PARCHI NAZIONALI E LE LOBBY…
Partiamo come sempre dai dati: ci sono oggi in Italia 23 parchi naturali nazionali (il 24° era stato istituito nel 1998 in Sardegna, tra il Golfo di Orosei ed il massiccio montuoso del Gennargentu, solo che non è mai nato e nel 2008 una sentenza del TAR l’ha cancellato): sembrerebbe una cifra elevata, tuttavia numerosi paesi europei hanno un numero ben più elevato di parchi nazionali e soprattutto una maggiore superficie protetta. Se poi consideriamo la vastità e la varietà dei paesaggi e degli ambienti italiani, beh allora dovremmo essere i primi in materia. Invece… Arriviamo al tasto dolente dei finanziamenti: l’ultimo governo Prodi aveva stanziato per i parchi nazionali 70 milioni di euro, poi la successiva Finanziaria del governo Berlusconi ha cancellato ben 22 milioni di fondi, e sono annunciati altri tagli… Vogliamo infine parlare dell’attuale Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo: a lungo è stato criticato (giustamente) il precedente ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio per la sua incompetenza, ma francamente ora siamo andati in peggio! Ha ragione Angelo Bonelli, neopresidente dei Verdi, quando afferma che l’attuale ministro vuole piazzare i “suoi” negli enti di gestione dei parchi naturali (ci aveva già provato pochi mesi fa con le Commissioni Via, Vas, Covis e Ippc ma il TAR le ha dato, giustamente, torto): purtroppo anche Lei, come tutti i ministri del PDL, ha una visione dell’amministrazione del nostro Paese che è incentrata sul potere, sul favorire, sul “piazzare qualcuno”, ed è proprio questo che non va nel nostro paese. Dovremmo eleggere dei ministri che governano per il bene del nostro paese e non per il bene/interessi propri o di qualcuno a loro vicino, perché questo da troppo tempo sta succedendo. Questo porta inevitabilmente alla deriva, così come sta accadendo ai parchi naturali: i finanziamenti sono sempre meno, ma gli enti che gestiscono questi parchi per garantirne la sopravvivenza sono costretti (ahimè) a ricorrere ad altre fonti di guadagno che sono contrarie ai principi di salvaguardia dell’ambiente.
È l’esempio della Duna di Lesina (in provincia di Foggia), una sottile striscia di terra lunga 20 km che divide il Mare Adriatico dalla Laguna di Lesina, all’interno del Parco del Gargano: si tratta davvero di un piccolo paradiso naturale, chiamato anche Bosco Isola visto che è tutto un susseguirsi di lecci, salici, eriche, corbezzoli e macchia mediterranea in genere popolata da testuggini, 70 specie di uccelli che si riproducono (tra cui l’airone rosso e il tarabuso che qui nidificano) e le anguille. Si tratta dell’area più protetta d’Europa: vi sono state attribuite tutte le sigle possibili in materia di protezione ambientale (sic, ate, iba, zps, zona A, ex-legge 1939 ovvero sito di importanza comunitaria, zona a protezione speciale, important bird area, vincolo paesaggistico ed idrogeologico, ecc…): praticamente non si può toccare nulla, giustamente, visto l’importanza ambientale dell’area. Ed invece sapete cosa accadrà? All’interno dell’area verrà realizzato addirittura un villaggio turistico: si chiamerà “Ecovillaggio”, ma alla faccia della protezione ambientale consiste in 80 strutture abitative, 200 posti letto, parcheggi, 5 corpi accessori per sala convegni, reception, ristoranti e centri servizi, oltre ad un ettaro di pannelli solari ed un contorno di pale eoliche, per un totale di ben 19.430 mc!!! INCREDIBILE!! Ma c’è di più: è già in previsione la realizzazione di altre due lottizzazioni turistiche attorno a questo villaggio, ovvero “Tenuta del Gargano” (nell’agro di Cagnano Varano a 300 metri dall’area protetta) e “Lesina Due” (a 100 metri dall’area protetta), per un totale di 330 villette ed un campo da golf per 3.167 nuovi residenti!!! E, naturalmente, per completare il tutto è prevista anche la realizzazione di tre porti turistici…
Ma com’è possibile tutto questo? La realizzazione di queste strutture comporterà la distruzione di migliaia di mq di area ora ricoperta di vegetazione, con la conseguente distruzione di un habitat unico al mondo, la realizzazione di nuove strade con conseguente forte inquinamento atmosferico ed acustico, la modifica del clima locale, il rischio di inquinamento delle acque lacustri e marine, la realizzazione di una rete fognaria per lo smaltimento dei liquami (dove andranno?). Mi domando ancora: com’è possibile? L’unica spiegazione è il denaro: il denaro nella prima fase (pensate a quanti oneri di urbanizzazione e costo di costruzione incasserà il Comune…) e il denaro nella seconda fase (quello che incasseranno le ditte che gestiranno l’area: certamente, un’ottima operazione di marketing…). C’è purtroppo un problema nell’attuale legislazione di tutela dei parchi: la legge-quadro 394 sulle aree protette, promulgata 18 mesi fa e ideata da Fulco Pratesi (ex presidente del Wwf e e del Parco Nazionale d’Abruzzo) prevede che i parchi devono diventare economicamente produttivi, e forse è qui il guaio, perché ne approfittano i diretti interessati (i proprietari, ovvero i Comuni e i privati): negli USA, ad esempio, non è così, visto che le aree protette sono interamente di proprietà del demanio e quindi non si possono toccare. In Italia, invece, gli uffici tecnici dei parchi badano di più a strade, parcheggi ed opere di urbanizzazione che alla conservazione della natura. E pensare che l’area protetta italiana è la minima parte dell’intero territorio nazionale: è proprio necessario costruire in queste aree? Non si può costruire dove si può costruire? Ma no, volete mettere come si vendono le villette in un’area immersa nella natura…? INQUIETANTE, OLTRE CHE SCANDALOSO! È proprio il paese delle lobby, non possiamo definirlo altrimenti il nostro, anche perché sennò saremmo volgari…
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