È questo il titolo di un interessante articolo di Giovanni Valentini apparso lunedì 28 gennaio 2008 sul quotidiano La Repubblica. Se lo domanda il giornalista e me lo chiedo anch’io: ma questo paesaggio di chi è? Ormai è sotto gli occhi di tutti lo scempio che è in atto da decenni e che sta distruggendo il nostro territorio: urbanizzazione selvaggia, disboscamenti, incendi “guidati”, speculazioni edilizie, aree industriali a non finire (e molti capannoni vuoti…), cementificazione senza freno, abusivismo edilizio (e successivi condoni…), inquinamento dell’aria, inquinamento dell’acqua, inquinamento del terreno, discariche abusive, distruzione di aree protette, rifiuti (con incenerimento selvaggio degli stessi), che lunga sarebbe questa lista!!! Eppure continua, supportata solo ed unicamente da interessi economici (e politici…). Come sempre, a rimetterci sono i cittadini ed il nostro caro territorio. La mancanza poi di governi stabili negli ultimi decenni ha portato al collasso totale: le cose buone fatte da un governo, venivano poi automaticamente distrutte dal successivo (e la situazione non è rosea attualmente, visto l’incombere del centro-destra che nei suoi anni di governo ci ha abituato ai condoni edilizi e alla cementificazione selvaggia). Ora finalmente è arrivata la tanto attesa e promessa (dal ministro Rutelli) riforma del “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, predisposta dallo stesso Rutelli e varata in extremis dal Governo Prodi (uscente): tale riforma segue a distanza di quattro anni la legge-delega del ministro Giuliano Urbani. Giovanni Valentini ha ragione quando afferma che è arrivato il momento giusto (con questa riforma) per dare inizio ad una “rifondazione ecologica” del nostro paese o, come lui stesso la definisce, una “nuova Italia, più ordinata, più pulita e dunque più vivibile”. Certo, ora dobbiamo affidarci alle Commissioni parlamentari che dovranno ratificare entro tre mesi i 184 articoli del decreto legislativo: se l’esito sarò positivo, allora potrà partire veramente questa “rifondazione ecologica”, tuttavia sarei uno sciocco a credere al 100% che, se il prossimo governo fosse di centro-destra (come assai probabile e guidato da Berlusconi…), questo approverebbe tutti gli articoli del decreto stesso!!! E il solito problema politico italiano…
Il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” è fondato sull’art. 9 della Costituzione Italiana nel quale è previsto che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della Nazione: l’innovazione importante regola i rapporti tra Stato centrale ed enti locali, cercando di eliminare quell’eccesso di delega che per molto tempo ha prodotto (in materia ambientale, ma anche in altri campi) una sovrapposizione e frammentazione di poteri decisionali tra Regioni, Province e Comuni, che ha portato solo ad una gran confusione e ad una perdita di legalità, di chiarezza e di interesse per la collettività. In pratica, se la protezione di un bene ambientale riguarda più Regioni, o più Province o più Comuni, allora è giusto che in tal caso intervenga e decida lo Stato centrale, il quale dovrà tuttavia vigilare anche sulle azioni svolte dalla singola Regione, Provincia o Comune, al fine di evitare il verificarsi di situazioni sgradevoli o di parte…
La riscrittura del “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, elaborata da una commissione speciale con un lavoro durato 14 mesi e presieduta dal professor Salvatore Settis, è stata avallata in corso d’opera dalla Corte Costituzionale con l’importante sentenza n° 367/2007 dello scorso mese di novembre: secondo la Consulta, la tutela del paesaggio costituisce un valore primario ed assoluto, e perciò rientra nella competenza esclusiva dello Stato, precedendo e limitando il governo del territorio attribuito (dal federalismo…n.d.r.) ai governi locali. In tal senso il federalismo è stato distruttivo… Scatta quindi l’obbligo della stesura dei cosiddetti “piani paesaggistici” congiuntamente tra Stato e Regioni, subordinati poi al parere delle Sovrintendenze su qualsiasi intervento urbanistico o paesaggistico che interessa territori vincolati. Inoltre, il ministero dei Beni e delle Attività Culturali avrà il potere di apporre vincoli paesaggistici “ex novo” (attualmente il 47% del territorio italiano è protetto ma ha una configurazione tale da richiederne una continua tutela e salvaguardia): bisogna combattere le cosiddette “aree grigie” (così le chiama Rutelli), ovvero quelle aree in cui l’urbanizzazione selvaggia provoca un consumo del territorio senza ricorrere all’abusivismo, ma crea costruzioni legali che rappresentano comunque un serio pericolo per il nostro territorio (vedi gli ecomostri…). Bisogna quindi intervenire per apporre dei vincoli su tali aree.
Come commento a tutto ciò, riporto pari pari la conclusione dell’articolo di Giovanni Valentini il quale sostiene che: “Il paesaggio appartiene dunque a tutti. Non è né di destra né di sinistra. È una grande risorsa collettiva, ambientale e anche economica, da cui dipendono la salute dei cittadini, lo sviluppo del turismo e la stessa occupazione del settore, oltre all’identità e all’immagine del Paese. C’è da auspicare perciò che, nonostante le convulsioni della politica nazionale, la riforma del Codice venga approvata in tempo utile, quale che sia il governo in carica e la maggioranza parlamentare che lo sostiene”. Concordo pienamente, ma temo per l’evolversi della prossima situazione politica italiana, salvo miracoli…
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