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lunedì 23 maggio 2016

Ecco il nuovo connubio ARTE – MODA

Ebbene sì, la famosa catena di abbigliamento OVS ha lanciato la collezione “Arts of Italy”, con l'obiettivo di rendere omaggio all'arte italiana meno conosciuta. La linea, uscita online lo scorso 19 maggio e nei negozi il 20, è composta magliette, pantaloni e capi vari che si ispirano, nei dettagli e nei colori, ad una decina di chiese e monumenti italiani che rappresentano capolavori di grande bellezza artistica ma poco conosciuti dal grande pubblico. Sui capi di abbigliamento figurano così le opere d'arte meravigliose che potete visionare al link http://artsofitaly.ovs.it/works
Tra l'altro “Arts of Italy” avrà anche un cotè cinematografico, grazie ad un concorso (che ha avuto anche l'approvazione del ministro dei Beni Culturali), con filmati (della durata di 30 o 60 secondi) che avranno come tema la bellezza italiana: una giuria selezionerà i migliori che saranno poi premiati alla 73° Mostra del Cinema di Venezia.

venerdì 4 dicembre 2015

Dimore storiche e... conti pubblici

In Italia, lo sappiamo bene ormai, abbiamo un immenso patrimonio storico-artistico-culturale, senza eguali nel mondo: in questo patrimonio ci sono ben 31.000 dimore storiche vincolate dallo Stato, che potete consultare nel sito dell'ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane, http://www.adsi.it/). Ebbene, recentemente tale associazione ha effettuato un censimento presso i proprietari di tali dimore e, alla domanda se avrebbero effettuato lavori di restauro conservativo o di ristrutturazione a fronte della possibilità di una elevata detrazione fiscale della spesa, ben l'87,3% ha risposto di si! L'84,8% ha risposto "si" se la detrazione fosse applicata alla sola sistemazione delle facciate di tali dimore storiche. 
È stato su questi dati che la Fondazione Bruno Visentini (http://www.fondazionebrunovisentini.eu/) ha elaborato, assieme a Luciano Monti (coordinatore dell'Osservatorio economico-internazionale), una stima secondo la quale se fossero applicate le suddette detrazioni fiscali i proprietari delle dimore storiche spenderebbero 33 miliardi di euro in dieci anni per lavori di manutenzione, che porterebbero un extragettito potenziale IVA per lo Stato di almeno 1 miliardo di euro se i lavori di recupero fossero incentivati per i prossimi 5 anni. Un emendamento alla recente Legge di Stabilità, condiviso dall'ADSI, prevede una spesa massima detraibile di 200.000 euro ed un'aliquota di detraibilità del 75%, per tale tipo di lavori. Secondo lo studio effettuato, l'extragettito IVA deriverebbe da due parti: circa 300 milioni di euro dall'incremento del fatturato delle imprese che effettuano i lavori di recupero e 700 milioni di euro dalla valorizzazione dell'immobile (calcolato in percentuali che vanno dall'1,7 al 2,2% in base alle tipologie di dimora storica quali palazzi, castelli, rocche, torri, ville, ecc...). Sempre secondo lo studio, l'indotto stimato per effetto del moltiplicatore dei beni culturali, potrebbe essere di ben quasi 15 miliardi di euro.
Spero vivamente che l'emendamento possa essere approvato definitivamente dal Governo: sarebbe un'ottima opportunità per recuperare il preziosissimo patrimonio storico del nostro Paese e per contribuire a risanare i conti pubblici...

mercoledì 11 novembre 2015

Sulle orme dei FARNESE

Si intitola proprio così l'articolo di Stefano Aluffi Pentini pubblicato sulla rivista “Ville e giardini” nel numero 10/2015, dedicato alle dimore storiche dei Farnese presenti nel Lazio. Ne scrivo anch'io per portare alla luce un'altra parte dell'immenso patrimonio storico-artistico del nostro Paese, che spesso viene dimenticato. 
La famiglia Farnese fu un'influente famiglia del Rinascimento italiano, governò il Ducato di Parma e Piacenza tra il 1545 e il 1731 e il Ducato di Castrodal 1537 al 1649. Tra i suoi membri più importanti si ricordano papa Paolo III (fondatore del ducato), Pier Luigi Farnese (primo duca di Parma), Alessandro Farnese (governatore dei Paesi Bassi spagnoli) e Elisabetta Farnese (regina consorte di Spagna). Farnese è una famiglia di antichissime origini stanziata in un primo tempo in un territorio conosciuto con il toponimo di Farnetum (termine che molto probabilmente sta alla base del casato, significa "querceto" in latino). Per approfondimenti https://it.wikipedia.org/wiki/Farnese
Per far conoscere questo bel patrimonio, la Sezione Lazio dell'Associazione Dimore Storiche Italiane (http://www.adsi.it/) ha organizzato gli scorsi 24-25 ottobre le cosiddette “Giornate Farnesiane”, nelle quali è stato possibile visitare alcune dimore storiche dei Farnese presenti nell'Alto Lazio. E' stato così possibile visitare le rovine della splendida capitale del Ducato di Castro (distrutta nel 1649 da Innocenzo X), ripercorrere i sentieri della “Cartagine della Maremma” (http://www.tusciaweb.eu/2015/04/benvenuti-nelle-affascinanti-suggestive-rovine-castro/), la Rocca Farnese di Ischia di Castro (prima residenza farnesiana ancora esistente, https://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_di_Ischia_di_Castro), il Castello Orsini di Vasanello (residenza di Giulia Farnese, http://www.castellodivasanello.it/intro.html), il Castello di Carbognano (anch'esso dimora di Giulia Farnese, http://www.carbognanonline.it/html/il_castello_farnese.html), la Rocca di Capodimonte (con bellissimo giardino pensile, http://www.roccafarnese.it/), il Castello Ruspoli di Vignanello (con un enorme giardino all'italiana, il più antico d'Italia ancora esistente, http://www.ilparcopiubello.it/index.php/park/dettaglio/6), il Palazzo del Drago di Bolsena (http://www.movemagazine.it/evento/palazzo-drago-bolsena-archeotuscia/), il Castello di Valentano (http://www.valentano.org/it/home-it/visita/rocca-e-castello-farnese), il Palazzo Farnese di Gradoli (https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Farnese_(Gradoli)), il Palazzo di Caprarola (una delle più belle regge del '500 italiano, https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Farnese_(Caprarola)). E per finire sarà pubblicata una guida con testi di Giada Lepri e foto di Alessandro Celani.

I piccoli Comuni si legano a MIRABILIA

Mirabilia - European Network of UNESCO Sites (http://www.mirabilianetwork.eu/it/) mette in collegamento per la prima volta aree accomunate dall'importanza storica, culturale ed ambientale. Un'interazione tra attori istituzionali ed economici e tra modelli di governance alla base delle politiche di sviluppo del territorio. La rete, promossa da 12 Camere di Commercio, unisce i luoghi riconosciuti dall'UNESCO come Patrimonio dell'Umanità, ma meno noti al turismo italiano e internazionale, con l'obiettivo di aumentarne la promozione e la riconoscibilità presso il grande pubblico. 
Come ha scritto Andrea Gaiardoni sull'inserto “Il Venerdì” del quotidiano la Repubblica del 6 novembre 2015, si tratta di un'Italia che sta cercando di farsi conoscere al mondo, fatta di eccellenze, di sapori, di panorami irripetibili, che potrebbe spingere l'imprenditore o il turista straniero a non andare sempre nelle solite mete. Lo scopo di Mirabilia è dunque quello di creare le condizioni affinché domanda e offerta si incontrino, valorizzando quell'inestimabile patrimonio italiano fatto di borghi, monumenti, arte, cultura, cibo, paesaggi. Finora sono state coinvolte 12 realtà: Bari, Brindisi, Chieti, Genova, La Spezia, Lecce, Matera, Messina, le Isole Eolie, Perugia, Siena, Taranto ed Udine. Ogni anno si organizzano incontri bilaterali tra aziende che vendono (soprattutto turismo, ma non solo) e potenziali compratori esteri che vogliono investire qui avendo però servizi ed infrastrutture adeguate: quindi vicinanza di aeroporti, trasporti efficienti, offerta notevole di alloggi e ristorazione, guide professionali, ecc... E tutto ciò, non dimentichiamolo, creerebbe occupazione. 
È l'occasione giusta per stanare dall'ombra l'incredibile e minore patrimonio storico-artistico-culturale-paesaggistico italiano, che non ha eguali nel mondo.

giovedì 29 ottobre 2015

MANTOVA Capitale Italiana della Cultura 2016

E' un'idea di Dario Franceschini, Ministro dei Beni Culturali, quella di istituire una Capitale Italiana della Cultura, da affiancare alla Capitale Europea della Cultura (che per il 2019 sarà l'italiana Matera). In questa prima edizione la lotta era tra Mantova, Aquileia, Como, Ercolano, Parma, Pisa, Pistoia, Spoleto, Taranto e Terni: l'ha spuntata Mantova. Le perdenti torneranno in gara per l'edizione 2017 (si deciderà il prossimo 25 gennaio) e poi dal 2018 la corsa andrà a regime. Il titolo è stato istituito dalle legge Art Bonus e viene assegnato da una giuria che seleziona progetti e recuperi del patrimonio presentati dalle varie città: alla città vincitrice va anche un milione di euro per realizzare il progetto presentato e l'esclusione delle risorse investite dal vincolo del patto di stabilità.
Dicevamo, l'ha spuntata Mantova: culla del Rinascimento, corte dei Gonzaga nonché Patrimonio dell'umanità per l'Unesco (assieme al Comune di Sabbioneta), Mantova è davvero un gioiello: per approfondimenti https://it.wikipedia.org/wiki/Mantova e http://www.turismo.mantova.it/. In un intervista il Sindaco Mattia Palazzi afferma che l'Amministrazione sta cercando di aprirla al mondo investendo sul recupero del patrimonio e sulla rigenerazione urbana: il progetto presentato dalla città punta su una riorganizzazione complessiva del territorio coinvolgendo 14 comuni e tutte le loro realtà economiche, dopo aver già fatto un investimento di 3 milioni di euro per il 2016 in un piano che comprende anche Palazzo Ducale, Torre della Gabbia, Palazzo Te, il food, la cultura e il 20esimo anniversario del Festival delle letterature. Complimenti alla città di Mantova e all'Amministrazione Comunale: grande esempio di come mantenere e far fruttare l'enorme patrimonio storico-culturale del nostro Paese.

martedì 27 ottobre 2015

All'asta il Castello di SAMMEZZANO...

Il castello di Sammezzano, circondato da un ampio parco, si trova nell'omonima località nei pressi di Leccio, nel comune di Reggello in provincia di Firenze. L'edificio principale è una costruzione eclettica in stile moresco ed è stata edificata nel 1605 per volere degli Ximenes D'Aragona. La storia del luogo è però assai più antica: si può risalire all’epoca romana e continuare nei secoli successivi. Il grande storico Davidsohn, nella sua “Storia di Firenze” afferma che nel 780, lo stesso Carlo Magno di ritorno da Roma dove aveva fatto battezzare il figlio dal Papa, potrebbe esservi passato.... Il parco, tra i più vasti della Toscana, venne fatto costruire a metà dell'Ottocento da Ferdinando Panciatichi, sfruttando terreni agricoli attorno alla sua proprietà e un boschetto di lecci (una ragnaia). Vi fece piantare una grande quantità di specie arboree esotiche, come sequoie e altre resinose americane, mentre l'arredamento architettonico fu realizzato con elementi in stile moresco quali un ponte, una grotta artificiale (con statua di Venere), vasche, fontane e altre creazioni decorative in cotto. Per approfondimenti https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Sammezzano
Si tratta di un grande gioiello del patrimonio storico, artistico e culturale del nostro Paese, ormai in rovina. Nel 1999 è stato acquistato dalla società “Castle S.p.A.”, società inglese che si era impegnata a ristrutturare l'edificio: a seguito dell'attentato delle Torri Gemelle di New York dell'11 dicembre 2001, la società crollò in Borsa e alla fine, per ripianare i suoi debiti, è stata costretta a mettere all'asta il castello. La prima asta è andata deserta (prezzo base di 22,2 milioni di euro); la seconda asta si è svolta il 27 ottobre 2015 con prezzo base di 20 milioni e anche questa è andata deserta... Per un suo restauro completo servirebbero un centinaio di milioni di euro, che lo Stato oggi non è intenzionato a spendere... Si tratta di un edificio con un valore di unicum architettonico: un comitato di cittadini della zona (autorizzato dalla proprietà) organizza ogni tanto qualche visita al castello e all'ultima (verificatasi lo scorso 20 settembre) ben 8.000 persone arrivate da tutta Europa l'hanno visitato (questa dimostra l'unicum della costruzione). C'è tuttavia da ammirare la volontà di Francesco Esposito, giovane del luogo, che ha lanciato su Facebook una raccolta simbolica di fondi con l'obiettivo di trovare i 20 milioni necessari ad acquistare il castello: la pagina si chiama “Save Sammezzano!” ed ha già avuto tre milioni di like... 
Confidiamo nel buon senso di tutti per riportare in vita questo gioiello architettonico incredibile.

Riapre il Museo dell'Opera del Duomo di Firenze

Il Museo dell'Opera del Duomo è un museo di Firenze, sul lato nord-est della piazza del Duomo. Raccoglie opere d'arte provenienti dal complesso sacro del Duomo di Firenze, Battistero e Campanile di Giotto, con un nucleo importantissimo di statuaria gotica e rinascimentale. Tra le opere più importanti, lavori di Andrea Pisano, Arnolfo di Cambio, Nanni di Banco, i rilievi originali della Porta del Paradiso di Ghiberti, la Pietà Bandini diMichelangelo ed una delle più ampie collezioni al mondo di opere di Donatello, seconda solo al Museo nazionale del Bargello. Per approfondimenti https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_dell%27Opera_del_Duomo_(Firenze) e http://www.ilgrandemuseodelduomo.it/museo
Dopo 3 anni di importanti lavori, il Museo riapre il prossimo 29 ottobre: per dare un'idea dell'importanza di tale museo, basta dirvi che nella prima sala vi è la riproduzione in scala 1:1 dell'antica facciata medievale del Duomo (smontata nel 1587) con le sculture nelle posizioni indicate da un disegno del '500. Altro enorme gioiello del patrimonio storico, artistico e culturale del nostro Paese.

venerdì 9 ottobre 2015

18 OTTOBRE 2015: il patrimonio culturale svelato dal FAI

Il prossimo 18 ottobre il FAI (Fonda Ambiente Italiano, http://www.fondoambiente.it/) aprirà le porte a 500 monumenti sparsi in 130 città italiane, per far conoscere posti finora sconosciuti in occasione della giornata di mobilitazione straordinaria "Ricordiamoci di salvare l'Italia". Ha perfettamente ragione Antonio Cianciullo quando nel suo articolo "Questi tesori nascosti salveranno l'Italia" (pubblicato sul quotidiano la Repubblica dell'8 ottobre 2015) dice che in Italia c'è la domanda (un milione di persone fanno la fila nelle giornate di apertura straordinaria dei musei) e c'è l'offerta potenziale (l'Italia ha il più grande patrimonio storico-artistico-culturale del mondo), ma non c'è la piena disponibilità di tali beni culturali, spesso poco fruibili o addirittura ignoti. Questa giornata straordinaria del FAI serve proprio a questo, a scoprire posti di cui ignoriamo l'esistenza, ma che hanno un valore storico-culturale immenso soprattutto se consideriamo alla spinta che essi potrebbero dare al turismo e all'economia del nostro Paese. Per ogni dettaglio consultate il link http://www.fondoambiente.it/Cosa-facciamo/Index.aspx?q=ricordiamoci-di-salvare-l-italia.

mercoledì 7 ottobre 2015

Milano: riapre la "CASA DEL MANZONI"

Casa Manzoni è un palazzo storico di Milano, situato in via Morone n. 1, famoso per essere stato la dimora di Alessandro Manzoni dal 1813 alla morte (Alessandro Manzoni, https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Manzoni). Per informazioni sul palazzo https://it.wikipedia.org/wiki/Casa_Manzoni
Ebbene, dopo i lavori di restauro conservativo e la riqualificazione dell'edificio (interamente sostenuti da Intesa Sanpaolo, a seguito di convenzione della banca con la "Fondazione Centro Nazionale Studi Manzoniani", http://www.casadelmanzoni.it/content/la-casa), riapre la "Casa del Manzoni": è stato ripensato l'allestimento del Museo Manzoniano, e sono stati riordinati e selezionati i materiali esistenti (opere d'arte, arredi e volumi) ricollocandoli in varie sezioni specifiche (l'immagine del Manzoni, la famiglia, gli amici, i luoghi a lui cari, l'iconografia de "I Promessi Sposi", la sua passione botanica, le biblioteche). Ci sono anche progetti futuri, come l'istituzione da parte della "Fondazione Centro Nazionale Studi Manzoniani" di borse di studio per i giovani dottorandi per lo sviluppo di attività didattiche. 
Un altro gioiello riportato agli antichi splendori e riconsegnato all'immenso patrimonio storico-artistico del nostro Paese.

martedì 6 ottobre 2015

La seconda vita dei FARI ITALIANI

Ho già scritto altre volte dei fari italiani (per approfondimenti https://it.wikipedia.org/wiki/Farohttp://www.ilmondodeifari.com/), che hanno sempre suscitato un certo fascino in molte persone: il 12 ottobre esce un bando del Demanio che apre le porte ai privati per dare loro la possibilità di trasformare queste strutture, che rimarranno comunque di proprietà dello Stato. 
Massimo Minella ne ha dedicato un articolo sul quotidiano la Repubblica di lunedì 5 ottobre 2015, intitolato "La seconda vita dei fari: ecco i fantastici undici per ferie da vertigine", che potete leggere al link http://www.repubblica.it/viaggi/2015/10/05/news/fari-124346368/, nel quale ripercorre gli 11 fari italiani che saranno oggetto di bando.

martedì 18 novembre 2014

La Reggia di Venaria rinata con i fondi UE

La Reggia di Venaria Reale è una delle residenze sabaude parte del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell'Umanità dal 1997. La Reggia di Venarìa fu progettata dall'architetto Amedeo di Castellamonte. A commissionarla fu il duca Carlo Emanuele II che intendeva farne la base per le battute di caccia nella brughiera collinare torinese. Lo stesso nome in lingua latina della reggia, Venatio Regia, viene fatto derivare dal termine reggia venatoria. Al borgo si unirono molte case e palazzi di lavoratori e normali cittadini che vollero abitare nei dintorni della reggia, fino a far diventare Venaria Reale un comune autonomo della provincia di Torino. Per approfondimenti http://it.wikipedia.org/wiki/Reggia_di_Venaria_Reale e http://www.lavenaria.it/web/). Ebbene, oggi la Reggia di Venaria è la prima destinazione turistica del Piemonte e la quinta in Italia (dopo il Colosseo, gli Uffizi, Venezia e Pompei)!! E tutto questo grazie alle imponenti opere di restauro cui è stata sottoposta tra il 1997 e il 2013, per una spesa complessiva di 200 milioni di euro: di questi, 110 milioni sono arrivati dall'Unione Europea attraverso il Fesr (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale). Senza dimenticare che oggi la Reggia da occupazione (tra dipendenti, stagionali, outsourcing e indotto) a ben 700 persone, e grazie agli oltre 900 mila visitatori annui ha sensibilmente aumentato l'indotto di alberghi e ristorazione. 
Davvero un bel esempio: ne ha parlato Giuseppe Chiellino nel suo articolo “Il miracolo di Venaria con i fondi della Ue” pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 Ore del 15 novembre 2014, che potete leggere al link http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-11-15/il-miracolo-venaria-i-fondi-ue-081536.shtml?uuid=ABpQ8HEC. Perché non è possibile applicare questo esempio positivo a molte altre realtà italiane?

giovedì 13 novembre 2014

CROWDFUNDING per far rivivere l'arte

Il crowdfunding (dall'inglese crowd, folla e funding, finanziamento) o finanziamento collettivo in italiano, è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. È una pratica di micro-finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse... Il crowdfunding si può riferire a iniziative di qualsiasi genere, dall'aiuto in occasione di tragedie umanitarie al sostegno all'arte e ai beni culturali, al giornalismo partecipativo, fino all'imprenditoria innovativa e alla ricerca scientifica. Il crowdfunding è spesso utilizzato per promuovere l'innovazione e il cambiamento sociale, abbattendo le barriere tradizionali dell'investimento finanziario. Per approfondimenti http://it.wikipedia.org/wiki/Crowdfunding
Sul quotidiano la Repubblica del 12 novembre 2014 è stato pubblicato un articolo di Vera Schiavazzi, intitolato "Dai quadri del Louvre alle chiese di Napoli: ora il crowdfunding fa rivivere l'arte", che potete leggere al link http://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=37C1RX&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1. Già si stanno moltiplicando in Italia le iniziative di musei ed associazioni per raccogliere finanziamenti tra il pubblico: d'altronde, di fronte ai sempre più scarsi fondi statali qualcosa bisogna fare per salvare l'immenso patrimonio storico-artistico che abbiamo...

martedì 4 novembre 2014

Le biblioteche non moriranno mai...

Bello l'articolo intitolato “Ciò che nell'universo si squaderna” scritto dal grande Umberto Eco (http://www.umbertoeco.it/) sulla sua rubrica “La bustina di Minerva” pubblicata sul settimanale L'Espresso del 31 ottobre 2014, che potete leggere al link http://espresso.repubblica.it/opinioni/la-bustina-di-minerva/2014/10/28/news/cio-che-nell-universo-si-squaderna-1.185759. Nell'articolo parla della diatriba testi elettronici – libri in formato cartaceo: chi sostiene che prevarranno in futuro i primi (con la morte delle biblioteche) e chi invece pensa che le biblioteche non moriranno mai (come sostiene Eco e come penso anch'io). Tra l'altro, come dice lui stesso, le grandi biblioteche di tutto il mondo, anche se i libri cartacei sopravvivranno, costituiscono già ora un tesoro inestimabile, anche per le loro meravigliose architetture. 
Bellissima la conclusione del suo articolo, che riporto di seguito: "Non una biblioteca, ma l’insieme delle biblioteche di tutto l’universo, è forse ciò che esiste di più simile alla mente di un Dio onnisciente. E non perché lo ha intuito Borges, ma perché Dante, quando è stato ammesso alla visione beatifica, ha visto, raccolto in un volume, ciò che per l’universo si squaderna". 

Al Colosseo ci sono i bagarini

Si intitola proprio “Al Colosseo ci sono i bagarini” l'articolo – denuncia scritto da Bruno Manfellotto sul settimanale L'espresso del 31 ottobre 2014 (di cui peraltro è stato Direttore fino a poche settimane fa), che potete leggere al link http://espresso.repubblica.it/opinioni/questa-settimana/2014/10/28/news/al-colosseo-ci-sono-i-bagarini-1.185741. Come dice il preambolo dell'articolo: turisti assaltati; biglietti da 12 euro venduti a 70; l’area intorno al celebre monumento 
è il regno dell’abusivismo; ma nessuno fa niente, perché alla fine conviene a tutti, Comune, Provincia, Soprintendenza. 
Ha ragione Manfellotto quando dice “l’immagine all'estero di un Paese che lascia un pezzo importante del suo patrimonio culturale e artistico - che nel complesso vale 60 miliardi l’anno, quattro punti di Pil - ai furbetti del monumento può risultare alla lunga devastante". Perché a rimetterci è proprio il Paese, e ci ostiniamo a non capirlo.

giovedì 30 ottobre 2014

I led ad illuminare i capolavori della CAPPELLA SISTINA

Tutti conosciamo la fantastica CAPPELLA SISTINA, uno dei più famosi tesori culturali e artistici della Città del Vaticano, inserita all'interno del percorso dei Musei Vaticani. È conosciuta in tutto il mondo sia per essere il luogo nel quale si tengono il conclave e altre cerimonie ufficiali del Papa, sia per essere decorata con una delle opere d'arte più conosciute e celebrate della civiltà artistica occidentale, ovvero gli affreschi di Michelangelo Buonarroti. Per approfondimenti http://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_Sistina e http://www.museivaticani.va/. Ebbene, ora il suo interno sarà illuminato da ben 7.000 led per creare una luce quieta e soffusa in modo da agevolare al meglio il visitatore nell'osservazione degli affreschi: tutto questo avviene nel duplice anniversario dei 20 anni dal celebre restauro del “Giudizio Universale” e della volta e dei 450 anni dalla morte di Michelangelo. 
Ma c'è un altro problema: presto per la Cappella potrebbe arrivare il numero chiuso se si superassero gli attuali sei milioni di visitatori l’anno, perché l’eccessiva pressione antropica rischierebbe in futuro di danneggiare gli affreschi. 
Per approfondimenti vi rimando all'articolo di Sara Grattoggi pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 28 ottobre 2014, che potete leggere al link http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId=544f57c88d1f9.

lunedì 27 ottobre 2014

Roma: riaprono i bunker segreti di Mussolini

Apprendo da un articolo di Francesco Merlo pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 25 ottobre 2014 che riaprono dopo lungo restauro i rifugi che Mussolini aveva fatto costruire dal 1940 al 1943 a Roma cinque metri sotto il lago di Villa Torlonia, sua residenza privata a Roma: l'articolo si intitola "Nei bunker segreti dove Mussolini cercava rifugio dai bombardamenti" e lo potete leggere al link http://www.notiziarioitaliano.it/Nei_bunker_segreti_dove_Mussolini___foto_cercava_scampo_dai_bombardamenti.4725dd8bd.a.html. I bunker sono stati riaperti sabato 25 ottobre 2014 dal Comune di Roma e dalla Soprintendenza, dopo lungo restauro: erano rimasti chiusi ed abbandonati per 70 anni.

mercoledì 15 ottobre 2014

Ecco la riorganizzazione del MINISTERO DEI BENI CULTURALI

Debbo dire che era da un bel pò di tempo che un Ministro dei Beni Culturali non faceva parlare così tanto del Ministero da lui guidato: quindi bravo, almeno su questo, all'attuale Ministro Dario Franceschini, che se non altro ha riaperto il dibattito su questo Ministero che ricopre (o dovrebbe ricoprire...) un ruolo di primaria importanza visto che gestisce il più importante patrimonio storico-culturale- artistico dell'intero pianeta. Ora ci sarà da valutare gli effetti della riorganizzazione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, di cui al Decreto Legge n° 83/2014 tramutato in Legge n° 106/2014. Al seguente link l'intero programma: http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_513525077.html. Ora attendiamo i fatti.

giovedì 23 gennaio 2014

La svendita del patrimonio storico

Un bel articolo di Salvatore Settis (archeologo e storico dell'arte italiano) pubblicato sul quotidiano la Repubblica di ieri 22 gennaio 2014 lancia l'allarme sulla svendita in corso di alcuni componenti preziose del patrimonio storico-artistico del nostro paese. E a tal proposito fa una breve cronistoria di cosa è successo in questi ultimi anni. Cominciò Tremonti durante il penultimo governo Berlusconi creando la “Patrimonio dello Stato SpA”, che toglieva l'inalienabilità (fin li resistita) dei beni demaniali per immetterli nel mercato: il progetto fallì in seguito alle dure opposizioni da ogni parte, sia in Italia che all'estero, e fu lo stesso Tremonti a liquidare poi la società da lui creata. La legge 133/2008 impose poi a Regioni, Province e Comuni, per fare cassa, di allegare al proprio bilancio un “piano di alienazioni immobiliari” per svendere molti monumenti introducendo varianti urbanistiche per modificare in commerciale la destinazione di tali immobili. Nel frattempo il Ministero della Difesa ha avviato un piano di dismissioni del demanio militare. Infine non possiamo dimenticare il “federalismo demaniale” (legge voluta da Calderoli...) che ha trasferito a Regioni e Comuni quasi 20.000 unità del demanio statale (del valore nominale di circa tre miliardi di euro) per immetterle nel mercato sotto varia forma (dalla vendita diretta alla concessione al versamento in fondi immobiliari). Sono molti gli esempi in giro per l'Italia: la splendida “Cittadella di Alessandria” (straordinaria architettura militare del Settecento, ancora senza piano di riqualificazione) oppure la magnifica Fortezza di Peschiera del Garda (che, con la benedizione della direzione dei Beni Culturali del Veneto, è stata destinata a residenza, centro commerciale ed alberghi...). 
Ma l'articolo di Settis è incentrato sullo spettacolare Arsenale Francesco Giuseppe di Verona, commissionato dal tenente colonnello Conrad Petrasch tra il 1854 ed il 1861 per gli Asburgo e che ospitò le truppe del maresciallo Radetzky. Esteso su una superficie di 62.000 mq è composto da piazze, cortili, vie, campi, caserme, stalle, edifici degli ufficiali ed officine, quasi come in una piccola città a se stante: è collegato dal Ponte Scaligero a Castelvecchio e la sua struttura militare è la seconda per imponenza in Europa dopo quella di Vienna! Oggi la struttura è purtroppo fatiscente, tanto che sono già crollati 3.000 mq di tetti... Come scrive Settis nel suo articolo, “Colori della muratura, lessico architettonico improntato all'eccletismo viennese, rapporto con la natura: nella costruzione tutto fu pensato per esprimere l'autorità e la presenza militare del sovrano, ma anche come omaggio alla dignità di una città tanto preziosa, e perciò incluso nel perimetro del sito Unesco”. Come detto ora è in stato decadente, da quando è stato ceduto al Comune nel 1994. Comune che ora svende il tutto, operazione camuffata da concessione d'uso ma che in realtà si tratta di svendita vera e propria. Un'associazione di imprese ad hoc (Contec Rizzani – De Eccher) ha offerto nel 2012 55 milioni di euro al Comune per acquistare il tutto eseguendo lavori di demolizione, ricostruzione e rilocalizzazione, copertura di spazi liberi, creazione di nuove strutture ipogee, parcheggi ed altro... Ottenendo in cambio dal Comune la gestione incondizionata di 2/3 della superficie, con libertà di trasformarli in centro commerciale con bar, ristoranti, negozi ed uffici, rivendendoli poi a terzi. Una vera e propria svendita a privati. Dei 55 milioni previsti, 12 li metterà il Comune vendendo il Palazzo del Capitano posto in Piazza dei Signori!!! Ma i cittadini sono insorti: un comitato in pochi giorni ha raccolto ben 6.000 firme dimostrando che esistono possibilità alternativa di recupero ed uso degli spazi diverso senza rinunciare alla loro funzione di BENE PUBBLICO. 
Sì, perché non si deve dimenticare che il demanio non è una forma di proprietà ma un bene ed un servizio pubblico nell'interesse di tutti i cittadini, dunque inalienabile! Si tratta di beni che si prestano benissimo all'uso pubblico: musei, mostre, attività culturali di ogni tipo, turismo storico. Come è possibile che accada tutto ciò: svendere un patrimonio storico-architettonico che qualsiasi altro Paese al mondo farebbe fruttare senza svenderlo!

sabato 18 gennaio 2014

Metti GIOTTO fuori dalla classe

E' questo l'ironico titolo di un dossier fatto da Roberta Carlini, pubblicato sul settimanale d'informazione L'Espresso del 12 dicembre 2013, che rivela ahimè una situazione drammatica culturale nel nostro Paese. Il problema riguarda le sempre meno ore dedicate nei corsi scolastici alla storia dell'arte. Ma come, proprio nel Paese col più grande ed importante patrimonio storico – artistico al mondo? Si, proprio qui... Sembra incredibile ma è proprio così. È stata lanciata anche una campagna in merito, da Italia Nostra e dagli insegnanti, che ha raccolto oltre 16.000 firme, ma finora non è servito a niente... 
Scrive la giornalista: in Italia non chiediamo ad un aspirante tecnico grafico di conoscere un minimo di storia dell'arte; né tantomeno la mettiamo nel curriculum dei ragazzi e delle ragazze degli istituti professionali alberghieri, quelli che dovrebbero accogliere i turisti in visita nel nostro paese; non è richiesto di studiare l'abc dell'arte neanche nell'indirizzo Moda dei professionali. Prima dell'era Gelmini, c'erano dalle 2 alle 4 ore settimanali di storia dell'arte per tutti, e 5 ore in ogni anno dei corsi di grafica, di moda e di turismo, e negli ultimi due anni dell'indirizzo alberghiero/turistico. Dopo la riforma Gelmini? Zero!!! Solo due ore settimanali nel triennio dell'istituto tecnico turistico (prima qui le ore erano di più e in tutti e 5 gli anni...). Quindi, la storia dell'arte non fa parte della formazione di più della metà dei scolari italiani. Come dice Marco Parini, Presidente di Italia Nostra, servono certamente l'inglese, l'informatica, gli insegnamenti specifici dell'indirizzo, ma ogni nazione del mondo si preoccupa di formare tutti i suoi cittadini alla conoscenza di quel che più caratterizza la storia e l'identità del proprio paese. Anche per quanto riguarda i licei, rimangono le tre ore settimanali per tutto il quinquennio, ma non c'è più l'indirizzo di studio sui beni culturali, con le relative ore di catalogazione e restauro. Di conseguenza, sull'ultimo concorso della scuola non è stata messa in palio alcuna cattedra di storia dell'arte, dato che dopo la famigerata riforma Gelmini c'è ora un esubero di tali insegnanti in tutte le province italiane: in fila nelle graduatorie degli aspiranti professori di storia dell'arte ci sono 2.441 precari per la sola cattedra di arte e 5.847 che possono insegnare arte e disegno... 
Come detto sopra, c'è stata una forte mobilitazione, tanto che si era ad un passo della discussione in Parlamento del Decreto Istruzione per risolvere questo grave problema. Ma poi tutto è saltato per... mancanza di coperture finanziarie!!! Per inserire una o due ore di storia dell'arte a settimana nei tecnici del turismo, in alcuni indirizzi dei professionali e nei primi due anni dei licei, servivano a regime 571 professori in più con un costo di 86 milioni di euro l'anno. E non si possono trovare, per un miglioramento culturale del Paese? Per le spese militari sì però... Che tristezza. 
Ricordo che abbiamo in Italia 3.400 musei, circa 2.100 aree e parchi archeologici e 43 siti Unesco: ebbene, insieme hanno un indice di ritorno economico addirittura 16 volte inferiore a quello del patrimonio artistico degli Stati Uniti, 4 volte inferiore a quello francese e 7 volte inferiore a quello inglese. Ma com'è possibile? Non so cosa ci vuole a capire, come dice la giornalista, che la conoscenza della storia dell'arte, oltre che a formare meglio i ragazzi, potrebbe avere una ricaduta economica sul Paese.

mercoledì 4 dicembre 2013

Ma quanti musei ci sono in Italia?

Da una rilevazione a carattere censuario, condotta dall'Istat in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, le Regioni e le Province autonome (che ha tracciato un quadro complessivo non solo dei musei presenti in Italia, ma anche degli altri istituti similari a carattere museale pubblici o privati, statali e non statali), risulta che in Italia i musei e gli istituti similari, pubblici e privati, aperti al pubblico nel 2011 sono 4.588, di cui 3.847 musei, gallerie o collezioni, 240 aree o parchi archeologici e 501 monumenti e complessi monumentali. Significa che quasi un comune su tre (2.359 su 8.092) ospita almeno una struttura a carattere museale: un patrimonio diffuso quantificabile in 1,5 musei o istituti similari ogni 100 kmq e circa uno ogni 13 mila abitanti. Le regioni con il maggior numero di istituti museali sono la Toscana (550), l'Emilia-Romagna (440) e il Piemonte (397): nel Sud e nelle Isole è concentrato il 52,1% delle aree archeologiche, mentre al Nord sono localizzati il 48% dei musei e il 43,1% dei monumenti. Nelle Marche la percentuale di comuni dotati di almeno una struttura di raccolta e di esposizione al pubblico è del 57,3%, in Toscana del 66,6% e in Umbria addirittura del 67,4%. In altre Regioni, invece, gli istituti sono maggiormente concentrati sul territorio: accade così che in Lombardia il patrimonio si addensa nel 15,5% dei comuni, in Molise nel 17,6% e in Campania nel 21,1%. Le tipologie prevalenti delle collezioni dei musei sono: etnografia e antropologia (16,9%), archeologia (15,5%), arte (11,9%), storia (11,4%), arte sacra (10,2%) e arte moderna e contemporanea (9,9%). 
Nel 2011, i visitatori hanno raggiunto la cifra di 103.888.764 unità. Il pubblico tende a concentrarsi fra poche destinazioni. Tre sole Regioni si assicurano, infatti, il 51% degli ingressi: Toscana (22,1%), Lazio (20,1%) e Lombardia (8,8%). Le tre Regioni con il più alto numero medio di visitatori per singolo istituto sono Lazio (67.746), Toscana (42.359) e Campania (37.646), mentre in fondo alla graduatoria si collocano Marche (5.323), Abruzzo (4.428) e Molise (4.319). Le spese di funzionamento ordinario rappresentano più del 90% dei costi sostenuti dagli istituti per il 23,2% dei rispondenti. Meno di un quinto delle unità (il 18,5%) dichiara, invece, che la loro incidenza non supera il 25% delle spese complessive. Se potessero aumentare del 10% il proprio budget di spesa, i musei e gli istituti similari destinerebbero queste risorse a: campagne di informazione e comunicazione, per aumentare il pubblico dei visitatori (23,5%), rinnovamento degli allestimenti (12,2%), interventi urgenti di manutenzione o restauro dei beni e delle collezioni (11,4%), ristrutturazione dell’edificio o adeguamento degli impianti (11,3%), organizzazione di manifestazioni ed eventi per ampliare l’offerta (10,2%). Solo lo 0,9% del totale utilizzerebbe la maggiore disponibilità per realizzare interventi formativi per la qualificazione del personale. Sono numerose le strutture che hanno promosso interventi di restauro (41,4%). La maggior parte dei musei (il 63,8%) è di proprietà pubblica: ben 1.909 istituti (il 41,6% del totale) appartengono ai Comuni e solo il 9% al Ministero competente; i musei statali però, da soli, attraggono più di 40 milioni di visitatori (il 38,8% del totale). 
Si tratta di cifre davvero importanti, che tutto il mondo ci invidia, visto l'immenso patrimonio storico-artistico-culturale che abbiamo. Caro Governo, come puoi permetterti di non aumentare (ed, anzi, di tagliare) i fondi pubblici a tale settore, vitale per l'economia della nazione?