martedì 21 gennaio 2014
E' questo il titolo di un bel articolo di Mario Pirani nella sua rubrica “Linea di confine” sul quotidiano la Repubblica di lunedì 20 gennaio 2014. L'articolo è relativo al fatto che nei prossimi dieci anni il nostro Paese dovrà affrontare lo smantellamento definitivo delle 4 ex centrali nucleari di Trino Vercellese, Caorso, Latina e Garigliano, oltre che all'impianto di Bosco Marengo e alle installazioni Enea di Saluggia, Casaccia e Rotondella: come la definisce Pirani, si tratterà della maggiore opera di bonifica della storia del nostro Paese, un'operazione che si dovrebbe concludere con la realizzazione del “Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, ovvero un sito superficiale dove verranno sistemate tutte le scorie nazionali a bassa e media radioattività, accanto al quale è prevista la realizzazione di un grande parco tecnologico che ospiterà centri di ricerca e sperimentazione nel campo dei rifiuti e delle bonifiche ambientali. Il costo di tutto ciò? 6,5 miliardi di euro, una piccola parte già spesa in questi ultimi anni. E tutto nella mani della SOGIN (Società Gestione Impianti Nucleari), una società di Stato completamente pubblica creata dalla scissione dell'Enel nel 1999 (http://it.wikipedia.org/wiki/SOGIN): le risorse sono già disponibili e sempre pronte in quanto prelevate dalle bollette elettriche degli italiani...
Ebbene, si tratta di una grande occasione di lavoro per l'agognata ripresa economica del nostro paese, con migliaia di posti di lavoro specializzati e la possibilità per alcune grandi aziende italiane (come ad esempio l'Ansaldo Nucleare o la Saipem) di qualificarsi e specializzarsi nel mercato europeo e mondiale per lo smaltimento delle centrali nucleari (tema che nei prossimi anni sarà sempre più sentito in tutto il mondo). Il problema che, giustamente, sottolinea Pirani è la mancanza purtroppo non dei soldi (per una volta tanto non è così!!) ma dell'esperienza operativa, oltre che dalla mancata partenza di un vero e proprio piano esecutivo che ha avuto come esiti finora solo il moltiplicarsi di poltrone, ruoli e consulenze (e di soldi pubblici....) oltre che dal continuo aumento delle scorie radioattive (provenienti da ospedali e da laboratori).
C'è poi un problema politico. Finora ben tre Governi non sono riusciti a fissare dei paletti normativi per la realizzazione del succitato “Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi” (criteri di localizzazione, Autorità di controllo, ecc...). Cosa si dovrebbe fare: coinvolgere le popolazioni interessate, organizzare un serio dibattito pubblico, ottenere il consenso delle popolazioni locali con trasparenza ed obiettività, inserire nelle commissioni parlametari preposte alla valutazione delle persone che abbiano provata capacità professionale in materia (e non i soliti nomi per scopi politici...), definire dei tempi certi di autorizzazione nel rispetto delle normative per tutte le aprti in causa.
Ha ragione, ahimè, Pirani quando a conclusione del suo articolo dice: “Nell'insieme un compito davvero arduo. Se fallissimo, il risveglio potrebbe rivelarsi tragico”. Ho seri dubbi, tuttavia, che questa classe politica ce la possa fare (o lo voglia fare...), ma lo spero vivamente, per il Paese.
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