0,1,2,3,4, ecc…: tuttavia una recente elaborazione realizzata dall’ARPA della Lombardia e dal Politecnico di Milano ha individuato che tra il trasporto urbano le automobili sono quelle che inquinano “meno”. Infatti, un’auto a benzina “euro 0” produce quasi 50 mg di PM10 ogni km ed una “euro 4” ne produce circa 25, mentre un’auto diesel “euro 0” ne produce 220 mentre una “euro 4” ne produce 50. Al contrario, i furgoni e i SUV se “euro 0” producono 330 mg di PM10 ogni km mentre se “euro 4” ne producono 70, e addirittura i camion se “euro 0” ne producono ben 670 e se “euro 4” ne producono 160. I principali responsabili sono dunque i camion: ecco perché sarebbe più auspicabile applicare efficaci filtri antiparticolato sui vecchi camion.
È ormai un dato assodato la pericolosità delle PM10 per la nostra salute, soprattutto in anziani, bambini e persone a rischio come cardiopatici, diabetici o fumatori. Tra i principali effetti acuti documentati vi sono:

  • aumento della mortalità giornaliera per tutte le cause, soprattutto cardiovascolari;
  • aumento dei ricoveri per asma e malattia polmonare ostruttiva cronica;
  • aumento dei ricoveri per malattie cardiovascolari;
  • diminuzione della funzionalità polmonare e aumento dei sintomi respiratori acuti in bambini ed adulti.

Tra gli effetti a lungo termine vi sono invece la riduzione dell’aspettativa di vita di 1-2 anni, la diminuzione della funzionalità polmonare e l’aumento dei sintomi di bronchite sia in adulti che in bambini. E tutto questo è relativo solamente alle PM10: se prendiamo in considerazione anche le PM2.5 (polveri ulteriormente più sottili ed ancora più pericolose), ci rendiamo conto che la situazione è davvero grave.
Bisogna intervenire: l’attuale normativa in materia (ovvero il Decreto Legislativo n° 351/99) attribuisce alle Regioni la valutazione e la gestione della qualità dell’aria, ma alcune Regioni hanno poi delegato in materia le Province: il solito scaricabarile… Bisognerebbe intervenire in due maniere diverse, in base al tipo di sostanze inquinanti da abbattere. Infatti, l’inquinamento da monossido di carbonio e da benzene è essenzialmente un fenomeno locale e quindi si può affrontare a scala locale ad esempio col blocco del traffico o le targhe alterne, mentre l’inquinamento da PM10, ozono e biossido di azoto è un fenomeno su area vasta per cui le iniziative locali a poco servono. C’è inoltre da dire che le iniziative a scala locale, seppur lodevoli, servono quasi a niente a risolvere il problema inquinamento, in quanto la presenza di sostanze inquinanti in atmosfera è mediata da reazioni chimiche e fisiche particolari e la loro dinamicità è più lenta, il che fa svanire gli effetti delle soluzioni locali.
Ma allora che fare? Solo intervenendo pesantemente si riuscirebbe ad ottenere dei risultati. Ecco come:

  • trasporto pubblico: le nostre città sono invase di automobili. Gli autobus oggi sono pochi e vecchi: ne servono molti di più, nuove linee e nuovi autobus (magari elettrici o a gas metano). Inoltre, potenziamento delle metropolitane (ove esistenti), diffusione dell’uso del car-sharing (macchine utilizzate in comunione), invogliare i cittadini all’utilizzo dei mezzi pubblici con abbonamenti specifici ed opuscoli informativi;
  • piste ciclabili: realizzare piste ciclabili lungo tutte le vie delle città, in modo da mettere in condizione il cittadino di potersi muovere liberamente e in sicurezza con la bicicletta. Diffondere inoltre l’uso del bike-sharing (è già una realtà in alcune città europee): consiste in stazioni che noleggiano biciclette che, una volta utilizzate, si possono lasciare in qualsiasi altra stazione della città;
  • trasporto ferroviario: basta costruire strade e spostiamo il trasporto merci su rotaia, evitando di intasare di camion le strade che portano nelle città e nelle aree industriali;
  • energie rinnovabili: spingere i privati a munire le proprie abitazioni cittadine a munirsi di metodi per ottenere energia da fonti rinnovabili (come il solare – fotovoltaico), in modo da diminuire la loro dipendenza dal gas metano per il riscaldamento invernale o per l’acqua calda sanitaria di tutto l’anno. Apponendo poi un limite sensato di temperatura al timer degli edifici, si eviterebbero sprechi inutili di riscaldamento. Imitare inoltre altre città che stanno ricorrendo, sempre con energie rinnovabili, a fornire i cittadini di energia ed acqua calda con metodi puliti (ad esempio il teleriscaldamento).

Le possibilità sarebbero molteplici, servirebbe solo la volontà da parte delle amministrazioni locali di intervenire in maniera adeguata. Sì, servirebbe…ma quando si farà?

Nessun commento: