giovedì 31 ottobre 2013

Turismo al Sud: l'effetto Pompei non basta più

Si intitola proprio “L'effetto Pompei non basta più, il turista straniero dimentica il Sud” l'articolo di Luisa Grion pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 28 ottobre 2013. Ecco i numeri, allarmanti, relativi al turismo storico-culturale al Sud Italia: il 48% dei monumenti italiani è al Sud Italia ma produce solo il 24,8% dei redditi complessivi (infatti su 113 milioni di euro incassati all'anno dai monumenti italiani, solo 28 arrivano dal Sud Italia); di questi introiti del Sud ben il 75% deriva da Ercolano, Pompei e Reggia di Caserta, mentre il restante 25% arriva dagli altri monumenti sparsi per tutto il Sud; un visitatore su tre entra gratis in tali monumenti (mediamente il 35% a livello nazionale, ma che sale al 42% al Sud); negli ultimi 15 anni le presenze nei siti culturali del Sud Italia sono rimaste invariate mentre sono aumentate del 30% a livello nazionale; l'industria culturale produce al Sud poco più di 12 miliardi di euro in valore aggiunto, mentre sono ben 27 nel solo Nord-Ovest; nel 2012 in Calabria sono arrivati 220.000 stranieri mentre in Lombardia ne sono arrivati addirittura 20 milioni!! 
Sono dati davvero allarmanti se consideriamo il potenziale storico-culturale che ha il Sud Italia: già a livello nazionale non siamo tanto capaci di far sfruttare questo immenso patrimonio storico-artistico-culturale. Ora, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, questo settore dovrebbe essere uno di quelli per rilanciare la nostra economia, e invece... Stefano Boeri, ex assessore alla cultura di Milano nonché architetto ed urbanista, intervistato sempre per il quotidiano la Repubblica da Annarita Briganti, sostiene che il patrimonio storico-culturale del Sud Italia è a pezzi innanzitutto per la presenza maggiore di criminalità rispetto ad altre aree del Paese, ma soprattutto per l'assenza di una regia pubblica e di interlocutori solidi ed affidabili, e questo rende la gestione di tale patrimonio drammatica, soprattutto per la mancanza di servizi ed attrezzature. Ha ragione quando sostiene che la cultura produce valore solo se lo Stato non delega il suo ruolo (vedi l'esempio dei privati che finanziano il restauro di alcuni monumenti). In questo fa buona scuola la Regione Puglia, all'avanguardia nell'aver trasformato il suo paesaggio in bene culturale, e infatti sta dimostrando come ogni euro investito in cultura si moltiplica. 
Diceva (e credo pensi tuttora) il buon Giulio Tremonti che “Con la cultura non si mangia”: ahimè, ha torto pieno, visto l'enorme mole di lavoro che può creare l'immenso patrimonio storico-artistico-culturale-ambientale che abbiamo. Con la cultura si mangia eccome, potrebbe anzi essere uno dei volani per rilanciare questa stagnante economia. Continuo a chiedermi: ma in che mani siamo stati (e siamo tuttora)?

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