mercoledì 23 ottobre 2013

L'ultimo assalto alle AREE VERDI italiane

Traggo informazioni allarmanti da un articolo di Margherita D'Amico pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 21 ottobre 2013: trivellazioni, impianti a biogas, caccia, pale eoliche, commercio di fauna, cave ed elettrodotti sono i pericoli che incombono sui nostri parchi naturali, denunciati dalle maggiori associazioni ambientaliste ed animaliste. 
Partiamo da un pò di numeri. In Italia ci sono oggi 871 aree protette: 24 parchi nazionali, 30 aree marine protette, 147 riserve naturali, 134 parchi regionali, 365 riserve regionali e 171 aree protette regionali (http://www.parks.it). Per quanto riguarda i nostri parchi nazionali, la loro estensione è di 820.000 ettari, le piante in essi presenti assorbono ogni anno 145 milioni di tonnellate di CO2, in essi vi sono ben 57.000 specie animali (pari ad 1/3 di tutte quelle europee!) nonché 5.600 specie floreali (pari a ben il 50% di quelle europee, e di queste il 13,5% è endemico con una notevole diversità di ambienti e paesaggi!!). Per quanto riguarda invece le nostre aree protette, esse hanno una superficie complessiva di 3.212.000 ettari a terra e 2.853.000 ettari a mare, su 658 km di costa. A tale settore vengono annualmente destinati 250 milioni di euro, di cui 70 milioni dal Ministero dell'Ambiente e 180 milioni dalle Regioni: settore che da occupazione a circa 100.000 persone, di cui 10.724 nelle aree protette e 88.300 nell'indotto. Si tratta di numeri davvero importanti, ma d'altronde il nostro paese ha un patrimonio naturalistico che non ha eguali nel mondo, questo lo possiamo dire con fierezza. Dovrebbero bastare questi numeri per pensare che questo patrimonio naturalistico sia al sicuro, ma così non è e i pericoli sono quelli indicati ad inizio articolo: la preoccupazione deriva da una procedura d'urgenza votata qualche settimana fa dal Senato che sembra voglia apportare modifiche sostanziose alla Legge n° 394/91, l'unica legge in vigore in Italia dedicata alla tutela delle aree naturali protette (assieme alla Legge n° 157/92 che regolamenta la fauna selvatica e l'attività venatoria). È per questo che sono insorte le varie associazioni del settore: Cts, Fai, Italia Nostra, Lipu, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club italiano, WWF Italia, Enpa e Lav, tutte contrarie ad una riforma sommaria della legislazione esistente: una revisione ci potrebbe anche stare, nel senso però di una maggiore tutela di tali aree. Al contrario, invece, si vuole sfruttare le risorse presenti all'interno di tali aree considerando tale sfruttamento come la soluzione ottimale per gestire le aree stesse, e attraverso l'imposizione di dazi i parchi ripagherebbero da sé la loro manutenzione!!! Permettimi di dire: una FOLLIA!! Nei disegni di legge (bipartisan, PDL e PD...) si propongono lo sfruttamento, previo canone, di suolo, acqua e fauna nelle aree protette, nuovi pontili, coltivazione di idrocarburi, prospezione ed estrazione di petrolio, uccisione e vendita di animali... Tra l'altro pochi mesi fa il Consiglio di Stato, per un mero vizio di forma, ha clamorosamente cancellato lo status di aree protette per i siti della rete Natura 2000 riconosciuti dall'Europa: pertanto in Italia le aree protette comunitarie non sono tali!!! 
Ha ragione Annamaria Procacci, consigliere nazionale dell'Enpa, quando afferma che si è di fronte ad una sbalorditiva visione economistica del territorio protetto e che, dimenticando la priorità di preservare la natura e la biodiversità, non si affrontano quelli che in effetti sono i punti critici dell'attuale legislazione in materia ovvero la scarsità di finanziamenti, le nomine fortemente politicizzate e la subordinazione alle logiche territoriali, punti critici che secondo gli esponenti del Parlamento italiano si risolvono promuovendo sfruttamenti dal fortissimo impatto ambientale. Ma in che mani siamo? Come si può pensare ad una cosa del genere, per un patrimonio naturale che tutto il mondo ci invidia? Sono assolutamente senza parole.

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