giovedì 30 ottobre 2008

GOVERNO BERLUSCONI: torna l’archeo-condono…

Nell’ultima campagna elettorale della scorsa primavera, Berlusconi (leader del PDL e poi eletto Presidente del Consiglio) promise che mai nessun condono sarebbe stato attuato nel corso del suo governo. Ed invece ecco qua un bel condono: l’archeo-condono!
L’onorevole del PDL Gabriella Carlucci ha infatti presentato due versioni di uno stesso emendamento, la n° 2076 e la n° 2077, chiamato “Riemersione di beni culturali in possesso di privati”: si tratta di una riedizione di quello che era già stato a suo tempo chiamato “archeo-condono”, ovvero l’emendamento n° 5119 proposto nel 2004 dall’onorevole Gianfranco Conte, dalla stessa Gabriella Carlucci e da alcuni altri deputati, poi ritirato, ripresentato come emendamento n° 30.068 nella Finanziaria 2005 ma sconfitto anche grazie al voto contrario di esponenti dello stesso governo Berlusconi, tra cui il ministro dei Beni Culturali Giuliano Urbani e il sottosegretario all’Economia Giuseppe Vegas. Ieri ne ha parlato anche Salvatore Settis sul quotidiano La Repubblica.
Ma cosa dice questo emendamento riproposto dall’onorevole Carducci? Cita: “I privati possessori o detentori a qualsiasi titolo di beni mobili di interesse archeologico antecedenti al 476 d.C., non denunciati né consegnati a norma delle disposizioni del Codice dei Beni Culturali, ne acquisiscono la proprietà mediante comunicazione alla Soprintendenza competente per territorio”. Naturalmente, per facilitare ulteriormente le cose ai fortunati possessori, non servirebbe nessuna documentazione particolare per attestare la provenienza del bene che si possiede, ma basterebbe fare una dichiarazione che attesti il possesso o la detenzione in buona fede e pagarne le spese di catalogazione (spese che, tra l’altro, si pagheranno non in base al valore storico, artistico o archeologico del bene, ma in base al numero dei beni che sono oggetto della dichiarazione, e potrebbero variare da € 300 ad € 10.000!!!)!!! Scusate i punti esclamativi, ma è davvero incredibile. Ma c’è di più (come se questo non fosse già troppo): escludendo solo quei beni per i quali la Soprintendenza dichiari che si tratti di oggetti di particolarissimo interesse culturale, tutti gli altri (cito) “possono essere oggetto di attività contrattuale a titolo gratuito o oneroso, e la loro circolazione è libera, in deroga alle disposizioni del Codice dei Beni Culturali”, e ciò varrebbe sia per la circolazione all’interno del nostro paese che all’esterno!!!
Si tratta praticamente dell’esatta riedizione dell’emendamento proposto nel 2004, in occasione del quale il senatore Giuseppe Vegas (allora sottosegretario all’Economia) disse che si trattava di una “sanatoria per i tombaroli”, mentre l’onorevole Gioacchino Alfano era preoccupato del fatto che questa norma avrebbe incentivato il saccheggio del sottosuolo alla ricerca di reperti sui quali poi dichiarare legittima appropriazione.
Questo è infatti il grave pericolo che comporterebbe questo emendamento, ovvero un commercio "legale" di reperti archeologici: si sanerebbero migliaia di reati per il possesso (fino a quel momento) illegale di beni di valore storico-archeologico e ciò permetterebbe a collezionisti, trafficanti di antichità e mercanti disonesti a vendere in Italia e all’estero i “loro” beni archeologici ricavandone immense somme di denaro e, allo stesso tempo, privando i musei del nostro paese delle testimonianze della sua millenaria storia.
Questo emendamento potrebbe far saltare quel processo, iniziato alcuni mesi fa e fortemente voluto dal Ministero dei Beni Culturali, che sta consentendo la restituzione ai musei italiani di numerosi beni storici e archeologici da parte di musei stranieri. Si tratta di un processo al quale hanno speso molte fatiche anche la magistratura, l’Avvocatura dello Stato e i Carabinieri, che per molto tempo si sono battuti per far prevalere quel principio secondo il quale qualsiasi bene archeologico è di pertinenza dello Stato. Se passasse l’emendamento, si aprirebbe in Italia un’immensa caccia al tesoro: tanto basterebbe fare una dichiarazione di “possesso in buona fede”, pagare qualche euro e rivendere il proprio bene a cifre immensamente superiori. Tra l’altro, l’emendamento prevederebbe che il Ministero dei Beni Culturali è obbligato per legge ad “assicurare la più sollecita ed ampia diffusione della conoscenza della presente legge presso l’opinione pubblica, avvalendosi anche dei mezzi di comunicazione di massa”: ma vi rendete conto, è pazzesco!!!
Sono proprio curioso (e, soprattutto, preoccupato…) di vedere cosa farà il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi in occasione della votazione che si terrà su questo emendamento: voterà contro il proprio esecutivo per il bene della storia del nostro paese?

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