domenica 13 aprile 2008

GLOBAL WARMING: overdose carbonica!

Ormai è fuori discussione che il clima sul nostro pianeta sta subendo un cambiamento molto rapido: si può sicuramente parlare di ciclo naturale (perché di questo si tratta) come sempre ne sono accaduti nella miliardaria (in termini di anni!) storia della Terra. Il problema è che nessuno dei precedenti cicli si è sviluppato con la velocità di quello attuale: su questo attuale cambiamento climatico ha una buona responsabilità (senza ombra di dubbio) l’attività umana che, nel corso dell’ultimo secolo, ha scaricato (e sta scaricando) in atmosfera una enorme quantità di gas serra (CO2 in primis) che stanno creando un effetto serra senza precedenti (lo dimostrano le concentrazioni di CO2 attuali mai così alte da almeno 650.000 anni, come hanno dimostrato i carotaggi effettuati sul ghiaccio del Polo Sud). Come sempre, gli scettici si fanno sentire continuando a dire che il global warming è una montatura e sempre pronti a presentare quei (pochissimi) dati in controtendenza: secondo le ultime rilevazioni, gli ultimi tre mesi (gennaio, febbraio e marzo) sono stati leggermente più freddi del normale su scala mondiale. Credo che se espongono questo è perché non hanno altre argomentazioni: il fatto che, dal 1995 la temperatura abbia continuato ad aumentare in maniera vistosa su tutto il pianeta, si commenta da solo, visto che gli anni più caldi (da quando esistono misurazioni con termometro, quindi da circa 200-250 anni) sono tutti concentrati nell’ultimo decennio…
Premesso questo, si stanno studiando vari tesi inerenti questo cambiamento climatico (global warming, termine così in voga!): intanto bisogna dire che l’andamento climatico terrestre è il risultato dell’azione di un insieme di fattori le cui dinamiche sono note solo parzialmente e, per questo, gli studi in atto vogliono indagare sulla presenza o meno di fattori che possano innescare nei prossimi decenni dinamiche i cui esiti sarebbero difficilmente prevedibili.
Attualmente l’umanità rilascia nell’atmosfera circa 8,8 miliardi di tonnellate di carbonio all’anno, delle quali solo meno della metà (3,2 miliardi di tonnellate) rimangono nell’atmosfera incrementando la CO2 già presente. Dove finisce la parte rimanente? Viene assorbita (fortunatamente) da boschi, foreste ed oceani che stanno dimostrando una capacità di assorbimento incredibile, riducendo quindi l’impatto del carbonio sul clima. Il pericolo deriva ora dalla salute di boschi, foreste ed oceani: se la temperatura media globale continuasse ad aumentare (come sta effettivamente accadendo) la loro capacità di assorbimento del carbonio (in seguito al deterioramento degli ecosistemi) verrebbe meno con conseguenze disastrose per il nostro clima. Perché?
  • foreste: un’elevata concentrazione di CO2 stimola nelle piante una crescita più rapida ma, contemporaneamente, la conseguente diminuzione di azoto nel terreno ne impedirebbe lo sviluppo futuro, innescando così una diminuzione delle distese di boschi e foreste (che sarebbero anche in pericolo per le siccità sempre più frequenti): dunque concentrazioni elevate di CO2 associate a temperature troppo alte finirebbero per sottrarre alle piante il loro ruolo di assorbimento di CO2, la quale rimarrebbe dunque in atmosfera incrementando quella (notevole) già presente;
  • oceani: la crescente quantità di carbonio assorbita dagli oceani (tramite fitoplancton) ne sta provocando la loro acidificazione. La dissoluzione della CO2 nell’acqua marina comporta un aumento della concentrazione degli ioni di idrogeno determinando un decremento del PH oceanico, l’aumento della quantità di CO2 in atmosfera intensifica tale fenomeno determinando l’interruzione dei processi di formazione delle conchiglie e dei coralli e questo avrebbe effetti assai negativi sul fitoplancton e sullo zooplancton (che rappresentano elementi fondamentali della catena alimentare). Inoltre, l’aumento termico sta diminuendo la capacità di assorbimento di carbonio da parte degli oceani in quanto la CO2 è meno solubile nell’acqua calda.

Si tratta quindi di una profonda alterazione del ciclo del carbonio, aggravato da altri fattori importanti quale il forte scioglimento dei ghiacci nell’Artico: in seguito allo scioglimento del permafrost (quel terreno rimasto ghiacciato per millenni), si potrebbero liberare in atmosfera immense quantità di CO2 e di metano rimaste imprigionate per millenni nella torba ghiacciata e questo causerebbe un aumento ulteriore dei gas serra presenti in atmosfera. Ma altri studi stanno dimostrando che si possono innescare anche altri fenomeni, tutti in gradi di liberare ulteriore CO2 in atmosfera.
Si tratta quindi di una serie di fenomeni innescati dall’effetto serra e dal conseguente riscaldamento globale che, a loro volta, andrebbero ad aumentare le quantità di gas serra presenti in atmosfera, aggravando ulteriormente l’effetto serra stesso: un po’ come il gatto che si mangia la coda…
Lo ripeto, si tratta di studi che forniscono delle spiegazioni parziali e che possono essere oggetto di correzione: tuttavia, forniscono risultati piuttosto attendibili e che indicano non dati certi sull’aumento della temperatura ma una linea di tendenza di aumento che è davvero preoccupante. Le profonde alterazioni del ciclo del carbonio in corso (la cosiddetta “OVERDOSE CARBONICA”), e quelle che si prospettano ancora più drammatiche per il futuro, ci indicano che il clima del nostro pianeta sarà sottoposto ad un cambiamento sempre più intenso e veloce con ripercussioni gravi sulla vita del nostro pianeta. Nessuno sa con certezza se questo accadrà, le basi tuttavia ci sono e forse siamo ancora in tempo per rimediare…

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