domenica 17 febbraio 2008

Navi che "misteriosamente" affondano nei mari italiani...

Da ormai parecchi anni sta succedendo qualcosa di inquietante sui mari che circondano l’Italia, ovvero delle navi che “misteriosamente” affondano facendo perdere ogni traccia di sé. Si tratta di navi contenenti sostanze pericolose ed altamente inquinanti che vengono fatte affondare probabilmente (anzi, quasi sicuramente) per disfarsi di queste sostanze “ingombranti”!!! Il numero di febbraio 2008 del mensile di Legambiente “La nuova ecologia” dedica un articolo a questo problema e riporta una mappa col le navi che negli ultimi anni sono affondate misteriosamente sui mari italiani:

  • 16/05/1979: al largo di Locri (Calabria) affonda la nave “Aso”, contenente 900 tonnellate di solfato ammonico;
  • 31/10/1986: partita dal porto di Marina di Carrara, affonda sul Tirreno calabrese la nave “Mikigan”, bandiera italiana, contenete granulato di marmo;
  • 21/09/1987: partita dal porto di Marina di Carrara, affonda 50 km a sud di Reggio Calabria la nave “Rigel”, bandiera maltese, contenente probabilmente rifiuti (prima di partire venne caricata di blocchi di cemento…);
  • 09/12/1988: nello Ionio meridionale affonda la nave “Four Star I”, bandiera dello Sri Lanka, contenente sostanze tossiche;
  • 01/02/1991: al largo di Molfetta (Puglia) affonda la nave “Alessandro I”, contenente prodotti chimici e derivati del petrolio (poi in parte recuperati);
  • 14/03/1993: nel canale di Sicilia affonda la nave “Marco Polo”, bandiera maltese, contenente fusti radioattivi;
  • 07/11/1995: 50 miglia a nord di Ustica affonda la nave “Koraline”, bandiera tedesca, contenente acqua ossigenata non diluita e container con alte percentuali di radioattività (derivanti da torio 234, isotopo dell’uranio);

e la lista continuerebbe visto che sarebbero almeno 30 le navi affondate lungo le coste italiane con sospetti carichi di rifiuti tossici, molte di più di quelle affondate nell’intero Mediterraneo!!! Ci sono poi porti sospetti in questi traffici illeciti di sostanze tossiche, come quello di La Spezia (già ribattezzato “porto delle nebbie” e terminale delle “navi dei veleni”…) e di Marina di Carrara (ove nelle navi viene caricato il granulato di marmo delle vicine cave, per rendere più pesanti e quindi più facilmente affondabili le navi contenenti sostanze radioattive). I sospetti su questi strani affondamenti derivano dal fatto che gli stessi avvengono con condizioni meteorologiche assolutamente favorevoli (come mare calmo), senza il lancio di segnali di soccorso, denunciando i naufragi dando coordinate geografiche sbagliate, caricando le navi con blocchi di cemento per facilitarne l’affondamento, rinvenimento di fusti o container velenosi nei pressi del luogo del naufragio, equipaggi scomparsi nel nulla, omicidi misteriosi di autorità che indagano su questi traffici illeciti di rifiuti, ecc… tutte coincidenze che, come spesso dice Andreotti, “a pensar male di fa peccato ma spesso ci si indovina”! Su alcuni diari rinvenuti, a proposito dell’affondamento della nave “Rigel”, è stata addirittura ritrovata una copia del certificato di morte di Ilaria Alpi, la giornalista RAI misteriosamente uccisa il 20 marzo 1994 a Mogadiscio (Somalia) assieme al giornalista Miran Hrovatin: i due erano venuti a conoscenza di uno strano traffico di rifiuti tossici tra Italia e Somalia e per questo “fatti fuori” (e, a proposito, è stata bocciata la richiesta di archiviazione del caso Alpi-Hrovatin, facendo cadere il teorema di Taormina che, durante il governo Berlusconi…, arrivò alla fantasiosa conclusione che i due giornalisti furono uccisi in seguito ad un rapimento finito male!). anche questo inquieta… Dietro tutto ciò di nasconde anche la ‘ndrangheta, che gestisce questo traffico illecito di rifiuti e sostanze tossiche traendo vantaggi economici immensi: a proposito dell’uccisione di Ilaria Alpi, alcuni magistrati (grazie anche alle confessioni di alcuni pentiti) scoprirono dei traffici di fusti di sostanze tossiche e radioattive dirette in Somalia…
Per favorire la scoperta della verità circa lo smaltimento illecito dei rifiuti via mare è nato il “Comitato per la verità” (lanciato da Legambiente, che ha iniziato le sue denunce in merito nel 1994) costituito da magistrati, giornalisti, esponenti politici e familiari delle vittime. Alla scoperta della verità sta partecipando anche Marco Marchetti, geofisico che lavora all’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia italiano) che si occupa dell’esplorazione del sottosuolo in campo ambientale ed è consulente della commissione di inchiesta sulle ecomafie presieduta da Roberto Barbieri. Presso la sede di Roma di questo istituto c’è un gruppo di persone che si occupa dell’esplorazione geofisica del sottosuolo per individuare rifiuti tossici e discariche abusive su richiesta e in collaborazione con i Carabinieri e col Corpo Forestale dello Stato, mentre presso la sede di Portovenere (La Spezia) c’è un altro gruppo di persone che si occupa di geofisica marina. Entrambi stanno collaborando alla ricerca delle verità. Anche Marchetti ha presenziato alla presentazione del “Comitato per la verità” suggerendo di istituire un tavolo tecnico-operativo per coordinare le ricerche dei relitti delle navi scomparse, raccogliendo la maggior quantità di informazioni possibili e mettendo a disposizione le migliori tecnologie di scandagliamento dei fondali marini come i rilievi magnetici in alta risoluzione (che individuano le masse ferrose e quindi le navi), oppure i rilievi con ecoscandaglio multifascio e sonar a scansione laterale (che individuano le strutture emergenti e la morfologia dei fondali) o ancora dei robot sottomarini.
Si tratta sicuramente di un lavoro lungo e laborioso, nonché costoso, ma che si rende necessario per individuare i relitti e recuperare le sostanze tossiche che vi sono contenute, evitando un prossimo futuro sversamento in mare di queste sostanze che causerebbero dei veri e propri disastri ecologici. E certo bisognerebbe rendere molto più severi i controlli sulle navi in partenza dai porti, il che eviterebbe di imbarcare sostanze “sospette”, punendo severamente i diretti interessati e scoraggiando così eventuali nuovi carichi sospetti. Anche questa è un’impresa ardua, ma si rende necessaria per evitare di trasformare i nostri mari in discariche: non vorrei che questa cosa succedesse in merito alle migliaia di tonnellate di rifiuti che si debbono smaltire in Campania. E credo possa essere anche una bella risposta al problema dello smaltimento delle scorie radioattive rivolta a chi tanto vuole il ritorno del nucleare qui in Italia: le scorie sono un problema serio e non ho ancora capito come i sostenitori del nucleare (perché ancora non lo hanno detto!) come vogliono smaltirle (anche se mi vengono i brividi a pensare a come potrebbero essere smaltite)…

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