martedì 29 ottobre 2013

Energia italiana: NO TRIV e GEOTERMIA

Traggo spunto da un articolo di Riccardo Bocca intitolato “Arrivano i NO TRIV” pubblicato sul settimanale L'Espresso del 3 ottobre 2013 e da un articolo di Alex Saragosa intitolato “Sotto l'Italia una miniera di energia: verde, gratis e poco sfruttata” pubblicato sull'inserto “Il Venerdì” del quotidiano la Repubblica del 27 settembre 2013. 
Sull'articolo di Riccardo Bocca c'è la denuncia dell'apertura di centinaia di impianti per estrarre gas e petrolio dal fondo del mare italiano, anche in aree preziose da un punto di vista ambientale. Tutto parte da un annuncio di qualche settimana fa del Ministero dello Sviluppo Economico il quale informa che le aree marine perforabili sono state diminuite: effettivamente è previsto che tali aree saranno diminuite, con un superficie di 139.000 kmq rispetto ai precedenti 255.000. Sarebbe una “buona” notizia, se non che si scopre che lo stesso Ministero non è intervenuto sullo sciagurato effetto sanatoria del Decreto n° 83/2012 col quale le compagnie petrolifere sono state autorizzate a perforare, dopo il Mare Adriatico, anche aree marine preziose come Pantelleria, alcuni tratti del Canale di Sicilia e il Mar Ionio!!! E' per questo che si sono fatti sentire comitati contro le trivellazioni in aree marine preziose e varie associazioni, tra cui il Comitato NO TRIV (http://notriv.blogspot.it/) e il WWF Italia (http://www.wwf.it/). Quest'ultimo ha compilato il dossier “Trivelle in vista: mappa aggiornata del rischio piattaforme off-shore nei mari italiani” dal quale si scopre che l'Italia è lo Stato del Mediterraneo più a rischio per inquinamento in mare da idrocarburi, visto che ha anche il primato di avere ben 14 principali porti petroliferi e 17 raffinerie... Senza dimenticare che ci sono già 104 piattaforme attive nei nostri mari, nonché 67 "concessioni di coltivazione" sparse su un'area di 9.000 kmq di mare con 335 pozzi a gas e 61 pozzi a petrolio (oltre a 30.800 kmq di mare interessati da tre istanze di permesso di prospezione - fase di studio prima delle trivellazioni - e 14.500 kmq di mare inclusi nelle istanze di permesso di ricerca)! Il bello è che da tutti questi pozzi si estrae solo una piccolissima quantità di gas e petrolio: per quanto riguarda il gas, l'Italia ha un fabbisogno annuo di 80 miliardi di mc standard mentre dai pozzi se ne estraggono appena 6; e per quanto riguarda il petrolio, l'Italia ha un fabbisogno di 70 milioni di tonnellate e dai pozzi se ne estraggono appena 473 mila.... Ha senso tutto ciò? Mettere a rischio un patrimonio naturalistico che tutto il mondo ci invidia, per l'estrazione di esigue quantità di idrocarburi che non risolvono affatto il problema energetico del nostro Paese? E poi c'è la beffa economica: secondo la legge italiana le compagnie petrolifere (anche straniere) possono estrarre fino ad 80 milioni di mc standard di gas cadauna senza pagare un solo euro allo Stato italiano (per il petrolio la quantità limite è di 50 mila tonnellate)... 
Dice Dante Caserta, presidente del WWF Italia: “E' questo il tipo di sviluppo che vogliamo rincorrere? E soprattutto: perchè insistere in questa direzione, se è appurato che nuoce all'ambiente e non genera benefici per la collettività?”. E' qui che mi collego all'articolo di Saragosa, dedicato alla geotermia (http://it.wikipedia.org/wiki/Energia_geotermica, http://it.wikipedia.org/wiki/Geotermia e http://www.unionegeotermica.it/). Energia geotermica che nel 1958 siamo stati i primi al mondo ad utilizzare e che per decenni siamo stati i primi come potenza installata. Il problema è che negli anni l'Italia non ha più puntato su questa forma di egergia, che da 20 anni è bloccata su una potenza installata di 800-900 megawatt, ormai superata da USA, Filippine, Indonesia e Messico, mentre ci stanno raggiungendo Turchia, Cile, Kenya e Nicaragua... 
Certo, si tratta di un'energia la cui estrazione presenta ancora delle difficoltà: ma allora perchè non impegnare delle risorse pubbliche per migliorare l'estrazione di tale tipo di energia, assolutamente pulita, evitando di trivellare i fondali marini ed inquinare i nostri mari? Come in (quasi) tutto, la responsabilità maggiore è di questa incredibile e deprimente classe politica, che non sta altro che DISTRUGGENDO il nostro Paese, sotto ogni punto di vista...

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