domenica 18 maggio 2008

AMBIENTE e BIODIVERSITA’: estinzioni record!

L’allarme arriva dal rapporto “2010 and beyond: rising to the biodiversity challenge” elaborato dal WWF e pubblicato in questi giorni: si stanno verificando estinzioni record tra le biodiversità e questo comporterebbe problemi molto seri per il futuro come carestie, mancanza d’acqua ed epidemie in funzione della conseguente distruzione del territorio in seguito alla scomparsa progressiva delle biodiversità.
In base a tale rapporto, si è scopre che l’IPV (Indice del Pianeta Vivente) è in costate discesa dal 1970 ad oggi: da 1 qual’era nel 1970, questo valore è sceso fino a 0.725 in questi ultimi anni (per gli uccelli tale valore è sceso da 1 a 0.861, per le specie marine da 1 a 0.788, per le specie terrestri da 1 a 0.749 e per le specie di acqua dolce da 1 a 0.678). Che cos’è l’IPV? L’Indice del Pianeta Vivente può essere definito come l’andamento delle popolazioni delle specie viventi, ovvero la loro variazione numerica nel tempo, e permette di capire lo stato di salute delle biodiversità. Per arrivare alla valutazione di questo IPV, sono state prese in esame 4.000 popolazioni di vertebrati tra 302 specie di mammiferi, 241 di pesci, 83 di anfibi e 40 di rettili.
James Leape, direttore generale del WWF International, spiega: “La biodiversità è il pilastro della salute del nostro pianeta ed ha un diretto impatto sulle nostre vite. Lasciare che essa si riduca significa che milioni di persone avranno presto a che fare con mancanza di cibo, pestilenze e scarsità di acqua. E nessuno deve pensare che ne sarà immune. Minore biodiversità, infatti, significa un minor numero di piante da cui estrarre medicine, maggiore vulnerabilità ai grandi disastri ambientali e maggiori effetti legati al riscaldamento globale”.
La responsabilità di questa grave situazione è imputabile all’uomo e alle sue attività: esso ha trasformato ben l’80% delle terre emerse, causando una perdita profonda degli ambienti naturali che sono stati più o meno trasformati e spesso frammentati (infatti la frammentazione di un ecosistema è grave quanto la sua trasformazione: basti pensare alla frammentazione delle foreste tropicali, in seguito alla costruzioni al loro interno di strade o alla creazione di pascoli). Come dice Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia (http://www.wwf.it), servirebbe che la politica prendesse atto che la diminuzione delle biodiversità è un grave problema per il nostro territorio, oltre che un problema globale.
Tornando ai dati del rapporto WWF, si scopre che:

  • l’IPV degli uccelli si è ridotto del 30% dal 1995 al 2005: in particolare, l’avvoltoio egiziano (neophron percnopterus) sta scomparendo in seguito alla perdita del suo habitat naturale in Africa e nel sud dell’Europa;
  • l’IPV delle specie marine è sceso del 28% dal 1995 al 2005: in particolare, il pesce chitarra (rhinobatos horkelii) è diminuito di ben il 96% dal 1984 al 1994 a causa della distruzione del suo habitat naturale lungo le coste del Brasile;
  • l’IPV delle specie terrestri è sceso del 25% dal 1970 al 2008: recentemente, anche l’orso bianco è entrato tra le specie in via di estinzione, a causa della forte alterazione delle zone artiche ove vive;
  • l’IPV delle specie di acqua dolce è sceso del 29% dal 1995 al 2005, ma in forte calo sono anche i rettili (-25%) e gli anfibi (25%).

In totale, la diminuzione media della popolazione delle specie viventi sull’intero pianeta è stata di ben il 27% begli ultimi 35 anni. Le proiezioni non sono certo confortanti: se la situazione dovesse continuare così (e, purtroppo, credo continuerà così…) la vita sulla Terra potrebbe raggiungere uno stadio assai pericoloso per la propria sopravvivenza nell’arco di 50-70 anni.
E, sempre dal rapporto WWF, emerge l’ECOLOGICAL FOOTPRINT, ossia l’impronta dell’uomo sull’ambiente che misura la richiesta dell’uomo alla biosfera per produrre risorse a lui necessarie per la sopravvivenza. Prendendo come valore di base 1 quello in cui la richiesta dell’uomo è esattamente quella che la biosfera è in grado di offrirgli, nel 1961 tale valore era pari a 0.50 (ovvero l’uomo chiedeva alla biosfera metà di quello che c’era a disposizione) mentre oggi è di 1.25 (quindi la biosfera non è più in grado di soddisfare completamente le esigenze dell’uomo). Il costante aumento della popolazione sul pianeta e lo sviluppo frenato delle società porterà ad una continua richiesta di materia alla biosfera, devastandola completamente.
Sono 5 le cause principali di questo forte calo delle biodiversità: il cambiamento climatico, l’inquinamento, la distruzione degli habitat, la diffusione delle specie invasive e non autoctone, l’eccessivo sfruttamento di alcune specie. Proprio dal 19 al 30 maggio 2008 si terrà a Bonn un incontro internazionale sulla biodiversità, nel quale gli Stati partecipanti dovranno prendere serie decisioni per salvaguardare queste biodiversità, anche se forse è tardi per correre ai ripari. Il cerchio si sta chiudendo, l’uomo è rimasto miope di fronte agli allarmi lanciati dagli ambientalisti negli ultimi anni e la natura presto farà il suo corso…

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