martedì 4 marzo 2008

SMALTIMENTO RIFIUTI: eliminiamo gli imballaggi!

È uno dei problemi maggiori che sta interessando il nostro paese: lo smaltimento dei rifiuti. Ne stiamo producendo sempre di più: 31 milioni di tonnellate lo scorso anno!!! L’emergenza rifiuti in Campania ha fatto emergere quanto di peggiore si potesse dire per risolvere questa grave emergenza. Un coro unanime di giornalisti, carta stampata e trasmissioni televisive sta martellando la popolazione con i termovalorizzatori (ricordiamolo, il termine con cui in Italia si chiamano gli inceneritori, unico caso al mondo… in fondo siamo un paese di poeti, no?). Non capisco perché nessuno parli di raccolta differenziata fatta ad hoc (con la quale si potrebbe riciclare fino all’85% dei rifiuti), degli impianti di riciclaggio (per plastica, vetro, carta, umido, metalli, legno, ecc…), delle discariche fatte secondo le normative (che, una volta ben isolate, dovrebbero così ospitare solo il 15% dei rifiuti che produciamo), del biogas che si potrebbe ottenere (come fonte di energiA rinnovabile). In realtà, tutto questo lo capisco e si tratta esclusivamente di interessi economici: ma così si nascondono alla popolazione i forti rischi alla salute derivanti sia dalle discariche non realizzate secondo normativa (con conseguente inquinamento di terra e falde acquifere) sia dei termovalorizzatori le cui polveri sottilissime (che escono dai camini sfuggendo anche ai più moderni filtri) sono pericolosissime per la salute umana con aumento dei tumori e patologie gravi. Nessuno ne parla: e tanto meno si parla della riduzione dei rifiuti che si può fare a monte, riducendo gli IMBALLAGGI dei prodotti che compriamo. Pensate che delle 31 milioni di tonnellate di rifiuti che produciamo ogni anno, quasi 13 milioni sono rappresentate da imballaggi i quali, tra il 2000 ed il 2006, sono aumentati di ben il 9% (1 milioni di tonnellate), la maggior parte delle quali finisce nelle discariche intasandole. Questo prossimo dato è ancora più inquietante: se il volume medio degli imballaggi contenuti in una borsa della spesa è pari al 5%, questo volume si tramuta poi in un bel 50% dei rifiuti in pattumiera!!! Ecco quindi che dovrebbe essere fatta una drastica riduzione degli imballaggi (assolutamente inutili) dei prodotti che compriamo: ne guadagneremmo sia in termini di protezione ambientale sia in termini economici. Ma, finalmente, qualcosa si sta movendo: il Piemonte è stata la prima regione italiana, nel 2006, a sovvenzionare un progetto con la vendita alla spina dei detersivi, e a ruota stanno seguendo altri prodotti. Così, gli Ecopoint della Crai sono provvisti di particolari organi a canne trasparenti dai quali scendono caffè, pasta, riso, legumi, spezie, caramelle, ecc.. nella quantità che si desidera da inserire in contenitori riciclabili. Il progetto “Detersivi self-service” è presente in 18 punti vendita piemontesi ed è attivo da novembre 2006: finora sono stati venduti 172.071 litri di detersivo con un risparmio di ben 101.847 flaconi (corrispondenti così a 6.11 tonnellate di plastica, 33.4 tonnellate di cartone, 17.05 tonnellate di CO2, 262.75 mwh di energia e 25.59 milioni di litri d’acqua). Infatti, il flacone si acquista una sola volta ad un prezzo di 50 centesimi di euro, lo si porta a casa e la volta successiva lo si porta dietro per riempirlo. NIENTE DI PIU’ SEMPLICE!!! Gli “Ecopoint Crai” sono finora 12 in Italia (con previsione di diventare 100 entro la fine del 2008) con vendita sfusa di detersivo, caffè, frutta secca, riso, latte, ecc… con un risparmio previsto in un anno di 750.000 confezioni e un risparmio economico per il consumatore compreso tra il 20 e il 70%!!! Altre catene stanno sperimentando lo sfuso, come la Coop, la Ipercoop e la Auchan, mentre 600 distributori di latte sfuso sono già presenti in Italia (ben 360 nella sola Lombardia). Qualcosa sta cambiando anche nella mentalità degli italiani, come sostiene Vanni Codeluppi, sociologo dei consumi all’Università di Modena e Reggio Emilia: “Nella vendita dei prodotti sfusi la spinta economica è sicuramente il motivo più forte, anche se forse c’è il fascino della nostalgia, di quando si comprava con i vuoti a rendere, quel tanto che si voleva. Con gli anni il consumatore si è fatto furbo, non si fa più sedurre come una volta dalle marche. Per questo credo che funzionino i prodotti sfusi, anche perché le grandi catene distributive diventano garanti della merce anche se non è del brand famoso o pubblicizzato”.
Potrebbe essere un’arma in più su cui puntare per convincere gli italiani a comperare sfuso: certo, i punti vendita si devono prima adeguare… E’ comunque vero che negli ultimi anni, ove la raccolta differenziata viene fatta seriamente, gli imballaggi vengono recuperati e riciclati: nel 2006, si è recuperato il 66% delle 561 milioni di tonnellate di acciaio differenziato, il 49% delle 72 milioni di tonnellate di alluminio, il 66% delle 4.470 milioni di tonnellate della carta, il 55% delle 2.852 milioni di tonnellate di legno, il 29% delle 2.090 milioni di tonnellate di plastica e il 59% delle 2.130 milioni di tonnellate di vetro. Pensate, però, alla drastica riduzione di questi milioni di tonnellate di imballaggi eliminandoli alla fonte: quindi, se abitate nei pressi di questi punti vendita approfittatene, potete dare il vostro contributo ambientale con una riduzione dei rifiuti e con un risparmio in termini di materiale prodotto, di acqua consumata, di petrolio utilizzato per la materia prima, ecc… e allo stesso tempo confidiamo nella sensibilità di tutte le catene di distribuzione nel recepire questa nuova formula…

Nessun commento: