AMAZZONIA: 20 anni dalla morte del “Chico”
Sono passati 20 anni dalla sua morte ed ora Lula, il presidente del Brasile, ha voluto ricordarlo visto che il partito che fondò allora (il PT, Partido do Trabalhadores) oggi è al governo: il quotidiano New York Times ha infatti sostenuto che le politiche ambientali del governo Lula si rifanno al “testamento ambientale” lasciato da Mendes.
Il 20° anniversario della morte di Mendes cade in un periodo in cui la distruzione della foresta amazzonica è tornata purtroppo ad aumentare, dopo alcuni anni di diminuzione: da luglio 2007 ad agosto 2008 è stata disboscata una superficie di ben 12.000 kmq (quanto lo stato del Libano), con un incremento del 3.8% rispetto al periodo precedente! Proprio per questi dati, è nata una accesa polemica parlamentare che ha portato alle dimissioni (avvenute la scorsa estate) del Ministro dell’Ambiente Marina Silva, tra l’altro “ex siringueira” nonché amica e allieva del Chico. Al suo posto è arrivato Carlos Minc, il quale si è impegnato ad invertire questo inquietante trend negativo: si è posto infatti l’obiettivo di ridurre la distruzione della foresta amazzonica del 70% nei prossimi 10 anni e di contenere le emissioni di gas nocivi (che per un 75% sono una conseguenza proprio del disboscamento). Lo scopo del governo brasiliano è quello di mettere pressione sia agli Stati Uniti sia all’Unione Europea per aumentare sensibilmente i contributi dei paesi ricchi atti a finanziare la conservazione dell’Amazzonia, vero e proprio polmone verde del nostro pianeta, oltre che buon regolatore del clima terrestre. Proprio nei prossimi giorni il presidente francese, Nicolas Sarkozy, sarà in visita ufficiale in Brasile e quindi verrà messo al corrente di questa iniziativa del Ministro dell’Ambiente brasiliano, sperando quindi di ottenere dei fondi per il programma internazionale in difesa dell’Amazzonia: la Norvegia si è già impegnata in questo progetto ed ha stanziato ben un miliardo di dollari per i prossimi 7 anni!
Gli ambientalisti apprezzano l’iniziativa del governo brasiliano ma, essendo molto pratici, esprimono forti dubbi sulla riuscita dell’operazione proprio per il modello di sviluppo dello Stato brasiliano che non va di pari passo con la protezione della foresta: infatti, con questo modello di sviluppo (evidentemente sbagliato) ci vorranno sempre più terre coltivabili (sia per le colture alimentari che per soddisfare la produzione di biocarburanti) nonché terreni da adibire ad allevamento. Certo, Lula continua a dire che “per i biocarburanti serve l’estratto della canna da zucchero e la canna da zucchero non cresce in Amazzonia”: ha ragione, ma sempre più campi al di fuori dell’Amazzonia (prima adibiti a colture alimentari) vengono adibiti alla coltura della canna da zucchero, pertanto serviranno altri terreni per le colture alimentari, terreni che dovranno per forza essere sottratti all’Amazzonia. Almeno finché resta questo modello di sviluppo attuato da Lula… Modello che però potrebbe portare (il rischio è molto alto) alla distruzione completa della foresta amazzonica: avvenuto questo, che succederà?
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