venerdì 4 ottobre 2013
Lo scorso mese di maggio a Milano è stata lanciata dall'economista Andrea Farinet e dallo scrittore Giancarlo Roversi la Carta dei diritti della terra coltivata, un documento che dovrebbe servire ad assicurare al suolo fertile diritti inviolabili. Apprendo la notizia da un articolo di Alex Saragosa sull'inserto “Il Venerdì” del quotidiano la Repubblica di alcune settimane fa.
Infatti la FAO, ovvero l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (http://www.fao.org/home/en/ e http://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_delle_Nazioni_Unite_per_l%27alimentazione_e_l%27agricoltura), ha stimato che oggi solo il 46% dei terreni della Terra ha una fertilità stabile o in crescita, mentre il 34% è stato degradato dall'operato umano più o meno gravemente e il restante 20% è addirittura improduttivo. Di questo passo, non saremo più in grado di dar da mangiare alla popolazione mondiale. In crescita continua. La speranza è quella di ratificare la Carta da parte delle nazioni che saranno presenti all'Expo 2015 di Milano, che sarà dedicato appunto a cibo ed agricoltura.
Per la verità esiste già una Carta della Terra (http://it.wikipedia.org/wiki/Carta_della_Terra), ma questa proposta entra più nello specifico.
Come sostiene la microbiologa Anna Benedetti, che dirige il Centro di ricerca per lo studio delle relazioni tra pianta e suolo, “la fertilità del terreno, un mix di sabbia, argilla e sostanza organica formatosi nel corso dei millenni, è garantita dal continuo ciclo di quanto ci cresce sopra. Ma l'uomo forza la sua produttività con lavorazioni, irrigazioni e fertilizzazioni che possono far tornare il suolo a uno sterile stato minerale” (ad esempio in Africa il suolo è rovinato dalle monocolture, negli USA dai grandi macchinari che lo compattano, in Cina dagli scarichi industriali, in Italia dalla cementificazione). Altro grave problema, a livello mondiale, è la sottrazione della sostanza organica con i raccolti, perdita che viene compensata con i fertilizzanti minerali artificiali anziché con fertilizzanti naturali come il letame o il compost, il che fa perdere coesione al suolo che quindi è più soggetto all'erosione della pioggia. Ci sono già leggi in materia in Europa, che regolano le pratiche agricole per rendere sostenibile l'uso dei suoli, ad esempio dosando le fertilizzazioni sia minerali che organiche: ma anche qui v'è da dire che molti agricoltori (soprattutto in Valpadana) eccedono con lo spargimento di letame nel terreno, che in dose eccessive provoca solo un danno!
Ha ragione il giornalista Saragosa quando a conclusione del suo articolo afferma che solo se l'Europa riuscirà a dimostrare di poter conciliare l'agricoltura ad alta produttivtà con il rispetto della fertilità, allora le sue buone pratiche potrebbero essere esportate nel resto dle mondo, alleviando il problema dell'alimentazione che si sta aggravando sempre di più. Ricordando che, in tal senso, gli OGM non sono per niente la soluzione...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento